Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

L’albero delle Streghe di Massa Marittima

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In terra toscana si riscoprono antichi dipinti e, scavando a ritroso e grazie al parere di esperti, emerge una “storia” del passato che ha dell’incredibile: quella delle “streghe” di Massa Marittima.

L'albero delle Streghe di Massa Marittima

A Massa Marittima, in provincia di Grosseto, una nuova campagna di restauri ha l’obiettivo di preservare l’affresco realizzato sulla parete della cosiddetta “Fonte dell’Abbondanza”, vicino a piazza del Duomo. È un “paziente” di salute cagionevole e viene curato con tutta l’attenzione che richiede la sua unicità. Cos’ha di speciale questo affresco?
I primi interventi di rimozione dei depositi calcarei, che risalgono a una decina di anni fa, hanno permesso la scoperta dell’immagine di un albero che ha tra le fronde dei membri maschili in erezione. Alla base della strana pianta vi sono delle donne, rappresentate in vari atteggiamenti. E tra i rami volano dei minacciosi uccelli neri. Le figure femminili rappresentate alla sinistra dell’albero sembra che ne raccolgano i “frutti”. Due di loro si accapigliano. Una terza cerca con un bastone di abbassare i rami, mentre una quarta viene sodomizzata. A destra della pianta, invece, vi sono delle donne che non provano alcun interesse per i falli e, infilando le mani sotto le vesti, si masturbano.

Riti occulti? No, attività politica!

L'albero delle Streghe di Massa Marittima

Ferzoco ritiene inoltre che la donna che nell’affresco impugna il bastone non stia abbassando i rami per procurarsi i membri maschili, ma tenti invece di appenderli. Non è una differenza di poco conto. Il professore inglese cita, a questo proposito, il “Malleus Maleficarum” o “Martello delle Streghe”, una sorta di manuale per la caccia alle streghe redatto dai frati domenicani: «Dopo una descrizione su come le streghe ostacolino e prevengano la procreazione – ricorda Ferzoco – nel Malleus si legge una discussione di streghe che raccolgono molti organi maschili, mettendoli poi nel nido di un uccello». Il professore di Leicester sostiene quindi che «il contenuto del murale è la più antica rappresentazione artistica pubblica di streghe e indica chiaramente che le donne si occupavano non solamente di riti occulti ma di attività politica, collegata al ghibellinismo, e che ciò era contro il bene comune e naturale della repubblica di Massa Marittima».

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Interpretazioni discordanti

L'albero delle Streghe di Massa Marittima

La fonte venne realizzata nel 1265, sotto il governo del podestà ghibellino Ildebrandino da Pisa. Alessandro Bagnoli, della Soprintendenza di Siena e Grosseto, ritiene che anche l’affresco sia stato dipinto in quel periodo e che fonte e dipinto siano collegati al ciclo della vita. Un indizio di tale relazione sarebbe dato dalla presenza, vicino all’affresco, di due capitelli che rappresentano gli organi sessuali maschile e femminile.
George Ferzoco, del “Centro Studi Toscani” dell’Università di Leicester (Regno Unito), non è d’accordo con Alessandro Bagnoli. Ferzoco rivolge la sua attenzione agli uccelli neri e li identifica come simboli araldici dell’Impero e, quindi, del partito ghibellino. Se questa dovesse essere l’interpretazione corretta, allora l’affresco non può risalire al periodo in cui venne costruita la fonte, durante il potere ghibellino. Secondo il professore inglese, infatti, l’affresco simboleggia il disordine dei costumi sessuali durante gli anni di egemonia imperiale e quindi sarebbe stato dipinto quando al governo della città c’era il partito guelfo: tra il 1267, quando a Massa Marittima i ghibellini persero il potere (per riacquistarlo momentaneamente solo tra il 1274 e il 1276), e la fine della repubblica cittadina nel 1335.

Albero delle Streghe, un affresco misterioso…

L'albero delle Streghe di Massa Marittima

Un velo di calcare ha protetto, fino ai nostri giorni, l’albero e le sue streghe. Dalla sua riscoperta gli interrogativi però si moltiplicano. Data per esempio per buona l’interpretazione di Ferzoco, il ballo delle streghe è da considerarsi solo “anatema ideale” dell’ignoto pittore ingaggiato dal partito guelfo o piuttosto cronaca di un “pericolo” esistente dal quale scampare? In altre parole: nei dintorni di Massa Marittima, tra la fine del 1200 e la prima metà del 1300, si svolgevano forse dei “sabba”? E poi: è proprio impossibile dare un nome all’autore dell’affresco?

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… forse di Ambrogio Lorenzetti

L'albero delle Streghe di Massa Marittima

Per cercare di rispondere a queste domande, cominciamo con il confrontare alcune date, rilevando poi in quegli anni la sicura presenza di un noto personaggio a Massa Marittima e a circa una trentina di chilometri di distanza, nei pressi dell’Abbazia di San Galgano. Il pittore Ambrogio Lorenzetti dipinge a Massa Marittima la sua famosa “Maestà” (oggi al Museo di Arte Sacra) che gli esperti fanno risalire agli anni tra il 1335 e il 1337. Ma Lorenzetti, fra il 1334 e il 1336 lavora anche a San Galgano. Non nella famosissima Abbazia cistercense, di cui restano soltanto le mura esterne della chiesa, ma su una collinetta vicina, nella cappella di Montesiepi, un misterioso tempio a pianta circolare che da secoli alimenta le più varie leggende: che il mito di Re Artù sia nato proprio qui, vicino all’ancora oggi visibile spada nella roccia; che il nobile senese Galgano, qui ritiratosi a fare vita da eremita, sia la radice storica di ben due cavalieri della Tavola Rotonda: Galvano e Galahad; che la cupola e il tamburo, architettonicamente fuori contesto rispetto al territorio, siano la riproduzione di un calice rovesciato, di quello più famoso: il Graal. Proporzioni architettoniche e giochi cromatici della cappella, evocherebbero le simbologie tipiche dei templari.

Lago delle streghe, acque in salita. Misteri popolari

L'albero delle Streghe di Massa Marittima

Qui Lorenzetti dipinge un’altra Maestà, che nella prima versione dell’affresco portava nella mano sinistra uno scettro e nella destra non il Bambino, ma il globo del mondo, simbolo del potere umano e di solito attributo maschile.
I restauri hanno evidenziato che questa audace iconografia proposta da Lorenzetti (lo scrittore Dan Brown forse la farebbe risalire al culto del “femminino sacro”) fu cancellata e sostituita con l’attuale, più tradizionale. Cosa avrebbe potuto vedere l’artista tra Montesiepi e la vicina Abbazia, tanto da poter essere indicato come l’esecutore dello strano affresco alla Fonte dell’Abbondanza di Massa Marittima? Chi scrive stava facendosi queste domande tempo fa, confrontando le proprie idee con un’amica durante un viaggio in treno. Per quei colpi di fortuna che qualche volta capitano, il vicino di posto chiese di poter partecipare alla chiacchierata. Disse che aveva abitato, tempo prima, proprio nei pressi di San Galgano e che nei racconti degli anziani del luogo si parlava con timore del “lago della strega”, di una strana quercia e che, vicino all’Abbazia, l’acqua della Merse a volte scorre in salita.

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