Giovedì 18 Aprile 2024 - Anno XXII

Addis Abeba, città d’argento

Addis Abeba case-in-lamiera

La capitale dell’Etiopia, Addis Abeba, è una città giovane. Il suo nome in amarico significa “nuovo fiore”. La città è nata dall’ostinazione della regina Taytu, moglie dell’imperatore Menelik. Oggi sono molte le contraddizioni ma è in continua mutazione urbanistica e antropologica

Addis Abeba EtiopiaL’argento, va detto subito, non è il metallo prezioso che tutti conosciamo. L’argento della capitale etiopica è il “mare” di tetti in lamiera che danno il benvenuto a chi arriva con l’aereo. Sotto i riflessi del sole, sono quasi belli a vedersi, addirittura suggestivi. Solo dopo si scoprirà che sono i tetti di una città nella città; quella “provvisoria”, in continuo divenire, che ad intervalli di tempo regolari fa posto all’altra “nuova”: case, palazzi, grattacieli, parchi, larghi viali che, intersecandosi, uniscono i molti quartieri della Addis Abeba moderna.
Una delle più grandi metropoli d’Africa, con i suoi quasi cinque milioni di abitanti. Una città d’altura (mediamente sui 2500 metri d’altitudine) che funge da centro motore per l’intero paese e che vanta una storia antica e importante (ad iniziare dal Regno di Axum, IV secolo a.C. – VII secolo d.C.) paragonabile ai grandi imperi del passato (romano, persiano, cinese ecc.). Quindi, l’argento dei tetti in lamiera delle baraccopoli, rappresenta uno scampolo di vita infinitesimale e provvisorio nel contesto storico di questa bella città.

Oggi baracche, domani grattacieli

Addis Abeba, Ethiopia (Foto: Lucio Rossi ©copyrighted)
Addis Abeba, Ethiopia (Foto: ©Lucio Rossi)

E a proposito di Merkato, questo è anche il nome di una inverosimile baraccopoli cittadina situata nel quartiere di Addis Kertema. Nessuna parola è più appropriata. È il mercato più grande del mondo, tagliato da due arterie dall’asfalto sconnesso e da centinaia di altre stradine che si intersecano e che pullulano di un’umanità straordinaria. C’è di tutto e si trova tutto, a Merkato, ma la vera protagonista è la folla: commercianti, poliziotti, semplici curiosi, “santoni” di tutte le religioni e un’umanità dolente e questuante di “meskin” (mendicanti) mentre chi sta meglio incede strombazzando su costosissimi pick-up giapponesi e gesticola al vento con gli ultimi modelli di telefonini portatili.
Frattanto Addis Abeba va avanti: qui sorge un avveniristico grattacielo d’acciaio, dai vetri azzurrati, là un quartiere di case che saranno dimora per chi se lo potrà permettere; tutto il resto seguirà la regola non scritta della “giungla” cittadina. Le baraccopoli, nel giro di pochi anni, spariranno, sostituite da nuovi spazi verdi, nuove strade, case basse e case alte: variegati “status symbol” di chi ce l’ha fatta.

Frenesia edilizia

Le grandi vie che sono "i legacci" che legano la città di Addis Abeba
Le grandi vie che sono “i legacci” che legano la città di Addis Abeba, Ethiopia (Foto: ©Lucio Rossi)

Addis Abeba, il cui nome in amarico significa “nuovo fiore”, è una capitale giovane, con poco più di cento anni di vita. È nata dall’ostinazione della regina Taytu, moglie dell’imperatore Menelik, che ne aveva piene le tasche dell’umidità e del freddo dei monti a nord di Entoto e tanto fece e brigò finché il sovrano costruì il palazzo imperiale nel centro della salubre conca che oggi ospita la capitale. Naturalmente il palazzo degli ex sovrani è circondato da grandi parchi, da giardini ben curati, così come lo sono altri edifici importanti della capitale: quali ad esempio il grande complesso dell’Hotel Hilton, con verde, piscine, viali, fontane; il tutto racchiuso da una muro di recinzione al di là del quale, anzi, addossate al quale, vi sono baracche fatiscenti e strade polverose che uniscono questi ghetti – di probabile prossima dissoluzione – alle altre arterie asfaltate della città. Per avere un’idea dello sviluppo urbanistico convulso di Addis, basta dare un occhio a destra e a sinistra quando si percorre una qualunque strada. Stabili in costruzione ce ne sono moltissimi e sono tutti “velati” da vertiginose impalcature in legno di eucalipto sulle quali compiono pericolose evoluzioni un gran numero di operai. Poi è il “mercato” e l’andamento dell’economia del paese che stabiliscono quali palazzi arrivino ad essere ultimati e quali altri debbano restare, magari per anni, semplici scheletri di cemento.

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Dai piccoli agglomerati, una città

Addis Abeba, Case con i tetti in lamiera (Foto: Lucio Rossi ©copyrighted)
Addis Abeba, Case con i tetti in lamiera (Foto: ©Lucio Rossi)

Provate a immaginare un altopiano che ondeggia fra i duemila e i tremila metri d’altezza. Si presenta in parte arido e in parte coperto da fitta vegetazione, specie da eucalipti dalla rapida crescita, che in alcuni punti sono stati sacrificati per edificare le prime aree abitative, ben separate le une dalle altre.
A macchia di leopardo, questo verde si è trovato a circondare le case, le residenze regali, gli edifici di rappresentanza di Arada, Gala e Gela Sefer e via via, per cerchi concentrici, le zone di Adis Ketema o del Merkato, di Aware verso nord, mentre sul lato opposto si sono sempre più allargati i quartieri di Lideta, Kirkos, Vrael fino a Bole, dove c’è l’aeroporto.

