Non tutti i paesi si prestano a essere visti con il sole. Alcuni traggono poesia dalla pioggia battente e Gubbio è uno di questi. Non lo sapevo, prima di arrivare lì in un giorno buio come la notte, in quanto a nuvole e ad acqua. Come quei paesaggi nella boccia di vetro che se la scuoti scende la neve, Gubbio era chiusa in una boccia piena di pioggia. La pietra grigia degli edifici sotto il cielo grigio e il brillare della patina d’acqua aiuta il visitatore a immergersi in una bolla medievale. La Piazza Grande, antica costruzione artificiale che regge il Palazzo dei Consoli e il Palazzo del Podestà, la quale già per sua natura è sospesa nel vuoto, con l’acqua pare galleggiare, e forse lo fa davvero. Vicino alla piazza c’è un ascensore scavato nella roccia (e benevolmente gratuito) che porta in alto, al palazzo di Federico da Montefeltro. Era la sua casa di vacanza e lui, che era il signore del luogo, la volle austera internamente – di quell’austerità magnificente di cui era capace il leggendario signore di Urbino e che ben si esplica nella sobria grazia del cortile interno – ma soprattutto esternamente. Non voleva dare nell’occhio per non irritare gli eugubini, i quali non sono mai stati molto amanti di alcun genere di dominio.
Eugubini simpaticamente “matti”
Un minuto dopo la fine del temporale bisogna prendere la cabinovia che porta in cima al monte Ingino. Le cosiddette cabine sono gabbiette per gatti che affrontano spavalde un’ascensione vertiginosa. Ma vale la pena salirci, perché vedere Gubbio dall’alto, tutta grigia e splendente, è davvero una vertigine. In cima c’è la basilica di Sant’Ubaldo, in cui vengono parcheggiati durante l’anno i tre giganteschi macchinari di legno che animano l’annuale corsa dei ceri. Gubbio ha fin dal Medioevo la fama di essere la città dei matti, perché gli eugubini sono ritenuti geniali e imprevedibili. Nella piazzetta antistante il Palazzo del Bargello c’è la cinquecentesca Fontana dei Matti. Basta girarci intorno tre volte per ottenere la patente di matto e diventare cittadini onorari. Alcuni dicono che bisogna anche fare il bagno nella fontana, una bella vasca rotonda, oppure essere annaffiati dai suoi schizzi. Non è chiaro se a spruzzare debba essere la fontana stessa, che, venendosi a trovare nella città dei matti, è in grado di operare scelte autonome. Nel dubbio, facendo i tre giri sotto la pioggia si risolve il problema, perché infine è il cielo di Gubbio che battezza e accoglie i suoi nuovi cittadini innaffiandoli dall’alto. (21/02/2011)