Domenica 23 Febbraio 2025 - Anno XXIII

Tunisia da millenni crocevia di culture

Incuneata fra Algeria e Libia, primo approdo africano dell’Europa, è stata oggetto nel tempo dell’interesse di popoli diversi. Dopo i fenici e i romani è la volta dei vandali, seguiti da bizantini, arabi, normanni, turchi e infine dai francesi

Tunisia da millenni crocevia di culture

La Tunisia ha da poco chiuso il capitolo con il regime di Zine el-Abidine Bel Ali durato 23 anni. La rivoluzione del Gelsomino ha prodotto tanti cambiamenti e suscitato molte speranze. Il paese che sta lentamente ritrovando la sua via democratica ha una storia millenaria ed è stato crocevia di culture. Il ricordo della città fenicia di Cartagine (Carthago) fondata nell’anno 814 a.C. ci accompagna dai libri di scuola. Nel sesto secolo a.C. Cartagine si impone come la più grande potenza commerciale del Mediterraneo, entrando inevitabilmente in conflitto con le città greche di Sicilia: Naxos, Siracusa, Agrigento. Con la terza guerra punica, Cartagine viene distrutta e inizia la colonizzazione da parte dei Romani, intensificata successivamente prima con Giulio Cesare e poi con Ottaviano Augusto. La “provincia” d’Africa, grazie al clima favorevole, rappresenta una zona di approvvigionamento, divenendo (unitamente alla Sicilia) il principale “frumentarium subsidium” per Roma. Quando nel 402 i Visigoti di Alarico invadono l’Italia, molti nobili romani si trasferiscono in Africa. Tracce indelebili della presenza di Roma sono testimoniate oggi dall’imponente anfiteatro di El Jem, il più grande del Nord Africa; un vero colosso ben conservato, la cui maestosità genera sensazioni di stupore e allo stesso tempo, inquietudine. Altri siti archeologici di epoca romana sono quello di Dougga, il meglio conservato e quelli di Thuburbo Majus, Bulla Regia, Maktar, Sbeitla. L’antichissima storia di questo Paese ne fa oggi un luogo di grande interesse per il viaggiatore moderno e in modo particolare per gli italiani, vicini geograficamente e culturalmente più di quanto si possa supporre.

I tesori del Museo del Bardo
Museo del Bardo a Tunisi
Museo del Bardo a Tunisi

Nel libro Mille luoghi da vedere nella vita di Patricia Schultz, nella sezione dedicata alla Tunisia, l’autrice si mostra assai selettiva. Segnala solo il Museo del Bardo di Tunisi e il villaggio costiero di Sidi Bou Said, nei pressi di ciò che rimane dell’antica Cartagine. Il Museo del Bardo, fondato nel 1888 e ospitato nell’omonimo Palazzo a cinque chilometri dal centro di Tunisi, racchiude la più grande e stupefacente raccolta di mosaici di epoca romana al mondo. Addentrarsi nelle sale di questo museo è un’esperienza straordinaria che aiuta a scoprire fino a quali livelli sia potuta giungere l’arte del mosaico. La tecnica musiva nella provincia romana d’Africa si sviluppa nel III e IV secolo d.C.; oggi sono circa un migliaio le decorazioni pavimentali, i ritratti (quadretti di diverse dimensioni) che ricoprono le pareti e i pavimenti del Bardo, in una tale concentrazione e varietà di disegni raffigurati da lasciare storditi. Mosaici che celebrano il susseguirsi delle quattro stagioni, scene di caccia e pesca, di allevamento, di momenti di vita nelle ville. Straordinari, anche per l’uso della prospettiva, i mosaici a tema mitologico come il “Trionfo di Dioniso”. Interessanti anche i mosaici del IV secolo che rivelano i primi influssi bizantini. Bisognerebbe concedersi almeno tre ore piene per poter apprezzare la magnificenza di questi lavori, cercando di evitare i periodi di maggior affollamento, perché ininterrotto è il flusso di turisti. Si esce da questo luogo come si esce da una esposizione fotografica: una lunga sequenza di immagini che ci raccontano scene di vita quotidiana dell’aristocrazia romana.

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Vestigia romane e la Medina di Tunisi
Dougga è il sito archeologico romano meglio conservato, inserito nel patrimonio Unesco
Dougga è il sito archeologico romano meglio conservato, inserito nel patrimonio Unesco

Di gran lunga più interessanti gli altri siti archeologici già menzionati e in particolare quello di Dougga, a centosei chilometri a sud-ovest della capitale, che sorge su un colle a cinquecentocinquanta metri sul livello del mare, circondato da magnifici ulivi. Qui l’insediamento urbano originario è ancora ben distinguibile: il campidoglio, il foro, il teatro, le terme, numerosi templi e archi di trionfo. Ugualmente interessanti quelli di Boulla Regia e di Sbeitla. In quest’ultimo, straordinari sono i resti dei tre templi che si ritiene siano stati dedicati a Giove, Giunone e Minerva, edificando un tempio per ogni divinità, invece di un unico edificio dotato di tre nicchie o tre cappelle, come in genere si usava fare. Bisognerebbe dedicare almeno una mezza giornata alla visita di questi siti spettacolari, specie in prossimità del tramonto. Trunisi, la capitale, si caratterizza per la presenza dell’antico nucleo rappresentato dalla “Medina”. Un fascino misterioso, talvolta cupo e inquietante per i viaggiatori europei, rivestono i suoi “souk”, dove sembra che la vita sonnecchi in attesa dei compratori occidentali, mentre, fuori dalla Medina, il fervore della città moderna, che aspira a candidarsi a città del Mediterraneo aperta al progresso, fa sentire il suo fremito, in una fusione sapiente tra passato e futuro, tradizione e modernità.

