Domenica 13 Aprile 2025 - Anno XXIII

Cho Lon, la Cina di Saigon

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La città dedicata a Ho Chi Minh è bella, viva, sempre indaffarata. I copricapo a cono di paglia col sottogola colorato usato dai contadini vietnamiti nelle risaie sono diventati un vezzo. Ogni quartiere è una città nella città. La gente trascorre gran parte della giornata sulla strada tra negozi e botteghe

Cho Lon, la Cina di Saigon

Ogni zona o quartiere o distretto è quindi una città nella città, con proprie caratteristiche che si differenziano non poco da quelle dei molti quartieri che compongono la megalopoli. È certamente il caso di Cho Lon, regina indiscussa del Quan Nam (Distretto 5).
Anche in città si vedono ancora i cappelli di paglia a cono, un tempo diffusissimi nelle innumerevoli risaie che punteggiano il vasto delta del Mekong, a proteggere dal sole il capo delle donne (soprattutto loro) e degli uomini, chini a novanta gradi per innestare le piantine di riso o per estirpare le erbe grame.
Oggi, a Saigon, i copricapo a cono col sottogola colorato, sono un vezzo elegante per distinguersi dalla sempre più numerosa massa di ragazze vestite all’occidentale: jeans, minigonne e camicette, monili e motorette.
La fascinosa Saigon, che alla fine della guerra vinta coi francesi prima e con gli americani poi, ha cambiato nome, in perenne omaggio al grande Ho Chi Minh (volontà che illumina) è oramai proiettata verso le dimensioni di una delle molte cittadone asiatiche che, nel giro di qualche decennio, sono passate dalle poche centinaia di migliaia di abitanti ai molti, moltissimi milioni. 

In giro tra pagode e templi
Nel cortile del mercato Binh Tay
Nel cortile del mercato Binh Tay

Tra le pagode e i templi disseminati nei vari quartieri, alcuni sono speciali: ad esempio quella di Giac Lam, una delle più antiche, costruita nel 1744, ricca di 98 colonne e 113 statue. Bella anche la pagoda di Giac Vien, del 1805, dotata di un vivaio di piante e di bonsai, curate dai monaci e dalle monache; molto visitata è la statua dorata del Buddha del Passato. Notevole è poi la pagoda di Chua Ngoc Hoang (pagoda dell’Imperatore di Giada) costruita dalla comunità cinese di Saigon nell’anno 1909; accoglie la maggior parte dell’iconografia buddista e taoista. Il massimo tempio confuciano della città si trova nel quartiere di Cho Lon. È la pagoda di Chua Ming Huong Gia del secolo XIX, nella quale le famiglie Ming veneravano i loro antenati.

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Antico e moderno, a Saigon
All'interno del Museo Storico del Vietnam
All’interno del Museo Storico del Vietnam

La città dedicata a Ho Chi Minh è bella, viva, sempre indaffarata, ma anche attenta a conservarsi e possibilmente migliorarsi. Vi sono molti parchi e zone di verde ben curate; non è infrequente vedere, di notte, operai al lavoro per migliorare la viabilità, per costruire oasi di sosta per i cittadini. Saigon è dunque un gradevole mix di edifici moderni e di altri di chiara impronta coloniale; qua e là, sopravvivono case vecchie e malandate che verranno a breve fagocitate dai quartieri nuovi in via di edificazione. Nel centro storico, ma anche nelle prime periferie, è un continuo fiorire di grandi grattacieli in vetro e acciaio, sedi di nuovi alberghi, di banche, di compagnie commerciali. Tra il molto che c’è da vedere, si può cominciare con una visita al Museo (Bao Tang) Storico del Vietnam, molto ben strutturato, con i suoi padiglioni di moderna concezione museale. Dal cortile interno munito di fontane, laghetto e fiori a profusione, si accede ai padiglioni interni dotati di ottimi pannelli visivi ed esplicativi; molti i turisti stranieri (giapponesi su tutti) ma molti anche i locali, spesso col naso all’insù, estasiati e sorridenti sotto la grande effigie dello Zio Ho.

