Lunedì 7 Ottobre 2024 - Anno XXII

Turismo in Italia? Ministra, lo ripeto…

Cosa va male? Tutto (o quasi): per eccesso di individualismo, inesistente “gioco di squadra” quando necessario, e “sciocchezzuole” varie. Ecco un paio di esempi di ciò che rientra nel “tutto da rifare”!

Il Ministro Brambilla davanti al logo del tursimo italiano
Il Ministro Brambilla davanti al logo del tursimo italiano

Non oso disturbare la Signora Ministra (del Turismo) Brambilla, con un annoiante seguito della appena inviata “Lettera Aperta” (oltretutto già di per sé oltremodo corposa e quindi stanchevole: mi spiace, non lo farò più).

Ma su ‘ste magagne del Turismo Nazionale occorre proprio che qualcuno insista, eppertanto non vedo perché quel qualcuno non possa o debba essere lo scrivente (e adesso le scuse vadano al paziente non meno che cortese lettore, sperando che resista fino alla fine di questo lamentante scritto).

Allora, cos’è che va male (appunto) nel Turismo Nazionale? Beh, secondo il Vate estensore di queste righe, tutto; o quasi. Ma per non passare da eterno brontolone scontento (dopodiché diventi automaticamente un depresso o un menagramo o ambo le cose messe assieme) mi limito a due esempi, due magagne che forse così “de minimis”, di poco conto, non sono.

Olimpiadi 2020: la grande “corsa” all’italiana

Anche Palermo ha provato a candidarsi alle Olimpiadi 2020
Anche Palermo ha provato a candidarsi alle Olimpiadi 2020

E comincio con quella più “eclatante” (deriva dal francese e non si dovrebbe dire ma ormai la nostra lingua campa solo di termini foresti, ok?). La Vicenda Olimpiadi del 2020. Come riportato da tutti i giornali non appena assegnate le Olimpiadi 2016 a Rio, una miriade di città, cittadine e paesi italiani si è scatenata; ricordate? Palermo, Catania ecc. a chiedere (tanto non costava nulla) le Olimpiadi 2020 (nell’elenco non figurano soltanto Roccacannuccia e Calolziocorte, quest’ultimo, molto probabilmente, perché convinto dalla concittadina Ministra del Turismo a stare “schiscio” datosi che “non era cosa”. Una bella dimostrazione (si o no?) di leggerezza (o di goliardica spensieratezza: come se il vecchio scrivente si candidasse a flirtare con la Belèn Rodriguez); roba da far sorridere quelli del Cio (comitato olimpico) e più in generale il resto del mondo. Con relativi danni per l’italico Turismo: ma come, si chiede lo straniero viaggiatore, vado in un Paese di gente che chiede a capoccia cose impossibili eppoi non trova il tempo di fare andare le ferrovie, ha strade precarie e tiene sporchi i cessi di tanti locali pubblici?

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Dopodiché, finita la farsa delle 742 città autocandidatesi alle Olimpiadi 2020, sulla stessa vicenda ne è cominciata un’altra (fors’anche) più penosa. Leggasi la lite (vedasi la stampa nazionale) tra Roma e Venezia laddove per ciascuna città, di almeno spartirsele (le Olimpiadi), “non se ne parlava proprio” (e chissà che, invece, un compromesso non potesse essere accettato e quindi contenesse – tanto per non ricorrere all’esterofilia lessicale – “chances” di successo).

Spagnoli “tutti contro tutti”. Ma quando occorre…

Palazzi di Madrid
Palazzi di Madrid

Ma c’è di più, nel senso che nel suo Manifesto Olimpico Roma si è fatta bella con l’appoggio di Alitalia e Trenitalia ex FFSS e allora, incazzatissima, Venezia ha risposto a Roma che i due sullodati sponsor cuccano la lira (con la quale poi fare la “reclàm” a Roma) anche nelle terre dell’ex Serenissima Repubblica. Morale? Che pena! E come commentarla? Elementare Watson: nello sport (che non sia individuale) e in molte altre vicende umane (economiche, aziendali) per vincere occorre fare gioco di squadra, mettere da parte “Lu Particolare” (grazie Guicciardini) e fare andare le chiappe insieme.

Un esempio? La Spagna. Là tutti sono contro tutto: i Catalani che ormai godono di ben più di una indipendenza (si fanno i fatti loro e intanto ciucciano la lira alla odiata Madrid); i Baschi, che gli viene la puzzetta sotto il naso se si parla dei terroni andalusi (prendo sempre in giro “el mè amìs” Iñaki portandogli i saluti dell’almeriense Manolo Escobar). Ma quando c’è “da fare squadra” prendono su tutti assieme, decidono insieme e poi partono (sempre insieme, re, premier, sindaci, nani e ballerine) a piazzare la merce (andò bene a Barcellona, Olimpiadi ’92, e Madrid 2012 ha perso solo per un voto). Cuntent?

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