Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Marocco. “Up and Down” tra monti e deserto

Marocco

All’apparenza, un Marocco “minore”; nel senso di località meno note, ma non per questo meno frequentate. Con la scoperta di set hollywoodiani, remote casbah, panorami alpini e fantasmagoriche improvvisazioni della natura

Un tetto di paglia, canne e sassi
Un tetto di paglia, canne e sassi

Proprio bella, la gita in Marocco, demiurgo e cicerone il Bruno Alegi della Todrà, uno di quegli antichi tour operator (di nicchia, quindi molto “know how” e attenzione al dettaglio) programmanti solo posti che (oltre ovviamente a piacergli) avevano ben frequentato, vuoi per aficiòn viaggiatoria o per vicende personali o più semplicemente lavorando per la compagnia aerea di bandiera o per l’ufficio turistico di quella destinazione.

Con il Bruno al comando (come si addice a un ufficiale, e lui lo è per davvero, tanto da esibire un’alta onorificenza concessagli dal sovrano del Marocco) si è viaggiato da Fes a Marrakech (oggetto di commento nella prossima puntata) senza farci mancare nulla (ma ‘Hony Soit’ il malizioso lettore che pensasse a peccaminosi bunga bunga, quando mai! Stanchi come eravamo a fine giornata e con quel che sarebbero costate le indigene, nipoti o solo conoscenti di presidenti egizi). Più seriamente, si è culturalmente scorrazzato tra Ksar (villaggi cintati) e deserto, Riad (ex case “da sciur” del posto oggidì residenze ‘à la page’ per turisti chic stanchi dei soliti alberghi) e verdi paesaggi di montagnosi altopiani sovrastati dalle nevi.

Sulle nevi di Ifrane
Gorges du Dadès, le Gole del Dades
Gorges du Dadès, le Gole del Dades

Bucolico l’inizio della trasferta. Dai 500 metri di altitudine della (non per nulla gemellata con Firenze) colta Fes (a dar retta alla guida la sua università sarebbe ‘decana’ di quelle di Oxford, Sorbona e Bologna, le solite puñetas su chi è più antico) si sale per una settantina di chilometri ai 1700 della vacanziera Ifrane (c’è pure un impianto di risalita per sciare). Un posto, appunto, tipo Chamonix, inventato nel Medio Atlante (fine anni Venti) dalla Nomenklatura del Protettorato francese (1912- 1956) vogliosa di un po’ di frescura. Tornati in Francia, per sopraggiunta indipendenza del Paese da loro “protetto” (benedetta politica, quante oscenità si nascondono dietro onesti sostantivi) i funzionari del Maresciallo Lyautey, primo Residente e Governatore del Marocco, cedettero le case alpine con tetti ampiamente spioventi (un po’ di fantasia e vedi affacciarsi la Heidi) ai borghesi vip e ai cortigiani della regnante dinastia Alaouita. Se a quanto sopra si aggiunge la successiva costruzione di una ‘reggia di montagna’ si comprende facilmente che non è eccessivo definire Ifrane la Sankt Moritz del Marocco.

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Marocco tra le Casbah dell’Unesco
Tintori nella medina di Fes
Tintori nella medina di Fes

Ma il nostro (chilometricamente ben più modesto, con quella partenza dall’imperiale e non lontana Fes, solo la meta finale combacia) Marrakech Express volge alla fine. Poco prima della già citata Ouarzazate, stop alla Kasbah dell’oasi di Skoura, meglio scattare alcune foto che dar retta al cicerone (dice che gli abitanti sono Berberi dalla pelle scura, da cui il nome… mah, o forse ha ragione, ma mai fidarsi).

E poco dopo Ouarzazate l’affascinante e decaduta Ait Banhaddou (lo so, un filino ‘turistica’ quindi, per me, disneyana, ma bella è bella, eppoi l’Unesco mica l’avrebbe nominata Patrimonio dell’Umanità se troppo ‘mickey mouse’). Belle le tante Kasbah (si dice del XVI secolo), fortificate da torri, merlature e alte mura ocra-rossicce. Si risale sulle quattro ruote, meta Marrakech.

