Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Lungo è il cammino, ma grande è la meta! Tutti sul Muraglion!

La sindrome di Marty Feldman ha puntualmente colpito: nella tappa più lunga e dura del Pellegrinaggio, quella odierna da Portico di Romagna a San Godenzo, via Passo del Muraglione (29 km, di cui 20 di salita con cima Coppi al valico, quota 907 metri slm), con transito dalla Romagna alla Toscana, ha piovuto

Lungo è il cammino, ma grande è la meta! Tutti sul Muraglion!

Poteva la distanza e la pioggia scoraggiare i pellegrini, ormai lanciati? NO!

Si inizi il dibattito. E in effetti ci sarebbe da dibattere molto. Su chi ce l’ha fatto fare, ad esempio (domanda inutile: lo rifarebbero tutti). Oppure sul senso del viaggio, questo e in generale. Sul potere taumaturgico del camminare, sull’intrinseca bellezza delle cose osservate da vicino e sulla diversa realtà che si percepisce spostandosi faticosamente e con lentezza. Sul cameratismo indotto dal condividere una strada e uno sforzo, sull’importanza catartica del canto, sull’entusiasmo infantile che contagia tutti. Sul fatto che, in fondo, nulla è (relativamente) impossibile.

Percorso pedon pedoni, quest’antico itinerario appenninico, già mulattiera, poi carrareccia e infine fulgida conquista stradale dell’età dei Lumi, sospeso tra il Falterona e l’Alpe di San Benedetto, che la modernità della tecnica e la facile velocità dei nostri giorni hanno relegato ai margini, riacquisisce un suo significato. E sotto le suole si snoda tutto il suo decadente, a volte tristissimo fascino. Testimoniato dagli insediamenti placidi e svuotati, dalle case cantoniere in disuso, dalle locande malinconicamente vuote, spesso relitti incompiuti di un’età pionieristica del turismo. O di ciò che esso si immaginava che fosse, potesse essere, sarebbe stato.

Lungo è il cammino, ma grande è la meta! Tutti sul Muraglion!

Da un’atmosfera di provincia incombente e profonda, a volte lieve e altre ottundente, una provincia che a tratti pare semplicemente dimenticata. Ma che probabilmente è finita in periferia solo per effetto dello spostamento inesorabile di assi viari, economici, amministrativi per i quali è difficile, oggettivamente, ipotizzare un cammino reversibile.

Anche la nuova funzione di palestra “eroica” riservata a escursionisti e motociclisti è, a pensarci bene, un po’ triste. Perché copre di oblio e riduce a dimensioni ludiche una lunga storia vissuta per davvero. Quella raccontata dalle foto seppiate appese alle pareti al bar del passo, miste a e quasi soverchiate da quelle di centauri, di gitanti, di turisti.

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Lo spirito del Muraglione sembra riaffiorare così, per magia, nelle traiettoria dei rari e ansimanti camion, delle altrettanto rare auto che, in un giorno di lavoro, sotto una mezza nebbia, scartano bruscamente quando ti incontrano, quasi che fossi (come in effetti sei) un animale selvatico, un’apparizione imprevista, una presenza fuori posto.

Ancora più se spunti da dietro un tornante.

E cammini in fila indiana.

E se piove.

(Dal blog Alta Fedeltà, di Stefano Tesi)

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