Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

“Di Provenza” non solo “Mar e suol”, ma anche “Toros e Ferias”

È la Francia mediterranea, ricca di paesaggi, di storia, di personaggi, di folclore. In altre parole, ricca di composita cultura. Con qualcosa in più: una tradizione “taurina” che poco ha da invidiare a quella spagnola e messicana

Cucina gustosa e “profumata”, all’insegna dell’Aiolì

Un piatto di
Un piatto di “Brandade” a base di baccalà

Con un “Mar” che oltre all’eccellente sale dispensa il meglio della pesca mediterranea e il “Suol” fecondato dalle acque del Rodano e da un clima delizioso, la Provenza intriga chi si appresta ad andare a tavola. Si gustano sapori nuovi anche per un palato italiano (e talvolta non entusiasmanti per la presenza dell’aglio, non amatissimo nel Belpaese, quasi mai assente nella cucina provenzale): è il caso della “Brandade” (in provenzale ‘brandar’, amalgamare: baccalà pestato e vellutato con latte e olio d’oliva); dell’ “Aiolì” (emulsione di olio e aglio, e non, come creduto, una maionese agliata) mentre l’onnipresente (aperitivo a inizio pasto) “Tapenade” non differisce dai nostrani patè di olive.

Ma il piatto forte, proposto da tradizione e marketing, è costituito dalla rossa carne del toro “de Camargue” nelle due versioni, la razza “Brave” e la “Di-Biou”, animali allevati in piena libertà su quarantamila ettari di pascolo e obbligatoriamente intitolati (precisa un pignolo dèpliant pubblicizzante la ‘Viande du taureau de Camargue’) a beneficiare di “au moins” (almeno) un ettaro e mezzo per quadrupede. Non c’è pertanto da stupirsi se in un ristorante provenzale appaiono menu proponenti “Pavè”, “Emincè”, “Steak”, “Bouffade” e “Gardiane” in versione rigorosamente “taurina”.

Sul mare della Camargue, ogni anno migliaia di Gitani…

Les Saintes Maries de la Mer
Les Saintes Maries de la Mer

Per smaltire una overdose di corride e di pasti a base di carne di uno dei due protagonisti della corrida, non c’è che da trasferirsi dalla romana (fu colonia di veterani della Sesta Legione) Arles, al mare di Les Saintes Maries de la Mer (un posto davvero intrigante, fosse solo per le eccelse, sapide non meno che sugose telline, ormai pressoché scomparse dai mari del Belpaese e invece assai presenti nei ristoranti locali). Un posto che poche decine di anni fa, modernamente parlando, operò da “volano”, fece tante “pierre” alla Camargue, mediante molte apparizioni sulla stampa turistica grazie a tre “atouts” (tante, per un paesone di poche migliaia di residenti) di differente connotazione: la posizione geografica, la leggenda e il folclore.

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Isolata tra il mare e un territorio a prima vista inospitale, come tutte le maremme, Les Saintes Maries de la Mer divenne nella seconda metà del secolo scorso il rifugio, la risposta ecologica al consumismo, al vita-vita vacanziero-balneare dei parigini in viaggio sulla cantatissima Autoroute des Vacances ad ammirare i bikini di Brigitte Bardot.

… per rendere omaggio alle “Sante” venute da lontano

Maria di Cleofa e Maria Salomé
Maria di Cleofa e Maria Salomé

Ma anche la leggenda (meglio ancora se di matrice religiosa) conta nella costruzione di una immagine (con tanto di contributo alla toponomastica). Si conta pertanto che su questa spiaggia “camarguaise” approdò un’imbarcazione ospitante Maria di Cleofa, sorella della Vergine e Maria Salomè, madre degli apostoli Giovanni e Giacomo il Maggiore (la cui tomba, dopo un altrettanto avventuroso trasporto marittimo del corpo, dalla Palestina alla spagnola Galizia, avrebbe costituito la mèta del Camino de Santiago). Per la precisione il leggendario evento avvenne nel 40 d. C. e sulla prodigiosa barca (nel locale ufficio del turismo è esposta una rappresentazione ‘naive’ di un variopinto natante con le due sante) oltre alla serva di colore Sara, avevano preso posto anche il miracolato Lazzaro con le sorelle Marta e Maria Maddalena nonché Massimino e Siconio. Per inciso, dal momento dello sbarco tutti i sullodati protocristiani avrebbero ricoperto un importantissimo ruolo nell’evangelizzazione della Provenza. Marta provvide infatti a cristianizzare Tarascon, l’ex peccatrice Maria Maddalena si ritirò in preghiera nella Sainte-Baume, Lazzaro fu apostolo a Marsiglia e a Saint-Maximin è il caso di fermarsi per visitare la massiccia basilica appunto dedicata a Massimino (nonché per saperne di più su Luciano Bonaparte, ‘profittatore di regime’, nella fattispecie napoleonico, che nella località ‘fece carriera’ partendo da umile magazziniere).

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Quanto al folclore di Les-Saintes-Maries-de-la-Mer basta accennare all’infinità di fotoservizi dedicati nel passato all’annuale pellegrinaggio dei Gitani (fine maggio) a riverire la patrona Sara nella cripta della chiesa dedicata alle due Sante. Immagini di genti diverse coinvolte in riti e liturgie inusitate, volti atipici e misteriosi, colorate presenze di costumi e animali: che più, sotto il limpido sole mediterraneo, per non ricordare una località “da lanciare”?

(15/01/10 – 1 continua. La seconda parte sarà pubblicata venerdì 22)

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