Pane, salame e gazzosa
Né le cose (almeno secondo i tuoi moderni gusti) miglioravano all’ora dell’eterno appetito, invariabilmente soddisfatto con pane salame e gazzosa (gallicizzata in ‘gaseuse’ dai ‘viveurs’ più attempati della compagnia, quelli che la sera andavano in balèra). Altro che i vostri FastFood, figlio mio. Il salame era genuinamente fatto di solo suino (il ‘purscè’) da cui un arcaico gusto che per certo non ti piacerebbe, perché privo di polifosfati, estratti di alghe, glutammati, beri beri, E125, E 126 – e forse anche E127 – agar agar, aromi, correttori e conservanti vari (nomi che leggo numerosi su quelle tue schifose, cellofanate merendine che hanno assassinato il sanissimo pane, burro e una bella pizzicata di zucchero).
E invece, che buono, il “Salam d’la duja”, fatto con cura dal contadino, cliente del tuo bisnonno avvocato (se ci avesse dato roba sofisticata chi l’avrebbe difeso? dove la trovavi miglior garanzia di questa?). Adesso fanno la mortadella con la merda (che però provvedono a insaporire, aromatizzare, colorare) ma con chi te la vai a prendere, con il capo di una multinazionale che sta a in Karinzia o il direttore dell’Esselunga o il Mike Bongiorno dello spot in tivù?
Vacanze insieme, si. Ma ciascuno coi suoi “tempi”
Ma tra Ticino e “gaseuse”, Salam d’la duja e “cùpia”, ci siamo dimenticati di “dove andare”. E forse è meglio se la vacanza la decidi tu. Anche perché credo che nella storia umana alcune vicende (guerre e paci, Corrierino dei Piccoli e Godzilla, scarp de tènis e Nike) possono generare differenze ben più marcate di quelle normalmente intercorrenti tra una generazione e quella successiva; talché, invece di essere il tuo genitore, temo di essere tuo nonno. Si vada quindi in Florida o in Marocco (e lì canterò un motivetto della mia gioventù che faceva “Sotto le palme di cocco, laggiù nel Marocco, bruciato dal sol…”), mi va bene tutto. Dopodiché, tu ti tieni i tempi tuoi e io mi tengo i miei.
Tuo padre.
(24/11/2011)
Ah! Le “vacanze” d’una volta!
Ok, papà – mi commenterai – preso atto di ‘sto sfaccimme turistico-vacanziero mi viene da chiederti: ma tu, finite le scuole, cosa facevi? Beh, figliolo, la vita, nel dopoguerra, l’era dura e dove andare in vacanza non costituiva un problema come per voi adesso (liberi, ad esempio, di scegliere in che Villaggio andare, mentre ai nostri padri e fratelli maggiori i Lager venivano assegnati d’autorità). Noi si andava al Ticino, in bicicletta (bastava averla) o in terza con la Nord (80 lire andata e ritorno Novara-Ponte di Galliate). E lì si faceva il bagno. In un’acqua tanto pura che quando si aveva sete ci tuffavamo a berla. Il Milone, avvistate le trote a cinque metri di profondità (si parlava di acqua limpida) si immergeva a pescarle (ancorché non esistessero costosi Centri Sub con istruttori ‘fighi’) mentre io, facendo da palo casomai passasse di lì il guardapesca, cacciavo, anzi scacciavo quegli stessi tafani oggidì divoranti ricchi turisti in posti esotici che forse non gli piacciono nemmeno (come tutti i posti con tafani) ma ci vanno solo perché cari e quindi di moda.