Tozeur la gialla
Tra i vicoli di Tozeur con i mercati all'aperto e ovunque tappeti
Tra i vicoli di Tozeur con i mercati all’aperto e ovunque tappeti

Lasciando la città santa di Kairouan e dirigendosi verso sud, una tappa merita senz’altro la frizzante cittadina di Tozeur, nota per la sua particolare architettura, in mattoni gialli a rilievi geometrici, nonché per essere la zona di produzione dei migliori datteri del paese, tra cui spicca la qualità detta “dita di luce”. Anche qui si trovano tappeti a profusione, realizzati con lana di cammello, che riproducono per lo più motivi berberi. Ancora oggi a Tozeur gli occhi sorpresi dei viaggiatori possono imbattersi in donne affaccendate, vestite di un lungo abito nero che copre anche il capo, contrassegnato da una riga bianca, a indicare la provenienza da Tozeur, o da una riga azzurra se la donna arriva dall’oasi di Nefta. Mentre gli uomini, con garbo e appena possono, manifestano la loro curiosità: passeggiando tra i vicoli di Tozeur, infatti, non è raro che un uomo anziano, maestoso nel suo incedere, con la barba bianca e avvolto da un mantello di pesante lana marrone, vi avvicini curioso di sapere da quale paese arrivate e che, dopo aver scambiato qualche parola in francese, vi saluterà cordialmente, augurandovi di proseguire il vostro viaggio con un “Que Dieu vous protège” . Le oasi di Tozeur e Nefta, a nord ovest del grande lago salato, Chott el Jerid, offrono agli occhi un palmeto incredibilmente florido. A sud est, si può completare il viaggio nel villaggio desertico di Douz, noto in tutto il mondo perché sede, a fine dicembre, del Festival del Sahara, occasione di incontro per Tuareg e Berberi che arrivano da tutti i paesi del Maghreb. È da qui che ci si spalanca innanzi un altro volto ancora di questo piccolo ma poliedrico Paese: l’emozionante universo del Sahara.

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Sidi Bou Said, villaggio degli artisti
La bicolore cittadina Sidi Bou Said, dove prevale il bianco e il blu
La bicolore cittadina Sidi Bou Said, dove prevale il bianco e il blu

Dalla vita degli antichi romani evocata dai mosaici, si può ritornare al presente, concedendosi una rilassante escursione a Sidi Bou Said. Il villaggio apprezzato da André Gide e Paul Klee è situato in un punto panoramico da cui si gode la vista del golfo di Tunisi. Una successione di piccoli edifici bianchi, ravvivati dall’azzurro di porte e finestre, impreziositi dal gelsomino – che qui comincia a sbocciare a fine maggio – e dalla buganvillea, caratterizzano il volto di questa località. Curiosi i balconi, i “moucharabieh”, interamente chiusi, anche per consentire un tempo alle donne, non viste dietro le imposte, di “partecipare” alla vita sociale. Sidi Bou Said è una destinazione inserita in tutti i tour organizzati in Tunisia e quindi, anche qui, non mancheranno gruppi più o meno numerosi di turisti. Ma basta allontanarsi un poco dalle vie più centrali, per godere della armoniosa alchimia di profumi, suoni e colori che questa raffinata cittadina arabo-andalusa è in grado di comunicare. Ritornando verso Tunisi e passando accanto al Palazzo presidenziale, si possono visitare i pochi resti di ciò che è stata un tempo la città-stato di Cartagine: oggi rimangono tracce delle terme di Antonino, del teatro romano, di alcune ville. Ma ciò che colpisce chi oggi vi si reca è la posizione ideale sul mare, in zona collinare, protetta da una laguna.

Kairouan, dove l’Islam è più “dolce”
La grande Moschea a Kairouan
La grande Moschea a Kairouan

Una realtà che ci offre insieme il volto culturale e artigianale della Tunisia è rappresentata da Kairouan, terza città santa dell’Islam dopo le arabe Mecca e Medina. Grazie alla Grande Moschea edificata nell’anno 670, è meta di pellegrinaggio di fedeli e si afferma come importante centro di diffusione culturale a partire dal IX secolo. Ma la città è anche nota per la tradizione del suo artigianato e in particolare per i tappeti, di cui può vantare il primato della produzione in tutto il paese. Oltre alla splendida moschea, va senz’altro visitata almeno la più famosa tra le “Zaouia” (termine che indica un mausoleo o scuola coranica): quella di Sidi Sahab, altrimenti nota come mausoleo del Barbiere, cosiddetto perché ospita la tomba di un compagno di Maometto che usava portare con sé tre peli della barba del Profeta. Marmi, stucchi e maioliche tunisine contribuiscono a fare di questo piccolo edificio un vero gioiello, nel quale architettura e arte decorativa si sposano magicamente. Ma anche i souk qui conservano un’autenticità e un’atmosfera non riscontrabili altrove. Dopo aver ammirato i tappeti musivi del Bardo, qui ovunque si inciampa in bazar di tappeti di lana, cotone e seta. Oltre ai tappeti è il cibo che merita una particolare attenzione; da esplorare sono soprattutto le pasticcerie, accolti con estrema gentilezza e professionalità dai proprietari. La raffinata delicatezza dei dolci locali è sorprendente. Accanto ai “makrouds”, a base di datteri, un variopinto assortimento di piccoli pasticcini finemente decorati, sono di per sé un esempio di altissimo artigianato: troppo preziosi per essere consumati in un attimo.

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