Gandhi, nei luoghi e nell’aria
Fanno però eccezione due eccellenti visite di differente motivazione. Il “Calico” Museum of Textiles varrebbe da solo uno stop ad Ahmedabad per il fascino dei tessuti, antichi e moderni, provenienti da tutta l’India, esibiti nel regale palazzo della Sarabhai Foundation.
Al Sabarmati Ashram (posto, eremo, comunità di meditazione della vita hindu) comincia la conoscenza di Gandhi destinata ad approfondirsi in altre località del Gujarat (da Amhedabad, nel 1930, il Mahatma, grande anima, iniziò quella ribelle quanto pacifica Marcia del Sale (180 km a Dandi, sulla costa) che all’impero inglese fecce più danni di una battaglia perduta.
Autisti indiani: meglio di Alonso!
Partiti da Ahmedabad basta poco per capire che in India la “media oraria” è (astrazione facendo dalle strade) un concetto irreale datosi che, non solo in città, si guida angosciati da 2 incombenti X incognite, per non dire pericoli: lo spuntare di una vacca ‘sacra’ godente religiosa precedenza (e se la eviti puoi però tirar sotto un pio cittadino che civicamente ne cura l’incolumità) e l’ingombrante apparizione di un minitaxi alias autoriksciò proveniente dal nulla come una zanzara. Una sola cosa è comunque certa: in India il più imbranato degli automobilisti vale 10 Fernando Alonso quanto a prontezza di riflessi (e un carattere – non solo gli chauffeurs – a dir poco invidiabile: tutti ti salutano, sorridono, ambiscono essere fotografati con te, da cui il dubbio che è forse meglio campare un pochino meno ricchi).