Voglio raccontarvi di un’opera di ingegneria militare di altissimo valore: il Forte di Fenestrelle. Quando mi chiedono la ragione del mio interesse per la storia militare rispondo che, sfortunatamente, l’ingegno dell’uomo è rivolto prima a scopi bellici e poi a quelli pacifici. Gli sforzi che il genere umano compie per trovare sempre nuovi ingegni di guerra meriterebbero scopi ben più nobili ma è indubbio che i risultati pratici siano incredibili. Che piaccia o meno siamo costretti ad ammettere che il “progresso” della scienza e della tecnologia è bagnato del sangue dei caduti in guerra. Di esempi in questo campo ce ne sono a bizzeffe.
Avanti Savoia!
Non sarà bello dirlo ma i Savoia raramente hanno terminato una guerra al fianco di coloro con i quali l’avevano iniziata… Anche in questo caso: inizialmente più o meno alleati della Francia passarono nel 1703 nel campo avverso, una volta fiutato il vento che tirava (per inciso, la scelta fu, a posteriori, ottima perché con la Pace di Utrecht del 1713 Vittorio Amedeo ottenne anche il titolo di Re di Sicilia). In tutto questo il nostro Forte di Fenestrelle ebbe la sua parte perché nel 1708 fu finalmente occupato dai piemontesi. Finita da un po’ la Guerra di Successione spagnola, nel 1720, l’ormai Re Vittorio Amedeo II incaricò il Conte Ignazio Bertola d’Exiles, Primo Ingegnere di Sua Maestà, di adeguare le fortificazioni di Fenestrelle. Decisamente fece un ottimo lavoro. Bertola concepì uno sbarramento della valle come una gradinata lunga 3 chilometri su un dislivello di 635 metri. Un’opera grandiosa che occupa 1,3 milioni di metri quadrati costruita in pietra e muratura; un insieme di forti (Carlo Alberto, San Carlo, Tre Denti e Delle Valli), polveriere, fortificazioni ridotte, casematte e cannoniere collegati dalla scala coperta: 4.000 gradini (anzi: 3.996) alcuni alti e stretti, altri lunghi e abbastanza bassi, scavati in una galleria artificiale con pendenza variabile che cambia costantemente. Una volta erano continuamente percorsi dai muli i quali salivano e scendevano da soli per portare i rifornimenti. Sopra la scala coperta un altro camminamento all’aperto lungo due chilometri, chiamato “Scala Reale” perché fatto costruire da Carlo Emanuele III.
La vita dura
La visita del Forte Finestrelle è sicuramente emozionante. Le guide volontarie sanno bene come far calare i loro visitatori nell’atmosfera dei tempi e del luogo. Come si può ben immaginare le condizioni di vita erano durissime, a cominciare dal vitto. Scarso, poco appetibile e, ovviamente, freddo ora che arrivava dalle cucine, collocate nei sotterranei del Padiglione degli Ufficiali e Prigione di Stato nel corpo principale nel Forte San Carlo, fino alle ultime ridotte del Forte delle Valli, proprio in cima al monte. L’unica attenzione era per l’acqua. Sempre disponibile, fresca e soprattutto pulita, convogliata in una cisterna sotterranea. Si entra nel forte passando da un ponte levatoio e percorrendo una breve galleria che fa capire lo spessore delle mura e si arriva nella Piazza d’armi. A destra il Padiglione degli ufficiali, a sinistra il Palazzo del Governatore e di fronte l’ex chiesa che ospitava il magazzino per i proiettili d’artiglieria come è testimoniato dalle scritte sulle colonne dell’edificio che indicano il calibro del proiettile lì depositato. Subito a sinistra dell’ingresso c’è l’imbocco della galleria coperta da dove si sale verso i primi bastioni e i risalti. Se si riescono a dimenticare per un attimo gli scopi a cui il forte è servito, si può certamente dire che è veramente bello, vuoi perché è costruito interamente in pietra grigia chiara, vuoi per la splendida posizione immersa nei boschi. La valorizzazione di Fenestrelle passa anche attraverso un ottimo ristorante al suo interno e al progetto dell’apertura di un ostello con una sessantina di posti letto.
Una zona turbolenta di confine
Cominciamo dal luogo. Siamo in Piemonte, in Provincia di Torino, in Val Chisone, una valle che, a Ovest, confina direttamente con la Francia e costituisce l’asse naturale di penetrazione Monginevro-Pinerolo verso la pianura e, in buona sostanza Torino. Si capisce subito che sia un luogo altamente strategico, anche perché le altre vie sono più difficili, dal punto di vista militare perché più strette e meglio difendibili da un’armata proveniente da Ovest. E qui passiamo al secondo punto: perché mai un esercito dovrebbe scendere verso Torino o, al contrario salire verso la Francia?Torniamo indietro alla fine del XVII Secolo, in Francia regnava incontrastato Luigi XIV, il “Re Sole” e il Piemonte era ancora lontano da essere un Regno ma pur tuttavia i Duchi di Savoia scalpitavano per ritagliarsi una posizione più importante sul panorama europeo. Per sì, per no, il monarca francese fece costruire nel 1694 un primo forte (Forte Mutin) proprio a Fenetrelle che allora apparteneva ai suoi domini. E fece bene, perché nel 1701 scoppiò quella che si può considerare la prima guerra globale in Europa: la guerra di successione per il trono spagnolo. Un conflitto che univa le ragioni dinastiche (Asburgo vs. Borboni) a quelle più praticamente economiche (i ricchissimi possedimenti della Corona spagnola). Per la nostra storia interessa sapere cosa fece Vittorio Amedeo II di Savoia.
Forte Finestrelle un capolavoro recuperato
Insomma un’opera militare possente e praticamente inespugnabile, è stata impiegata più che altro come prigione politica e reclusorio militare. Tra i tanti ospitati loro malgrado fra quelle spesse mura ricordiamo il cardinale Bartolomeo Pacca, segretario del Papa Pio VII prigioniero di Napoleone dal 1809 al 1813. La sua cella è probabilmente la stanza più “bella” grande e con due ampie finestre panoramiche. Peccato che, a quei tempi, le finestre non avessero vetri e il vento impediva al camino di funzionare, cosa poco gradevole visto che in Val Chisone gli inverni non sono propriamente miti. Dopo la II Guerra Mondiale il Forte Finestrelle perse la sua funzione anche perché il trattato di pace del 1947 tra Italia e Francia lo prevedeva espressamente. Andò così incontro al degrado fino agli anni ’90 quando con un’operazione tipicamente italica un gruppo di appassionati creò l’Associazione Progetto San Carlo per recuperarlo e valorizzarlo. Con un grande lavoro sono riusciti a recuperare le strutture e a organizzare le prime visite guidate oltre che a manifestazioni estive di spettacoli. Fortunatamente anche il pubblico e società private si sono accorti del grande valore turistico e storico del forte e hanno cominciato a sostenerlo. I lavori di restauro e manutenzione sono proseguiti e oggi il complesso si può definire in buona salute. Al suo interno hanno trovato spazio il Museo del 3° Reggimento Alpini che aveva un suo Battaglione ospitato proprio nel forte (dal quale prendeva il nome) e la Collezione Isoli, una raccolta di oltre 300 animali imbalsamati provenienti da tutto il mondo.
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