Ogni anno, ai primi di luglio, compio una canonica (34 anni) gita nel Ferrarese e nelle Romagne. Motivo della trasferta la “festa” (antan superiore ai 12° gradi Gay Lussac, ultimamente in diminuzione per motivi anagrafici) per il genetliaco del Nicola. L’happening è officiato a Ro Ferrarese (vabbè, è il paese di Sgarbi, ma non è il caso di prendersela con un centro abitato) alla Beicamina, avita e storica ‘Casa de Campo’ del mio amico. Una bella costruzione, monastero nel ‘700, descritta dal Bacchelli nel Mulino del Po (n.b.: romanzo che il cortese lettore vorrà accuratamente evitare trattandosi di una noiosa rottura di palle superata soltanto dalla proustiana Recherche, che tutti citano saputellamente ma nessuno ha letto; forse nemmeno Proust). Quest’anno, poi, questo mio Grand Tour di inizio estate è risultato vieppiù logorante per colpa di un aggiuntivo soggiorno dal Paolo al Lido di Spina, sotto splendidi pini mediterranei che però, con il trascorrere dei giorni, somigliavano sempre più a salici piangenti per via dei profluvi di Albana e Sangiovese fuoriuscenti dalla residenza del mio amico (nonché mio vicino di tomba e precario pescatore di telline).
Nelle “Legazioni” di Ferrara e Ravenna
Una bella gita, quindi, lardellata di amene esperienze (bere, mangiare e qualche visita dai risvolti vagamente culturali) da cui tante scoperte (e riscoperte) così valide da doverle raccontare, e chissà che non voglia prenderne nota il cortese lettore (già impegnato a perdonare la leggera vacuità dei miei pensieri, ma si sa, con tutta quella gente che scrive prendendosi tremendamente sul serio, penso che uno che si ride un filino addosso possa non guastare). Mi scuso poi per il disordine geografico della mia esposizione, però non così grave perché quanto descrivo è ritrovabile in spazi davvero minuscoli, nell’estremo nordest del fu Stato della Chiesa, per la precisione nelle Legazioni di Ferrara e Ravenna per secoli governate dai Prit (in romagnolo i Preti, informa Paolo mio scout e interprete della lingua locale, più ostica di quella dei Sioux).
Nel Ducato, fra libri e pasticcio di maccheroni
Ed eccomi al Grand Tour. Cominciato all’estero, nel Veneto, alla trattoria Belvedere (andarci solo per i primi, massime i Ricchi e Poveri, cappelletti nel denso brodo della Pasta e Fagioli) a Polesella. Questa amena località del Polesine non solo dista solo 2 chilometri da Ro Ferrarese, sull’altra sponda del Po (appena passato il ponte visitare il da me già descritto Mulino, copia fedele di uno dei 180 posti di macinazione di grano e mais un tempo galleggianti su quello che Guareschi chiamò il Piccolo Padre). Polesella è pure a un tiro di schioppo da Bagnolo Po, località in cui nacque (e di lì spiccò il volo con atterraggio al carcere di Opera) il vate del Gossip nazionale Lele Mora (ho suggerito a un oste locale di organizzare visite alla sua casa natale, c’è da far soldi). Durante i soggiorni Roensi è sempre compiuto un blitz (18 chilometri) a Ferrara, laddove costituiscono un ‘must’ (obbligo): una visita al Caffè Europa (corso Giovecca) per un delizioso miniPasticcio di Maccheroni (il gentile maitre vi serve nel frattempo un fresco Gewurz Traminer) e una sosta dal Libraio di Piazza del Municipio (2 bancarelle ripiene di libri interessanti soprattutto il turista: guide locali, storie del glorioso Ducato – finito ai Prit nel 1598 – cucina ferrarese ed ebraica per via dell’importante presenza israelita nella città, vedi il Giardino dei Finzi Contini).