Ouarzazate, la Hollywood delle sabbie
Ouarzazate
Ouarzazate

A Ouarzazate, poi, ex avamposto della Legione Straniera, ho pure scoperto una Hollywood marocchina, frequentato set (le comparse costano poco e il clima comporta minimi rischi per gli “esterni”) di tanti film. Tra i più noti vi furono girati Lawrence d’Arabia, il bertolucciano Tè nel Deserto, Il Gladiatore, Asterix ma non “Casablanca”, il Cult Movie da me più amato. Per la precisione, il mitico night club di Rick-Bogart – in cui Sam dopo accorata richiesta di Ilsa-Ingrid suona ‘ancora’ “As time goes by” – fu allestito negli Studios californiani, anche perché, nel 1942, il Marocco era un Protettorato della Francia di Vichy, collaborazionista con i nazisti, comandati – almeno nel leggendario film – dal perfido maggiore Strasser).
Ah, la gita. Si è svolta su quattro ruote (minivan o 4×4, roba da Rommel la Volpe del Deserto, povera cervicale) lungo più di 1000 km nell’interno del Paese (in viaggio meglio star lontani dalle spiagge per evitare perdite di tempo) per l’esattezza nella parte più orientale del Maghreb (in arabo il Marocco, con il significato di occidente, ovest).
MaroccoTanto a est da potersi financo fare un salto in Algeria, a mio modesto avviso con qualche rischio, datosi che le relazioni tra i due Paesi non sono idilliache (i marocchini non adorano – quando non li temono – gli algerini, gente abbastanza decisa, alcuni dicono peggio). Resta comunque il mistero sull’apertura della frontiera, chiusa, secondo quanto da me letto sulla stampa marocchina, aperta, a detta della nostra guida (ma solitamente i ciceroni minimizzano per non danneggiare il turismo: ricordo in Libano, il 31 dicembre di circa mezzo secolo fa, la guida a insistere che si trattava di fuochi d’artificio di Capodanno, non di un colpo di stato, e io che sembravo un soldato della Wehrmacht a Stalingrado).

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Midelt: paesaggi alpini, dune e canyon millenari
Le dune di Merzouga
Le dune di Merzouga

Lasciata Ifrane, destinazione Midelt, si godono circa 150 chilometri di paesaggi “svizzeri” (pardòn, a nome di tutta la stampa turistica, per l’uso di questa inflazionata similitudine ogni volta che si ha da descrivere una zona montagnosa con verdi praterie, boschi di conifere e vacche pascolanti). Se da un viaggio ci attendiamo sorprese e contrasti, questo angolo di Marocco soddisfa il viaggiatore, ritrovatosi in un imprevisto, riposante verde (che bellezza quei cedri maestosi) poco dopo la visita di una immensa vociante Medina e poco prima di una full immersion nel silenzio del sempre seducente mare di sabbia.

Perché hai un bel da aver visto deserti, dall’Australia agli States, e il Sahara l’hai già ammirato in tanti altri posti. Ma sulle dune di Merzouga (vi arrivi da Erfoud, altro storico avamposto della mitica Legione) al levar del sole e al suo tramonto, qualche pensiero non scemo ti frulla per la testa, di certe sensazioni non si è mai stanchi.

Marocco. "Up and Down" tra monti e desertoDalla sabbia a rocce multicolori che più ammirevoli non si può, scavate da fiumi (con il valido contributo di eruzioni vulcaniche) che nei millenni hanno scolpito inquietanti Canyons (Gorges, Gole) poco distanti e dalle diverse dimensioni. A una quindicina di chilometri da Tinghir, corte e strette, dalle pareti quasi combacianti, le Gorges del Todrà (ammaliato alla vista di cotanta “natura” l’Alegi ha così chiamato la sua bottega di viaggi) affascinano soprattutto per le colorazioni delle rocce con il girar del sole. Poco distante, partendo da Boumalne, le Gorges du Dadès altro non sono che una lunga, ‘affilata’ valle costruita dal fiume per la gioia di chi ama e viaggia alla ricerca dei capricci di madre natura (peccato non possedere una laurea in geologia).

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