Ovunque si compra e si vende
Cho Lon, la Cina di Saigon

Ogni negozietto di Cho Lon confina con quello attiguo e si passa dagli orologi ai tessuti, dalle statuette di animali e di piccoli buddha agli strumenti tipici a corda, dagli antichi attrezzi da lavoro (falci per il riso) ai profumi, alle pietre minerali, ai prodotti per l’igiene. Le varie corsie hanno il fondo in terra battuta e su tutto regna una penombra continua, resa praticabile dalle varie lucine di ogni singolo box. Nel reparto alimentari, più spazioso, oltre a mangiare cibi vietnamiti e cinesi, si può acquistare di tutto: carni, pollame, pesci e decine di animali diversi, compresi certi topi di canale, opportunamente squartati e ripuliti. Non acquistabile, sebbene sdraiato a torso nudo su un bancone per la vendita della carne, un giovane magro e addormentato, probabilmente distrutto dalle fatiche del primo mattino. I vari proprietari dei piccoli negozietti, seduti su minuscoli trespoli, registrano i movimenti della merce in uscita e in entrata su piccoli quadernetti; altri confezionato grosse balle di merce cucendole in contenitori di tela di sacco, pronti per le consegne. Speciali addetti, muniti di carrelli metallici a due ruote, percorrono a velocità folle le stradine del mercato, trasportando ogni genere di merce dall’interno all’esterno e viceversa.

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L’affascinante Cho Binh Tay
Cho Lon, la Cina di Saigon

Le vie di Cho Lon (che significa “Mercato Grande”) sono affollatissime. I vietnamiti amano vivere all’aperto. La casa, intesa come edificio da abitare, è quindi funzionale ai bisogni della gente che sono, nell’ordine: avere negozi o magazzini a piano terra, uffici e luoghi d’incontro ai piani superiori e, salendo, i locali in cui vivere. Ne consegue che i locali più “cari” sono quelli ai piani bassi o a livello strada. All’esterno dei negozi o delle botteghe, la gente trascorre gran parte della giornata, consumandovi anche i pasti, per la verità molto frugali.
Un mondo a sé di Cho Lon è rappresentato dal Cho Binh Tay (Mercato Binh Tay). È un palazzo di due piani sempre brulicante di gente, munito di un ampio cortile centrale, occupato da un’infinità di bancarelle attaccate le une alle altre. Vi si trova di tutto, a Binh Tay. Oggetti in vimini e plastica di provenienza cinese, giare per l’acqua, contenitori d’alluminio, uccelli in gabbia, montagne di scarpe e cappelli di tutti i colori, borse, valigie. All’interno delle varie corsie gli spazi si fanno, se possibile, ancora più angusti.

Eredità coloniali
Centro città tra vecchi palazzi e grattacieli
Centro città tra vecchi palazzi e grattacieli

Sono numerose soprattutto nei quartieri centrali, a cominciare dalla “pretenziosa” Cattedrale di Notre Dame (Nha tho Duc Ba) costruita nel 1880 in mattoni rossi.
Molto bello e fantasioso è poi il Palazzo della Posta Centrale (Buu Dien) edificato in stile eclettico nel 1891, dal soffitto in vetro e metallo e progettato da Gustave Eiffel. Oltre ai vari uffici delle poste e dei telefoni, ospita inoltre nello spazio centrale un ristorante-tavola calda. Sullo sfondo, campeggia l’immancabile immagine di Ho Chi Minh.
Oltre al Mercato di Ben Than, un palazzo sormontato da una cupola risalente al 1914, vi è l’Hotel de Ville, vero simbolo architettonico di Saigon, la cui facciata è stata di recente riportata agli antichi splendori alla fine di un accurato restauro.
Un centinaio di metri ad est, troviamo poi il Teatro Municipale, maestoso come l’Hotel de Ville. Inaugurato nel 1900, all’epoca delle colonie allestiva numerosi spettacoli a beneficio degli oltre tremila francesi residenti in città; in seguito l’edificio è divenuto sede dell’Assemblea Nazionale del Vietnam del Sud. Proprio qui ha inizio la famosa arteria Dong Khoi, un tempo chiamata Catinat, che conduce al fiume; è la via dei negozi più belli e “griffati”, dei ristoranti tipici, delle offerte di “massaggi” rilassanti da parte di giovani ragazze o di motociclisti fermi agli angoli delle numerose vie che intersecano il Catinat.
In questa zona hanno sede alcuni hotel storici di Saigon: il Caravelle, il Continental, il Rex. Tutti hanno subito lavori di ampliamento e radicali restauri interni, per adeguarli alle crescenti richieste di un turismo che, in questi ultimi anni, si è sviluppato non poco. (Le foto di questo articolo sono di Lucio Ross)

Caleidoscopio vietnamita (Foto di Lucio Rossi)
Caleidoscopio vietnamita (Foto di Lucio Rossi)

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