Un tempo Bali, visitata da quei pochi ricchissimi turisti che potevano permettersi lunghi periodi di vacanza e costose crociere intorno al mondo, era conosciuta come l’isola di Mata Hari (ma se si eccettua una peraltro possibile e veloce, quanto non nota, visita dalla vicina Giava in cui abitò per qualche anno, la bella olandese dai nerissimi occhi con Bali ebbe poco da spartire). Successivamente, sbiaditasi l’immagine storica dell’ammaliante spia – ballerina (danze imparate in Indonesia), resa immortale più dal cinema che dalla storia, questa dolce isola dell’arcipelago indonesiano divenne sinonimo di località esotiche e di viaggi costosi. Anche se la sempre maggior capienza dei jet moderni e le allettanti tariffe aeree proposte per incentivare il turismo di massa hanno aperto le porte di Bali ad un numero di viaggiatori costantemente crescente, l’isola offre ancora molte possibilità di conoscere un mondo diverso, di trascorrere una vacanza non circoscritta ad abbronzatura e drink sui bordi della piscina.
Dipinti naif e ricco artigianato
Vulcanica, ricca di laghi e fiumi, rigogliosa quanto a vegetazione e generosa per i frutti della terra ricavati senza enorme sforzo dai suoi abitanti, Bali offre paesaggi indimenticabili: le risaie a terrazza (quante tonalità di verde, forse solo di poco inferiori alle 47 vantate dagli irlandesi nei panorami della loro terra) i palmizi agitati dal vento, un verde dalle molteplici tonalità sono più che sufficienti a entusiasmare il fotografo. Se ci si addentra nell’interno, non è difficile dimenticare la piscina o le acque calde della laguna disegnata dal Reef, nella parte meridionale dell’isola su cui sono sorti i grandi alberghi. A Ubud, capitale – villaggio dei famosi dipinti naif si può anche trascorrere un pomeriggio alla non facile ricerca di ciò che vale, non tanto in termini economici quanto artistici. La vita costa infatti assai poco da queste parti e le tante opere di buoni artisti precari non costituiscono una spesa eccessiva per il viaggiatore, ma danno una buona mano all’economia di Bali (lo stesso dicasi di stoffe, artigianato, abbigliamento).
Induismo, impronta locale di Bali
Oltre alle ragionevoli dimensioni, più o meno quelle della Liguria con circa 2.200.000 abitanti, e a un ridente paesaggio che la rende abitabile pressoché ovunque, ciò che permette al turista non soltanto balneare di vivere a Bali un’esperienza diversa è senza dubbio la presenza dell’induismo. Senza troppo addentrarci nello studio delle religioni, è fuori discussione che il politeismo induista risulti meno greve e solenne del rigido monoteismo islamico. Alla disadorna moschea, qualche tappeto nelle più ricche e nient’altro oltre la vuota nicchia rivolta verso la Mecca, l’induismo oppone ad esempio il variopinto tempio, affrescato con le gesta della Trimurti, ingentilito da offerte ove la sostanza compete con la forma: composizioni floreali, cibi presentati con varietà di risvolti cromatici e figurativi, danze. E quelle balinesi sono appunto famose, destinate a onorare il numeroso mondo delle divinità dell’ “Agama-Hindu”, la versione locale dell’induismo.
Templi mistici, colorati, allegri
Da un millennio, talvolta a prezzo di lotte crudeli nelle quali era in gioco la stessa sopravvivenza, Bali erige migliaia di templi, dal grande “Sacro Tempio” a Besakih all’incantevole Tanah Lot costruito su uno sperone di roccia che sembra staccarsi dal mare – indimenticabile all’ora del tramonto – fino ai piccoli tempietti dei villaggi affioranti dalle risaie. Gran parte di questi luoghi di culto celebrano feste due volte l’anno, per cui non è impossibile per il visitatore essere presente a uno di questi toccanti momenti di religiosità, di misticismo, di colore, di allegria. Ne gode poi il fotografo, soprattutto quello dilettante e poco bravo, perché con tanta abbondanza di luci, colori e personaggi caratteristici si diventa tutti fotografi doc; ogni macchina, anche quella ‘usa e getta’, ogni pellicola è buona, il successo della propria foto è assicurato.
Golf d’altura
Il proseguimento dell’esplorazione nell’interno dell’isola condurrà poi a scoprire che alla Bali dei paesaggi marini e del folclore ne esiste un’altra, estremamente diversa: una Bali ‘montagnosa’. Non solo il golfista ma anche l’umile ammiratore della natura rimarranno sorpresi dalla bellezza del paesaggio che circonda, al centro dell’isola, il Bali Handara Country Club, un Golf 18 buche a più di 1200 metri di altitudine. All’interno di un cratere vulcanico abbellito da tre laghi, contornato da picchi montagnosi e verdi colline, sembra impossibile trovarsi a un’ora di volo dall’equatore.
(11/10/2012)