Lunedì 6 Maggio 2024 - Anno XXII

Catalogna e Dalì, un amore antico

A Figueres, sulle tracce del grande artista catalano e mondiale, con i ricordi e le parole di chi l’ha conosciuto bambino nell’hotel di famiglia che allora Dalì frequentava: Lluis Duran, albergatore e scrittore

Salvador Dalì in vetrina
Salvador Dalì in vetrina

Per chi dall’Italia va in Spagna in auto (e nonostante i voli Low Cost qualche coriaceo matto c’è ancora, io sono uno di quelli) Figueres costituisce una sorta di Forche Caudine. Passarvi è d’obbligo perché trovasi una ventina di chilometri a sud del minipasso pirenaico della Junquera, sulla strada per Barcellona. E Figueres vale una sosta, non tanto per una strana atmosfera, diciamo ‘franco-iberica’ (siamo nell’Alt Empordà, estremo nordest della Spagna, Catalunya per la maggioranza dei locali) con gente seriosa, tra decorose case e palazzi Art Decò e nemmeno per la sovrastante piazzaforte eretta per scoraggiare le invasioni dei ‘gabachos’ (così sono chiamati, alquanto spregiativamente, i francesi dagli spagnoli, che per cacciare le indelicate truppe napoleoniche dovettero financo inventare la Guerrilla, parola destinata ad avere un certo successo nella storia militare).

La ‘Catalunya’ di Salvador Dalì

Il castello di Pùbol
Il castello di Pùbol

La giustificazione, per non dire l’obbligo, di una sosta a Figueres (o castiglianamente Figueras se tuttora vigesse il regime del Generalisimo) è telegraficamente contenuta in un solo nome e cognome: Salvador Dalì. Lì è nato questo genio dell’Arte surrealista, bizzarro non meno che chiacchieratissimo (‘ai miei tempi’, quante discussioni vagamente artistico-letterarie – che poi erano politiche, ‘di destra o di sinistra’ – si sostennero su Dalì, le sue opere, le sue stramberie, le provocazioni e gli atteggiamenti, i suoi eccentrici e curvati baffetti; dopodiché, esauriti gli argomenti pro e contro il Maestro, si passava a litigare sull’esistenzialismo: Jean-Paul Sartre e quei matti che nelle Caves parigine bevevano Champagne versandolo in una scarpa. Dopo esservi nato e aver studiato nella Residencia de Estudiantes a Madrid eppoi a Parigi, Dalì, visse solo saltuariamente a Figueres, preferendo poco distanti dimore in cui trascorrere l’intrigante, misterioso ‘mènage’ con Gala, sua musa, compagna, ispiratrice. Vicino a Cadaquès, trovò pace ed estro in una umile casa di pescatori di Port Lligat (inizialmente mancavano pure acqua e luce, oggi è un visitato museo inondato di sole mediterraneo). E successivamente visse, ma con scarso entusiasmo, nell’eleganza del castello di Pùbol che donò, voleva vivere da sola) a Gala, la cui magica personalità era aggredita dalla senilità (aveva dieci anni più del marito).

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Figueres e Dalì, eterno binomio

Il Teatro, ora Museo Dalì a Figueres
Il Teatro, ora Museo Dalì a Figueres

Figueres è dunque sinonimo di Dalì e nel suo nome la città può vantare – oltre a qualche casa di elegante fattura e alla antica chiesa di Sant Pere – un teatro ora Museo (“Dalì”, sembra ovvio) di assoluto valore (sia per il contenuto sia per l’architettura dell’edificio che lo ospita, con invenzioni artistiche ‘esterne’ che già colpiscono l’attenzione di chi lo visita). Ma va aggiunto che, per meglio conoscere il sommo Maestro, soprattutto dal lato umano e personale, il binomio Dalì-Figueres non sarebbe completo se non si aggiungesse l’hotel Duran, suo costante punto di riferimento non solo gastronomico (al punto che la cassiera dell’albergo pagava i conti che Salvador – “como el Rey y el Papa” Dalì non girava con soldi – e Gala lasciavano nello shopping cittadino) nonché luogo di incontri, cene di gala, feste e svaghi.

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