Riti, tradizioni e significati spirituali comuni a Indù, Musulmani, Sikh. Per far comprendere le radici profonde di una tradizione inestinguibile, traccerò una descrizione del classico matrimonio indiano, dei suoi riti, dei suoi significati spirituali. I rituali di famiglia sono un elemento comune nelle cerimonie nuziali fra le famiglie indù, musulmane, Sikh in qualsiasi zona dell’India. Naturalmente prevale la cultura indù, nella quale il cerimoniale fu dettato quaranta secoli fa nelle antiche scritture dei Veda. Numerosissima è la partecipazione degli ospiti, che possono godere della grandiosità nuziale. Un matrimonio indiano non è solo lo sposalizio di un uomo e di una donna, ma anche l’unione dei componenti delle loro famiglie.Però nessun altro luogo dell’India può competere per ricchezza regale in questo campo con il Rajasthan, la patria dei raffinati sovrani Moghul. In questo colorato e nobile territorio le date delle nozze vengono fissate basandosi sulla posizione dei pianeti. La cerimonia avviene nella casa della sposa, dove la raggiunge lo sposo accompagnato da un corteo variopinto e chiassoso al suono di trombe e tamburi. Il protagonista si presenta su di un cavallo bianco, bardato con drappi di seta e finimenti luccicanti, vestito come un principe armato di spada; oppure su di un elefante tutto decorato; o ancora in un’automobile ornata di fiori, luci e coronata dall’immagine della divinità da lui onorata. Se è povero si presenta a piedi.
Matrimonio indiano: come avviene la conoscenza degli sposi
Come si conoscono gli sposi e come si fidanzano? Il matrimonio d’amore è osteggiato dai religiosi ortodossi, infatti può sfidare le barriere di casta, credo, età. Generalmente è la famiglia che decide e trova la sposa o lo sposo ideale. Tra i Rajput e ancora presso alcune tribù, si usa che le ragazze scelgano lo sposo fra molti giovani riuniti. Purtroppo i costi della festa di nozze e la pesante “dowry” (dote) può distruggere l’economia di molte famiglie. Sono, infatti, ancora causa della non nascita e addirittura dell’infanticidio di tante bambine. Inoltre ha creato l’usanza dei matrimoni infantili. Due film assai noti sono significativi su questi argomenti. Sono “Monsoon Wedding” di Mira Nair, che ci ha dato un quadro indimenticabile della festa di un matrimonio indiano e “Water” di Deepa Metha, che ci ha narrato il drammatico destino di una sposa bambina. La poligamia in India non è concepibile. Viene perseguita per legge: il matrimonio indiano è considerato sacro. Questo non solo per la continuità delle famiglie nei figli, ma anche a saldo di un debito con gli antenati. Nei Veda il maschio indù deve sostenere il ruolo prima di studente e poi di padrone di casa.
Matrimonio indiano: il rito tocca le seguenti tappe
Il giorno prima le mani e i piedi della sposa vengono dipinti con la “henna”, seguendo la tecnica “Mehendi”, alla presenza delle amiche che cantano gli auguri accompagnate dalla musica. Quindi nel luogo della cerimonia viene montato e decorato con fiori un gazebo detto “Mandapa”, sotto il quale viene acceso un fuoco sacro, vero testimone dei voti degli sposi. Il “Baarat” significa l’arrivo dello sposo con la famiglia e gli amici. I riti vengono presieduti dal sacerdote brahmano benedicente, mentre la sposa offre yogurt e miele allo sposo e i due si scambiano ghirlande di fiori. Lo sposo per tre volte assicura al padre della sposa di assistere la ragazza nella realizzazione dei tre scopi matrimoniali: “Dharma, Artha, Kama”.
Il sacerdote lega un lembo del sari alla camicia dello sposo (Vivaaha) quindi i due si scambiano anelli e ghirlande, si prendono per mano e gettano offerte nel fuoco per farsi benedire dal loro testimone, cioè dal fuoco sacro (Samagree).
