Per alcuni è un obbrobrio inguardabile, sacrilego come un furto in chiesa, uno sfregio. Altri gridano al capolavoro e si genuflettono davanti a qualcosa che ritengono straordinario Si tratta del ponte della Costituzione dell’architetto Santiago Calatrava, l’ultima magnifica opera della Serenissima Un ponte per sua natura è ottimista, per il vizio che ha di protendersi in avanti. È futurista, per la sua struttura veloce e per il balzo che fa in un altro luogo. Attraversa una distanza, da qualunque delle due sponde lo si consideri. Non ha partenza né approdo, perché è doppio e scambievole nell’ingresso e nell’uscita. È democratico, egualitario. Cambia punto di vista, per vedere cosa c’è dall’altra parte e comprendere le ragioni dell’altro. Un ponte capovolge la prospettiva, pur mantenendola immutata.
L’ultima “sfida” per superare il Canal Grande
Per tutte queste considerazioni, il ponte di Calatrava dà speranza. Non è rassicurante che sia Venezia, la vecchia ammuffita cara umida Venezia, a darci un segno di speranza in questi tempi oscuri? L’ha progettato l’architetto Calatrava, che dal nome pare uno che manovra personalmente la gru, ma che molti ritengono avesse alzato il gomito, la sera prima di disegnare il quarto ponte sul Canal Grande. Collega Piazzale Roma alla Ferrovia e alla sede della Regione Veneto ed è il primo ponte che attraversa il famoso canale da quando gli Austriaci, più di un secolo e mezzo fa, costruirono davanti alla stazione di Santa Lucia il ponte degli Scalzi. Scalzi e depressi allora erano i veneziani, schiacciati dall’esercito occupante, che non ci pensò nemmeno a chiedere alla cittadinanza un parere sull’opera.
Un ponte dalle diverse “anime”
Il nuovo ponte è costato una cifra folle, pur non essendo tempestato di pietre preziose, come potrebbe indurre a pensare la spaventosa somma. Ma si sa che a Venezia è tutto più caro del normale. E poi, nella prospettiva dell’eternità, cosa sono una dozzina di milioni di euro? Il ponte non è d’oro. Si tratta di una poderosa struttura in acciaio che sorregge un impalcato di pietra d’Istria e vetro. Più veneziano di così si muore. Per l’acciaio che ci ricorda i fasti di Porto Marghera, per la pietra d’Istria, colonia in cui per secoli i veneziani hanno abbattuto foreste e sbancato montagne, nonché per il vetro, che come tutti sanno i veneziani lavorano con grande talento.
Costituzione sana e robusta
È il segno della nostra epoca a Venezia. Il segno di un’epoca è qualcosa di spiritualmente importante. Tanto importante da trascendere i costi materiali, ma non gli errori concettuali. Questo ponte di sbaglio ne aveva uno intrinseco alla progettazione, quello di non tener conto di chi fosse impossibilitato ad attraversarlo sulle proprie gambe. Sbaglio non da poco, considerati i tempi. Il nome proprio del ponte di Calatrava è ponte della Costituzione. All’inizio il nome completo con ogni probabilità era ponte della Sana e Robusta Costituzione, perché per una qualche distrazione il progettista si era dimenticato che le costruzioni contemporanee dovrebbero essere prive di barriere architettoniche e il Comune di Venezia si era scordato di ricordarglielo. Molti si sono giustificati dicendo che Venezia non è una città pensata per chi non può camminare e che di barriere architettoniche ce ne sono già a centinaia. Giustissimo, e allora perché non aggiungerne un’altra, già che c’erano? È attualmente in fase di costruzione la doverosa ovovia che aiuterà i disabili a utilizzare il ponte e a godere della vista del Canal Grande, sia diurna che notturna, da esso offerta. Ciò costerà un milione di euro, ma, bello o brutto che sia il ponte, è sacrosanto che tutti possano passarci sopra per ammirarlo, o altresì denigrarlo.
Un ponte difficile da praticare?
Cosa c’entra il ponte con Venezia? Niente e tutto. Niente, perché se ne poteva fare a meno. Tutto, perché la sua presenza, come ogni cosa a Venezia, è unica, nel bene e nel male. Il ponte della Costituzione con le sue traversie costruttive ricorda le traversie interpretative di ciò a cui è stato, forse non a caso, dedicato. La Costituzione subisce continui attacchi, le manca sempre qualcosa, ma infine, con la sua elasticità e la sua resistenza, traghetta un popolo al di là degli ostacoli. Salvo imprevisti. Pare che la perfezione delle linee del Calatrava tragga in inganno i passanti, alcuni dei quali cascano come salami. Si scivola, tanto che due vigili urbani stanno di picchetto al Calatrava per assistere i capitombolati. Inoltre il vetro e il marmo si scheggiano. È mai possibile? Ma che razza di materiali utilizza l’architettura dei nostri giorni, visto che di sicuro non si può affermare che si sia andati al risparmio?
Palladio e l’11 settembre
Questo non sarebbe accaduto ai tempi dei dogi, che, quando investivano i soldi del contribuente, controllavano dove andavano a finire. Quando decisero di costruire il ponte di Rialto, scartarono il progetto del Palladio perché non soddisfaceva le esigenze della città. Sì, fu ritenuto non adatto proprio il ponte disegnato da Andrea Palladio in persona, uno dei più celebri architetti della storia insieme a Fidia, Sinan e pochi altri. Un ponte, Costituzione o meno, serve per essere attraversato, deve durare nei secoli, essere bello o almeno in armonia con il resto del panorama e – in genere ma a maggior ragione in tempi di crisi – costare il meno possibile. Il manufatto di Calatrava soddisfa la metà delle caratteristiche richieste. Oggi, finita l’epoca dei dogi, ci si può accontentare del cinquanta per cento? In tempi di desolazione come quelli che attraversiamo, forse sì. Inaugurato in silenzio la sera dell’11 settembre 2008 – certo non una data portafortuna, soprattutto per un’opera d’architettura contemporanea – fa parlare continuamente di sé, ma questo è normale, trattandosi di Venezia. Comunque il Ponte della Costituzione, quando è tutto acceso di rosso, la notte, è semplicemente magnifico. Anche questo, trattandosi di Venezia, è normale. (03/01/11)
Costole metalliche, la resistenza del vetro e la morbidezza della pietra.