Costruita ai tempi dell’Impero romano nel 300 a.C. la Rocca di Senigallia non ha mai incontrato momenti di inutilizzo. È sempre stata baluardo della città, è servita da fortezza per la difesa, da simbolo di potere, da luogo di formazione delle milizie cinquecentesche, da carcere in età pontificia e da ospedale nella prima guerra mondiale. Oggi ci appare ormai ristrutturata, come si può osservare dalle torri quattrocentesche rotonde volute da Giovanni della Rovere, Signore di Senigallia nella seconda metà del ‘400. Per le notevoli modifiche apportate sulla fortezza, questa prese poi il nome di “fortezza roverasca”. Principalmente Giovanni della Rovere decise di ristrutturarla per difendere Senigallia dall’incursione dei turchi ma soprattutto per difendere sé stesso e la sua famiglia, cosa che riuscì benissimo per oltre un secolo e mezzo, dal 1471 al 1631. Entrando nel castello si accede al cortile che rappresenta un palcoscenico di tutte le diverse fasi costruttive della rocca, vi è un grande contrasto tra la zona prettamente militare e difensiva delle pareti di destra e l’aspetto rinascimentale dolce e signorile delle pareti di sinistra. È proprio qui sul muro della zona abitata che si nota la cella di un prigioniero murato vivo. Le prigioni del castello, internate e visitabili, rivelano piccole stanze molto basse, nelle quali lo sventurato carcerato era obbligato a vivere seduto o sdraiato, immerso in una vera tortura.
La sfinge e i sette serpenti
All’interno delle stanze alla base degli archi ci sono diversi bassorilievi, ma quelli che catturano maggiormente l’attenzione sono le raffigurazioni di misteriosi sfingi con in capo sette serpenti. Entrambi gli animali sono simbolo di astuzia e intelligenza, la sfinge è un mostro e per sconfiggerlo è necessario rispondere a un suo indovinello, mentre i serpenti (in questo caso sono sette e simboleggiano ulteriormente la perfezione) rappresentano l’inganno geniale nei confronti dell’uomo e della donna. Essi sono posizionati sopra la testa della sfinge , trasmettendole così un’intelligenza sovrumana, che doveva essere appartenuta al padrone del castello, Giovanni Della Rovere. Curioso, perché in questo caso, anziché spaventare utilizzando come araldica animali feroci, come grifoni, arpie o mostri, si cercava di terrorizzare con la figura della fredda intelligenza.
Una scala elicoidale assolutamente perfetta
All’interno della rocca è impossibile non restare affascinati di fronte a un capolavoro di ingegneria e architettura, così armonico da risultare estraneo rispetto all’intero castello: la scala elicoidale. Costruita a blocchi monolitici sovrapposti e incassati nel muro sale dai sotterranei fin lungo tutto il torrione nord adiacente la zona residenziale. Quasi sempre ogni castello ne possiede una per ogni torre, ma di solito vengono costruite attorno ad una grossa colonna per necessità difensive e di sicurezza. Infatti tutte le scale a chiocciola hanno una circolarità dal basso verso l’alto in senso antiorario, cosicché i difensori destrimani possano colpire meglio con la spada, cosa che impossibile agli attaccanti, sempre destrimani, (i mancini non erano ammessi al servizio militare) perché avevano come ostacolo il muro interno e non potevano aprire il braccio per dare l’arcata del colpo. Inoltre le scale non erano armoniose perché spesso i gradini portavano altezze differenti per far inciampare l’avversario. In questo caso invece abbiamo un’autentica opera d’arte, una visione perfetta, un capolavoro ingegneristico, un autentico frattale. È impossibile non ammirarla e perdersi nel suo sviluppo verso l’infinito. Una formula matematica vivente, l’interno di una conchiglia che affascina perché si trova in un contesto di mura fredde, funzionali. Perché è stata costruita? Senza corrimano come scala era alquanto pericolosa, doveva avere una qualche funzione. Che sia una prova di intelligenza di Giovanni Della Rovere? Che sia un indovinello della Sfinge suo simbolo? Chi ne possegga la soluzione provi a risponderne alla sfinge, qualcosa forse accadrà. (02/08/2011)
* Isabella Dalla Vecchia è autrice insieme a Sergio Succu di Luoghi Misteriosi. Il sito www.luoghimisteriosi.it è un portale no profit che ha l’intenzione di raccogliere articoli, fotografie e video di luoghi misteriosi italiani. Un progetto nato dalla passione nei confronti del mistero.