La prima immagine di Porto, mentre l’aereo scende nel buio di una serata di novembre, sono le luci che disegnano il profilo della città è di riflesso illuminano in parte il cielo scuro e stellato. Come spesso accade, non c’è nulla di organizzato, al di là della partenza, decisa da tempo; ciò non esclude che grande sia l’aspettativa per quello che sarà possibile vedere.
Nella città “proibita”
Dopo un cambio di treno a Trinidad, esco dalla Porto sotterranea per emergere in Avenida dos Aliados verso mezzanotte. L’impatto è incredibile; la piazza ricca di edifici storici illuminati è veramente maestosa e scenografica. Rimango a bocca aperta; raggiunto l’hotel, lo abbandono subito per uscire di nuovo per visitare la Porto più vera, perdendomi nel nella notte che invade i vicoli deserti. Finisco nella zona nella quale si tiene il mercato del pesce, dimora d’occasione di una colonia di gatti. Procedo poco oltre, verso la Cattedrale e le vie strette e buie che la circondano. La prima impressione che ho dei portoghesi è che non siano gente particolarmente amichevole; mentre passeggio, vedo ragazzi e uomini incappucciati nascondersi dietro le macchine parcheggiate lungo la via, mentre si scambiano strane occhiate. Decido di abbandonare la zona, che rimarrà nel mio ricordo come una “possibile” zona malfamata!
Sulla metropolitana
Una volta a terra, ecco la metropolitana che dall’aeroporto raggiungerà l’hotel.
La speranza che si tratti solo di poche fermate è resa vana quando, poco dopo, ci si rende conto che il viaggio durerà circa un’ora; curiosa di immergermi nella nuova realtà, cerco di individuare le sagome degli edifici nel buio che tutto avvolge. Pochissime le luci accese anche all’interno dei palazzi; solo qualche insegna al neon di negozi ormai chiusi illumina debolmente tratti di strade deserte.
Le carrozze del treno brulicano invece di vita e di colore: viaggiatori stanchi che desiderano raggiungere l’hotel al più presto; ragazzi durante in uscita serale che tengono compagnia per qualche fermata; lavoratori provati dal lavoro della giornata, ancora in divisa, che parlano al cellulare; due ragazzine che divorano interi pacchetti di caramelle. A parte me, non c’è turista che non stia pianificando la visita del giorno successivo con una mappa in mano, una guida, o addirittura un navigatore con il percorso memorizzato: come spesso accade, sembro l’unica ad essere partita con uno zaino e tante idee.