Donne rese belle dai “vegetable colours”
Dopo poco più di 120 chilometri, superato qualche cammello trainante carri agricoli, si arriva a Patan per la visita del Rani-Ki-Vav, che la guida-cicerone e le guide scritte si ostinano a definire “un pozzo a gradini” mentre (arte ed estetica prevalgano su vicende idrauliche) trattasi di un magnifico, quasi millenario tempio hindu scavato sottoterra anziché all’insù. E a Patan, con una sosta in atelier ovviamente rinomato e pluripremiato – in questo caso per i Sari di seta Patola dai bei vegetable colours – inizia pure la canonica liturgia, con ascendente shopping, della visita ad artigiani ed artisti (peraltro molto dignitosi e mai tampinanti all’acquisto, l’esatto contrario dei suk arabi). Risaliti sul minibus, dopo una mezzoretta a scansare lattifere da evitare e taxi-zanzare, ecco a Modhera lo splendido Tempio del Sole (fianco a, questo sì, un ‘pozzo – meglio dicasi – bacino a gradini’). Parimenti all’altrettanto noto (e contemporaneo) Konark Temple nell’Orissa (per un po’ probabile Off Limits per i viaggiatori italici), il giorno dell’equinozio i primi raggi dell’alba fendono questo ammirevole monumento di Modhera per illuminare Surya, dio del Sole. Dall’arte hindu alla natura, nel deserto (nella prossima puntata pure un safari ad asini selvatici). (05/04/2012)