Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

La Ministra e le minestre del Gualtiero

Lodevole iniziativa della Ministra del Turismo per promuovere il “Made in Italy” della tavola. Luogo di prestigio, cuoca d’eccezione, ma cucina per pochi eletti. E per il resto dei turisti? Caccia sfrenata alle “tipicità” regionali

Un ministro/a “corri e fai”

La Brambilla insieme al
La Brambilla insieme al “gotha” della ristorazione

No, la Brambilla è personaggio positivo e quindi valido per il semplice fatto che si agita e si muove (vabbè, forse dedica troppo tempo a favore dei turisti quadrupedi, sottraendolo a quelli bipedi, ma tanto il Turismo va avanti da solo) e quando uno “si sbatte”, “fa andà i ciapp”, beh, prima o poi combina qualcosa di buono. La ministra/o del Turismo, poi, non tema raffronti con il passato: il suo dicastero è sempre andato avanti da solo (a Roma, Firenze, Venezia, i turisti devono andarci, sono un “must”) e sappia comunque che i suoi predecessori (allora soltanto sottosegretari, solitamente ‘messi lì’ come ‘contentino’ alla sinistra diccì) non furono certo delle aquile (salvo il Gianni Usvardi, psì, ma solo perché era mio amico). Devo però commentare (con tutto il rispetto e, come si usa dire, a mio modesto parere, e modesto lo è per davvero) che non mi è parso “qualcosa di buono” ciò che la ministra/o ha pensato e presentato alla sullodata conferenza stampa. Laddove può anche andar bene la decisione di includere (ma non c’erano già?) i ristoranti nelle ‘imprese turistiche’ (“l’uomo è ciò che mangia”, disse Feuerbach – l’hanno scoperto anche nei recenti esami di maturità – quindi un Paese si conosce anche mangiando); ma “quali ristoranti”? Quelli segnalati dalla Brambilla, i cui patron, scicchissimi superchef deluxe, la circondavano deferenti mentre lei ingrembiulata preparava un risotto sotto l’alto magistero di Gualtiero Marchesi? E qui casca l’asino (ma si sa, il Belpaese d’oggidì è fatto solo di danée e apparenza).

Prezzi per pochi. Anzi, pochissimi

La Ministra e le minestre del Gualtiero

Un costo di 200 euro a cranio (e se anche si trattasse di ‘solo’ 150 poco cambia) per un pasto? Una spesa che un vacanziere (quasi sempre viaggiante in coppia, sovente tiene pure famiglia) deve inserire tra quelle dell’hotel, dell’auto, dell’aereo, del moscone, del museo, del bus. Tanto per fare due conti, quanti turisti possono permettersi di andare a mangiare nei (soliti, non cambiano mai: un anno uno perde una ‘stella’, che finisce a quell’altro che l’aveva persa l’anno prima …) “ristoranti brambilliani”? Proviamo a quantizzarne 22,200 (e forse sono già tanti); in tal caso costituirebbero lo 0,1% dei 22,200,000 turisti in Italia nel 2009 (fonte, Calendario Atlante De Agostini 2011).

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E si fa una “campagna promozionale” per (interessare) uno 0,1% (anche se si toglie uno zero poco cambia) di potenziali utenti? Ma mi faccia il piacere! Viva dunque (ed è a questi prodotti che va fatta reclàm, promozione, pubblicità, marketing) il Gorgonzola e la Salama da Sugo, il Capicollo e i Malloreddus, il Taleggio e le Orecchiette, piatti e sapori nostrani e genuini che un turista-medio può permettersi.

Tanto, quei 4 o 5 ricchi turisti deluxe, sanno già benissimo dove trovare il Tempio in cui il divino Gualtiero, Vate della ministro/a, cucina (udite udite) il risotto con vere foglie di oro (ça va san dire, zecchino: cosa non si fa ‘pour èpater le bourgeois’, tradotto ‘per far contento il gonzo’).

(28/06/2011)

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