Volto di donna. Addis Abeba, Ethiopia. (Foto: Lucio Rossi ©copyrighted)
Volto di donna. Addis Abeba, Ethiopia. (Foto: ©Lucio Rossi)

Questi agglomerati, che per lungo tempo hanno vissuto quasi “staccati” uno dall’altro, grazie alla vegetazione che li circondava tutti, formano ora un corpo unico collegato dalle grandi arterie di scorrimento che rigano la capitale in ogni senso. Da nord a sud, ecco i viali Intoto, King George, Dajazmach Balay Zelaka, Churchill, Ras Biru, Dajazmach Bayene Merid ed altri ancora, mentre da ovest a est serpeggiano il Fitatwrari Pabta Giyorgia che prosegue nel Fitatwrari Gebeyehu; poi c’è la Ras Mekonin Avenue, che si apre nella famosa piazza Abiot, circolare e a gradinate di terra battuta, prossima allo stadio; la palazzina bianca di fronte alla gradinata era il pulpito dal quale Menghistu arringava la folla. Superata la piazza, illuminata da una miriade di lampioni a bocce rotonde che paiono, contorti come sono, tante strutture di DNA, ha inizio la Yomo Kenyatta Avenue che prosegue nella Asmara Road. Ecco, queste grandi vie sono i “legacci” che uniscono Addìs Abeba o AA, come viene chiamata sbrigativamente dai suoi abitanti.

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Etiopia, terra di contrasti

Giovane venditrice di oggetti di paglia. Addis Abeba, Ethiopia (Foto: Lucio Rossi ©copyrighted)
Giovane venditrice di oggetti di paglia. Addis Abeba, Ethiopia (Foto: ©Lucio Rossi)

E tutti gli altri? Fuori, all’esterno, più lontani da Addis, a creare altri concentrati di varia umanità impossibile da descrivere, se non la si vede con i propri occhi. In questo processo di continua mutazione urbanistica e antropologica, le cui “provvisorietà edilizie” sono misurabili in alcuni decenni, Addis Abeba fa veramente concorrenza a Calcutta, Bombay, Manila, Il Cairo. Comunque la grande “AA” è città attraente e vivibile, pur con le sue indubbie contraddizioni. Ad esempio, il clima che la caratterizza; situata al centro degli altipiani, ha un clima gradevole di giorno e fresco di notte. Già, perché altrove, nel paese, il clima varia a seconda dell’altitudine.

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Etiopia, Omo River (foto Rod Waddington)

L’altopiano centrale è quello che offre le condizioni di vita migliori, con temperature medie annue che variano dai 16° ai 20° centigradi, mentre a nord est (depressione della Dancalia) e in prossimità del Mar Rosso e ancora a ovest, nei pressi del confine con il Sudan o a sud, nella terra degli Omo, si registrano temperature torride che complicano non poco l’esistenza. La stagione principale delle piogge va da metà giugno a metà settembre. A sud le grandi piogge cadono in aprile e maggio e le piccole piogge si verificano in ottobre e novembre. Ciò non toglie che le numerose montagne dei rilievi centrali, ricche di foreste, di acqua e di parchi naturali, consentano una “respirabilità” che i cittadini della capitale apprezzano senza riserve. Ma le popolazioni etiopiche sono tantissime, diverse per razza, religione, dislocate ai quattro angoli del vasto paese.

Mosaico etnico-linguistico

In preghiere davanti alla moschea. Addis Abeba, Ethiopia (Foto: ©Lucio Rossi)
In preghiere davanti alla moschea. Addis Abeba, Ethiopia (Foto: ©Lucio Rossi)

Gli Oromo (o Galla) unitamente agli Ambara, raggiungono assieme poco più del 60% della popolazione d’Etiopia. Sono le due etnie principali, seguite da altre dislocate nei vari punti del paese: Tigrini, Somali, Sidama, Afar (bellicose popolazioni dancale unite dal kalashnikow e dalle pecore al pascolo); non mancano poi, specie ai bordi dell’ex impero abissino, altre etnie di minore importanza. La lingua ufficiale è l’Amarico, anche se, in pratica, vi sono tante lingue quante sono le etnie presenti (circa ottanta); fra le più diffuse, il tigrè, il somalo e persino l’italiano per motivi di storia recente. L’Amarico, parlato nel centro del Paese, è la lingua amministrativa mentre il Tigriya, usato nel nord e l’Orominya, parlato nel sud, godono di uno statuto semi-ufficiale.
L’Amarico impiega ben 231 caratteri (le macchine per scrivere sono un vero “gioiello” di tecnica meccanica!) mentre l’inglese, insegnato nelle scuole, è ancor oggi parlato poco e male.
La religione è dominata dalla Chiesa Ortodossa Etiope (35% del totale) che fa parte della Chiesa Copta con sede ad Alessandria d’Egitto. Il cristianesimo è stato introdotto nel regno di Axum dalla Chiesa Egiziana Copta nel VI secolo. La religione più diffusa (45%) è quella musulmana, praticata soprattutto dagli Oromo, il maggiore gruppo etnico del Paese. Gli animisti assommano al 12% della popolazione; vi sono poi minoranze cristiano-cattoliche. Così diversi e così sparpagliati nell’immenso paese (oltre un milione di chilometri quadrati la superficie!) gli etiopi si ritrovano uniti e convinti di esserlo a tavola, quando carni, verdure e intingoli vari vengono consumati con la “injera”, una specie di piadina spugnosa a base di farina di miglio (teff, una pianta locale). È il pane locale, base dell’alimentazione etiope e garanzia di unità e di vita.
Info per visto elettronico: www.it.ethiopiaetravelling.com/

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