Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Plastica è bello

Dagli oggetti casalinghi di un tempo (tinozze, bottiglie, giocattoli ecc.) agli impieghi in campo industriale ed edilizio, per “rinascere”, ai nostri giorni, in sofisticate manipolazioni nel sempre vigile comparto della Moda

Pochette in coccodrillo di Giòsa
Pochette in coccodrillo di Giòsa

“Che bella… sembra finta!” si dice di un una rosa da concorso. “Che bello… sembra vero!” è il commento per un bel fiore di plastica. Una contraddizione che fa riflettere e non solo sul concetto di relatività del “bello”.

La più che centenaria storia della plastica è fatta di alti e bassi, miserie e splendori. Negli anni Cinquanta arriva dagli Usa: è sinonimo di funzionalità e avanguardia. Una volta diffusa nelle case italiane rivela l’aspetto dozzinale e l’aria da brutta copia di legno, porcellana, ceramica. Con gli anni Sessanta e la pop art, la plastica si pone come l’espressione di un’estetica alternativa e culturalmente avanzata. Bracciali e collane di plastica, dalle disprezzate bancarelle, passano ai colli e ai polsi di eccentriche modaiole.

La plastica cambia “pelle”

Alcune proposte di gioielli fatti in plastica
Alcune proposte di gioielli fatti in plastica

Si afferma una concezione: la plastica è “out” quando vuole imitare altri materiali, è “in” quando esibisce senza veli la sua natura “pop”. E sono molti i creativi a utilizzare plastica e affini in questo senso.

Il neoprene delle mute è ormai un tessuto da passerella, Marc Jacobs nelle recenti sfilate di New York ha proposto camicie in cellophane e giacche in gomma. Ed è così che con un “capovolgimento di ruoli”, plastica e affini sono addirittura materia “da imitare”.

È il caso delle borse di coccodrillo di Giosa, storico artigiano milanese, che perdono la rigidità originaria per assumere una morbidezza, anche al tatto, da materiale futuribile; o di quelle in pitone, struzzo e coccodrillo di Zagliani, dall’incredibile effetto gomma.

(24/02/2011)

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