Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Il camminare come esperienza estetica

Almeno secondo William Wordsworth, poeta inglese di età romantica, che camminava e componeva versi. Prestando attenzione a fenomeni semplici, e trascurati, come il volo di una farfalla. Lungo sentieri mai battuti prima di allora dagli aristocratici

Un poeta dai piedi “ribelli”

Un ritratto di William Wordsworth
Un ritratto di William Wordsworth

Agli esordi del secolo successivo un noto poeta e la sua cerchia di amici ribaltarono i classici schemi sociali della pratica aristocratica del camminare. William Wordsworth cominciò, con enorme diletto, a percorrere a piedi non solo strade, ma anche sentieri collinosi e itinerari fuori mano; l’aura della criminalità e del dileggio, che tanto temevano i suoi simili, sembra essere il suo ultimo pensiero, mentre si lascia catturare dal panorama naturale.

Di Wordsworth e dei suoi compagni si dice che abbiano fatto del camminare qualcosa di diverso e di nuovo, e che, per questo, siano considerati i capostipiti della popolosa e feconda dinastia di quanti camminano per proprio gusto e per il piacere di ritrovarsi nel paesaggio. È infatti a partire da Wordsworth e dai suoi compagni, che camminare diventa, oltre che un atto culturale, un ingrediente della nostra esperienza estetica. Tuttavia, bisogna ricordare che lo stesso Wordsworth fu erede di una lunga tradizione di pensatori pedestri, e sarebbe perciò più puntuale pensarlo come un trasformatore, un fulcro, un catalizzatore della storia del camminare nel paesaggio. Anche se molti prima di Wordsworth viaggiarono a piedi per necessità, pochi lo fecero per diporto, ed è per questo che viaggiare per diletto fu un fenomeno nuovo. Wordsworth rese il camminare essenziale alla propria vita e alla propria arte a un livello mai eguagliato né prima né dopo di lui. Si direbbe che abbia camminato ogni giorno della sua lunghissima vita e che camminare fosse il suo modo di conoscere il mondo e di comporre poesia. Per Wordsworth, camminare non fu un modo di viaggiare, ma di essere.

Camminare e poetare, la “cifra” di Wordsworth

Il camminare come esperienza estetica

Scrivevano nel 1800 così Wordsworth e Coleridge nella prefazione alle “Ballate Liriche”: “Lo scopo principale che ho avuto, scrivendo questi poemi, è stato quello di rendere interessanti gli avvenimenti di tutti i giorni, rintracciando in essi, fedelmente, ma non forzatamente, le leggi della nostra natura, specialmente per quanto riguarda il modo in cui noi associamo le idee in uno stato di eccitazione […]. La vita umile e rurale è stata scelta generalmente perché in questa condizione le passioni essenziali del cuore trovano un terreno più adatto alla loro inclusione […] e parlano un linguaggio più semplice ed enfatico”.

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Ma per Wordsworth camminare non fu solo un soggetto poetico. Fu anche il suo mezzo per comporre. La gran parte dei poemi sembra che sia stata composta mentre camminava e parlava ad alta voce a un compagno, o anche a se stesso. Il metodo di Wordsworth fu una sorta di ritorno alle tradizioni orali e spiega perché il meglio della sua opera abbia la musicalità delle canzoni e la noncuranza della conversazione. Semplicemente camminando, Wordsworth rivoluzionò la poesia. (05/04/10)

Poeta della Natura

Paesaggio collinare del Lake District
Paesaggio collinare del Lake District

Da quel viaggio in poi il poeta inglese non avrebbe mai più abbandonato il camminare quotidiano. Thomas de Quincey, suo conoscente e amico, calcolò che nell’arco della vita doveva aver percorso tra i duecentottanta e i duecentonovantamila chilometri a piedi. Fatto reso ancor più curioso dalla sua costituzione che somigliava a tutto tranne che a quella di un instancabile camminatore. Egli camminava, infatti, un po’ storto, quasi in maniera obliqua.

Dalle sue passeggiate sghembe Wordsworth trasse ispirazione per molte poesie, fra le quali “A una farfalla, Al cuculo, A un’allodola, Alla margherita”, tutte dedicate a fenomeni naturali cui in precedenza i poeti non avevano prestato attenzione e, se lo avevano fatto, lo avevano fatto in maniera casuale a saltuaria, ma che Wordsworth dichiarò essere la materia più nobile della sua arte.

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