Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Spagnolo, alias “Lengua Castellana”. Che “Camino”!

Dalla nascita ed evoluzione di una delle lingue “cardine” romanze (lo spagnolo) illustrata e “coccolata” dagli esperti, a un pellegrinaggio “automobilistico” che da Imperia condurrà a Santiago de Compostela, meta finale e universalmente nota. Due “Camini”, quello della lingua e quello di un tragitto spirituale senza eguali

Castilla y Leòn, Avila
Castilla y Leòn, Avila

All’Instituto Cervantes, conferenza sul Camino de la Lengua Castellana, che poi sarebbe lo spagnolo. E datosi che castellano deriva da Castiglia – un tempo regno e oggidì Comunidad Autonoma della Castiglia y Leòn, durante il franchismo detta anche Vecchia Pastiglia – si fa curiosamente notare che l’idioma attualmente parlato da circa quattrocento milioni di persone (quindi un essere umano ogni quindici parla spagnolo) invece che nella sullodata regione che le ha dato il nome è nato in un’altra Comunidad, per la precisione La (vinicola) Rioja: una sola provincia, capitale Logroño, terra che potrebbe essere definita il Chiantishire spagnolo.

Dalla “culla” dello spagnolo alla “granitica” Santiago

La Muraglia di Avila
La Muraglia di Avila

Presiedono la conferenza (maestoso verbo spagnolo enfatizzante la presenza di uno o più Vip a un Acto) tre vecchi amici oltre al direttore dell’Instituto Cervantes, Victor Andresco, non ancora da me conosciuto (ma risolvo il problema, approfittando dell’occasione, e lo inserisco tra i nuovi amici dopo rapida auto-presentazione mediante la solita, fredda business card).

In aggiunta alla coppia, Carlos Hernandez (esimio direttore a Milano del Turismo spagnolo) e Carmen Blanco (di Carlos sposa ma “co-presidente” ex cathedra; non per motivi di stato civile, bensì in quanto “profesora” universitaria, ovviamente di “castellano”) è difatti concionante anche un baldo e ilare Alberto Bosque, vallisoletano (quelli di Valladolid, capitale della già forse mai troppo citata capitale della Castiglia y Leòn) e più precisamente manager della impresa regionale turistica, invitante a visitare quello che potrebbe essere definito il Piemonte della Spagna (nel senso di culla dell’unità nazionale).

Una conferenza, pertanto, avente per oggetto un itinerario, un Camino. Sostantivo che per me rischia di divenire un incubo, datosi che ho appena terminato la stesura di un dizionario sul Camino de Santiago e nel contempo sono stato incaricato di curare le pierre e di “fare l’areclàm” di un Raid d’Auto d’Epoca che da Imperia raggiungeranno – curiose pellegrine dalla velocità di poco superiore a quella degli appiedati romei – la mistica non meno che “granitica” Compostela (ma quanta grigia pietra hanno cavato per costruire la città dell’Apostol Matamoros, Ammazzamori, una prece e “descansen en paz”).

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Il palazzo del Municipio di Salamanca
Il palazzo del Municipio di Salamanca

Ma all’Instituto Cervantes non si presenta e commenta un polveroso tragitto di bipedi pedoni o di quattro ruote scorrenti su strada. Più culturalmente, quindi più meritoriamente, Carmen, Carlos, Victor e Alberto descrivono l’ideale itinerario compiuto dalla lingua spagnola, dai primi vagiti alla maggior età. Un percorso con sei tappe, quattro delle quali, le intermedie, previste nella Castiglia y Leòn (te pareva, sennò il castellano Alberto mica si sarebbe concesso alla bisogna) mentre la località di partenza e la località di arrivo sono ubicate nella già lodata Rioja e nella Comunidad de Madrid. Una sorta (rubando allo sport una terminologia ciclistica) di Vuelta a España culturale, che il neonato e neolatino idioma percorse in circa sei secoli. E parimenti sono sei, ma giorni, il tempo oggidì impiegato da un colto viaggiatore, aduso a vedere il mondo mediante il Fly & Drive, per completare il Camino de la Lengua. Beninteso godendo tanti altri piaceri, perché mica si va in giro solo per “fare cultura”: in un viaggio – ça va sans dire – deve pure esservi ampio spazio per ammirare bei paesaggi, meditare dinanzi a qualche importante monumento e “last but not least” magnare e bere “a lo grande” (e così accade, dalle sue parti, proclama Alberto Bosque, invitando chi scrive a darne visiva, garante conferma mediante cenno di assenso).

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