Riti e tradizioni del matrimonio indiano
Con il rito “Agni Parinaya” i due si tengono per mano e camminano attorno al fuoco cantando inni vedici per la prosperità, la fortuna, la fedeltà della coppia e infine si toccano all’altezza del cuore per unire menti e cuori. Il rito “Asmarohana” vede lo sposo salire su di una pietra, sulla quale la sposa appoggia la punta del piede destro: è un simbolo di fermezza. Dopo il “Septapadì” o sette passi attorno al fuoco con relativa promessa, diventano marito e moglie. Nel “Mangal Sutra Dharama” lo sposo allaccia alla sposa un girocollo con i simboli di Shiva o di Vishnu. Con “Suhaag” lo sposo pone una polvere rossa sulla scriminatura dei capelli sul capo di lei e la donna sposata la porterà per sempre. Il rito “Aashirvaad” prevede che la famiglia dello sposo offra i propri doni alla sposa e tutti i presenti lanciano petali di fiori. Ora gli sposi partono per la loro casa portando con sé il braciere del fuoco sacro, che dovrà essere tenuto sempre vivo. Il sacerdote pone una noce di cocco sotto lo zoccolo del cavallo o sotto la ruota della macchina, perché venga spezzata. Gli sposi omaggiano la costellazione dell’Orsa Maggiore, formata da sette stelle, che portano i nomi dei sette Saggi della tradizione vedica. Ne aggiungono un’ottava per ricordare le responsabilità cosmiche che devono onorare.
Matrimonio indiano: la vita umana in armonia con l’Universo
Questi riti dimostrano la profonda unione della vita umana con l’armonia dell’Universo, concezione ispirata dall’antica sapienza indiana. I festeggiamenti durano di solito cinque giorni e coinvolgono tutti, con cibi succulenti e speziati, dolci, profumi, danze e canti. Non dimentichiamo il ruolo dei gioielli, che sono preziosità diverse a seconda della classe sociale e rappresentano la dote che la famiglia deve provvedere per la figlia che si sposa, cioè i gioielli per il fidanzamento e i gioielli per il matrimonio: niente è affidato al caso o all’immaginazione, la tradizione è inflessibile. Alle pietre si attribuiscono speciali proprietà legate anche ai “chakra”, punti del corpo dove l’energia vitale è più intensa. Santi Choudary, proprietario della Royal Gems a Jaipur, vera capitale dei gioielli, ci informa che nella storia gli smeraldi provenivano dal Rajasthan, gli zaffiri dal Kashmir, i rubini dalla Birmania, per essere poi tagliati da mani esperte a Jaipur. Aggiunge inoltre che la famiglia deve fornire alla sposa, che a sua volta ne farà dono al marito, un corredo prezioso composto da un certo numero di pezzi: anelli, collana, orecchini, cavigliera, quattro anelli per i piedi, un anello per il naso. Tutto secondo quanto prescrive il rituale che, se non viene fedelmente rispettato, può compromettere seriamente l’esito degli sponsali.
Matrimonio indiano: ritratto di un’India difficile da immaginare
Come ho detto all’inizio Mira Nair ci ha regalato con “Monsoon Wedding” un’opera indimenticabile, che ci rivela il nuovo, vero, umano ritratto di un’India moderna difficile per noi da immaginare. La regista ha vinto con questo film il Leone d’oro alla 58.a Mostra del Cinema di Venezia nel 2001!
Il soggetto è un grande matrimonio Punjabi in Nuova Delhi, che inizia con quotidiane scene di famiglia per poi inoltrarsi in un travolgente crescendo, cui danno vita sessantotto attori e nel gran finale le torrenziali e catartiche piogge monsoniche. La famiglia Verma, disseminata nel mondo dall’Australia all’America, si riunisce in occasione di un matrimonio combinato e organizzato in fretta. Nello svolgimento s’intrecciano cinque storie, ognuna significativa riguardo ai sentimenti d’amore che risentono anche delle diverse nazionalità e delle concezioni morali. Amore coniugale, affetti, turbamenti e ribellioni filiali, aspirazioni e delusioni giovanili, romantiche attese e slanci passionali, segreti, che nascondono oscure tendenze e rivelazioni che sconvolgono il sacro concetto della famiglia.
Matrimonio indiano: Mira Nair autentica figlia dell’Orissa
Nel film di Mira Nair esce per la prima volta il molteplice, intrecciato, talora sofferto aspetto dell’India cosmopolita del giorno d’oggi. Grande cinema, pieno di vita e di danzante leggerezza, di colore, di emozioni, di musica: “un vero e proprio film indiano che non assomiglia a nessun altro da me fatto prima”, come disse la regista.Mira Nair è un’autentica figlia dell’Orissa; è nata nella capitale Bhubaneshwar, sul golfo del Bengala, nella città – cattedrale dell’India – all’ombra di templi e santuari famosi, accanto a laghi, cascate, splendidi animali, colorati Festival di danza e villaggi tribali protetti dal potente dio Jagannath.
Ora è cittadina del mondo, ma la sua origine si impone anche fisicamente con la sua voce squillante, con i cappelli lucidi e neri, con i grandi e inquieti occhi scuri, con l’affermazione di una forte identità proclamata alla premiazione: “Questo leone è per la mia amata India e per tutti coloro che mi hanno consentito di fare di più di quanto pensassi”.Leggi anche: