San Martino della Battaglia, un’alta torre. È il monumento commemorativo della battaglia del 24 giugno 1859 tra italiani e austriaci. Una rampa la percorre in salita, tra affreschi e lapidi che ricordano le guerre d’indipendenza. Ingenui, quasi, ma sinceri, profondi. La lotta per la libertà, il Risorgimento. Dall’alto della torre si vede ampio raggio della patria e si ha occasione di percepirla nel suo significato affettivo di qualcosa da amare e per cui lottare. È un sentimento nuovo, un’impressione non banale. La torre deve essere stata costruita per questa ragione, per dare la possibilità di attaccarsi al suolo, staccandosene di molti metri in altezza. Vicino alla torre, attraversato un piccolo caro giardino, il museo in cui sono conservate divise, medaglie, lettere e armi dei molti caduti in battaglia, di entrambe le fazioni.
Il Sacrario e la nascita della Croce Rossa
A duecento metri il sacrario dei caduti. È una chiesina nel verde, preceduta da una stradina punteggiata di orrendi monumenti celebrativi, ma anche loro hanno il loro perché. Una lapide ricorda che il dolore immenso sopportato dai moltissimi caduti in questa battaglia ha ispirato la creazione della Croce Rossa. Prima ognuno raccoglieva i suoi, dopo quella carneficina si è pensato che un ferito è un ferito e non un nemico, e si è pensato di trovare chi li raccogliesse tutti. In fondo a destra ci sono quattro lapidi, in cui viene ripetuto quattro volte lo stesso testo, in italiano, tedesco, francese e latino.
Alle commiste reliquie dei prodi
porgete fiori
innalzate preci
nemici in battaglia
nel silenzio del sepolcro
affratellati riposano
L’abside è ricoperta di teschi, uno di fianco all’altro. Sotto, una cripta di ossa miste, ammonticchiate una sull’altra. Anche il nome del paese è stato modellato da questo scontro.
Se volete sapere a chi siete fratelli, San Martino ve lo spiega in modo eloquente.