Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Ritorno in Egitto

Esperienze viaggiatorie egiziane per scoprire dapprima la bellezza delle acque di questa area del Mediterraneo sudorientale e spostarsi poi verso la mini baia di Duna Aguiba, spiaggia di El Obayed, una quindicina di chilometri a ovest di Marsa Matruh

Esperienze viaggiatorie Sorvolando il deserto
Sorvolando il deserto

Era tanto che non andavo in Egitto, là cominciai a viaggiare per davvero. In precedenza, studente, avevo sì affrontato gite all’estero, ma solo quelle scolastiche, tipo a Lugano o a Mentone. E a onor del vero mi ero anche spinto plus ultra, fino in Svezia, sennonché le bellezze a cui anelavo non erano artistiche o paesaggistiche.

(Ma si cerchi di capirmi: l’Italia di quei tempi era codina e bacchettona; mentre in Svezia bastava cantare Ciao Ciao Bambina – grazie Modugno e, come diceva il Duce, ti ritrovavi nudo alla mèta. Poteva anche capitarti – caso però rarissimo – che la mamma della conquistata svenska flycka ci portasse il caffè in camera).

Esperienze viaggiatorie: viaggiare per moda

Esperienze viaggiatorie

Più seriamente, andai in Egitto, a metà anni ’60. Esordendo nel tour operating mediante l’accompagnamento di viaggiatori in via di estinzione, progressivamente sostituiti dai meno curiosi turisti. I viaggi in Egitto iniziarono nel vittoriano 1869 con i primi travellers, ovviamente british, portati dal mitico Thomas Cook.

Dopo decenni di viaggi intelligenti la cosiddetta gente, salvo lodevoli eccezioni, prese a viaggiare perché un posto “era di moda” o “per riposarsi”. Facendo perdere al viaggio il valore della scoperta e della conoscenza. (Conferendo il cervello all’ammasso a villaggeschi “animatori” – la sola parola mi dà tristezza – obbliganti a fartela bene saltellando nel Ballo del quaquà).

Esperienze viaggiatorie e il turismo di massa

Ritorno in Egitto

Tanti i perché dell’avvento del turismo di massa nel Belpaese: il miracolo economico, la cultura un filino svalutata, la tivù nazionalpopolare predicante l’apparire e non l’essere, la quasi scomparsa dei borghesi (quelli con un libro sul comodino da notte, nel Belpaese confusi con i ricchi), infine, più recentemente, internet e il Low Cost. E non sono nè sofisticata né elitaria rara aves lamentando il diradamento dei “viaggi intelligenti”.

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Loney Planet, libro-guida per certo non snob con la puzzetta sotto il naso, proprio a proposito di Egitto (Luxor) lamenta che: “Oggi i visitatori rischiano di trovarsi circondati dai gruppi di viaggi organizzati e di perdersi nella calca” e prosegue informando con preoccupazione che “secondo gli esperti il turismo di massa costituisce la minaccia più grave per la salvaguardia dei monumenti”.

Esperienze viaggiatorie tra acque cristalline e sabbie color cipria …

Ritorno in Egitto

Ma torniamo ai faraoni. Terminati gli accompagnamenti turistici (ahhh a quei tempi se non andavi anche ad Aswan e Luxor mica potevi dire di essere stato in Egitto) sono rimasto a lungo lontano da quella terra, salvo un blitz con Mohamed nel Sinai da poco “liberato” dagli israeliani. Per vivervi una buffa vicenda: ai posti di blocco i soldati egiziani ci puntavano i mitra, Mohamed – generale carrista appena congedatosi nonchè mio ‘allievo apprendista tour operator’ – si presentava, dopodiché la truppa si metteva sull’attenti e partivamo salutati con il Presentat Arm.

Stavolta la mia gita è meno bellica ancorchè atterri all’aeroporto militare di Marsa Matruh (2300 km da Malpensa, 3h di volo). Perché prima di andare al Cairo (mèta della mia gita, vi si officia un congresso della Fijet, la federazione mondiale degli scrivani turistici) voglio vedere con i miei occhi la (dicunt) bellezza delle acque di questa area del Mediterraneo sudorientale. E scopro subito, appena l’aereo sta cominciando la discesa, che è vero! Sempre più vicine, ammiro acque cristalline in un tripudio di variazioni del blu, tra candide sabbie simili a cipria (scusomi per il banale paragone da dèpliant turistico, ma l’entusiasmo alla vista del bello gioca brutti scherzi).

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Esperienze viaggiatorie: “rinchiuso” in un Villaggio

Ritorno in Egitto

Atterrato, mi ritrovo smistato a quello dei 4 o 5 tour operators italiani che per le prossime 48 ore mi “internerà” nel suo Villaggio. Sarò anche esagerato nel ricorso a un verbo che sa tanto di Lager ma resta il fatto che mai, nella mia lunga milizia viaggiatoria, mi era stato impedito di evadere da un divertimentificio balneare “all inclusive” (o quasi, niente alcolici). I motivi per trattenerti tra le mura villaggistiche? Il “rischio” – si tentò di convincermi – di finir sotto un’auto (tutte balle, sulla Alessandria – Libia traffico quasi nullo eppoi chi scappa non pensa a ubriacarsi, come vidi accadere anni fa, sulla strada per Tripoli, ai camionisti libici, sbronzi di tunisina grappa di fichi sorseggiata prima di entrare nell’analcolico Paese di Gheddafi).

E il “pericolo” dei Beduini (che, zingari del deserto, di affari più o meno puliti – compravendita di terreni occupati chissacome, un po’ di hascisc trafficato, qualche arma contrabbandata – ne combinano a iosa, ma per certo non vanno a sfruculiare un pirla di turista che, stufo di stare in spiaggia e incapace di divertirsi a comando va a fare quattro passi con qualche pound egiziana in tasca (7 lire e 60 per un euro).

Esperienze viaggiatorie: verso la mini baia di Duna Aguiba

Esperienze viaggiatorie

Va però ammesso che questa parte d’Egitto in cui mi aggiro oltre a essere turisticamente l’ultima arrivata, per non dire brada, è pure un filino misteriosa per la vicinanza a un Paese, la Libia, dal futuro mica tanto certo. Ma quel che più impressiona sulla costa è la quantità di alberghi, residence e villaggi turistici, pochi terminati e operativi, alcuni in costruzione, tanti altri lasciati a metà (moltissime le case di abitazione, unici edifici senza problemi i condomini della tuttora potente casta militare).

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Ovvio pensare agli enormi capitali investiti (di chi? da dove?) e al marketing da inventare per fare arrivare (e come?) gli eserciti di turisti necessari a occupare tanti casermoni. Mah. Lascio la costa mediterranea (narrerò la tristezza della visita a El Alamein nella puntata dedicata ad Alessandria) imbarcandomi a Marsa Matruh su un bus per il Cairo (490 km, più di 6h, alla tivù 2 rumorosi film preceduti da una coranica preghiera). Non mi va via dalla testa la splendida mini baia di Duna Aguiba, spiaggia di El Obayed, una quindicina di km a ovest di Marsa Matruh. Come scritto in un antico cartellone pubblicitario di un ristorante torinese sull’autostrada Mi – To, la vista di quel ben di dio “Vale il viaggio”.

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