Domenica 5 Maggio 2024 - Anno XXII

La montagna (e la sua salvaguardia) nel cuore

Questa settimana vi proponiamo un brano tratto da “Rifiuti verticali”, Alpine Studio Editore. Una testimonianza delle numerose lotte ambientali condotte in montagna. Una presa di coscienza degli autori che, a un certo punto della loro evoluzione come alpinisti e come uomini, sentono che è irrinunciabile la difesa di un ambiente fragile come quello della montagna

Settembre 2001, Ghiacciaio delle Platigliole (Stélvio). Luca De Franco impegnato a disseppellire da neve e ghiaccio un pilone dello skilift
Settembre 2001, Ghiacciaio delle Platigliole (Stélvio). Luca De Franco impegnato a disseppellire da neve e ghiaccio un pilone dello skilift

Per riassumere le puntuali e mediate Tesi di Biella (vedi allegati), che costituiscono il fondamento della nostra associazione, Mountain Wilderness basa le sue motivazioni principalmente nell’esigenza, attuale e prioritaria, di difendere gli ultimi spazi incontaminati del nostro pianeta, con particolare riferimento alla montagna. A questo riguardo coesistono molte opinioni: c’è chi pensa che sia estremamente importante difendere l’Himalaya dall’assedio delle corde fisse e della spazzatura, c’è chi vorrebbe maggiore attenzione per le nostre povere Alpi massacrate ogni giorno dai turisti, dagli operatori turistici, dagli alpinisti, dai Club Alpini, dagli impresari edili, dagli sciatori, dai cacciatori, dai cavatori, da custodi di rifugi senza scrupoli, e da tanti altri. Siamo giunti a una situazione tale di degrado che non si puo più volgere lo sguardo dall’altra parte e consolarsi pensando che si troverà comunque un angolino per sé.

Agosto 2004, Susgiat e Mohammad Bashir nei pressi del Circo Concordia schiacciano lattine arrugginite
per ore e ore
Agosto 2004, Susgiat e Mohammad Bashir nei pressi del Circo Concordia schiacciano lattine arrugginite
per ore e ore

Per essere chiari, Mountain Wilderness accetta le posizioni di un abitante della valle, di un addetto alle funivie o di una guida alpina che, pur condividendo di fondo le motivazioni di una scomoda azione dimostrativa, non l’appoggia nella pratica per paura di inevitabili ritorsioni dei proprietari delle funivie piuttosto che da amministratori delle regioni autonome. Queste paure sono più che comprensibili. Ma un alpinista cittadino che, con cieca determinazione persegue i suoi sogni tra cime e cielo e che, con malcelato fastidio, non vuole prendere posizione su scottanti problemi e che di buon occhio vede la costruzione di nuovi impianti solo per avere più possibilità di ascensioni rapide, costui – dicevo – non ha nulla da spartire con Mountain Wilderness, purtroppo. Noi ci battiamo perche i boschi non siano più campo di battaglia per riempire di qualunque cosa i propri sacchetti di plastica o i propri carnieri. Ci battiamo perché la roccia non sia più un mezzo per squallidi esercizi sportivi. Ci battiamo, infine, perché ciò che è stato deturpato sia ripulito, cio che è stato conquistato sia infine difeso.

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Agosto 2004, il laghetto temporaneo sul percorso per il G4 West First Glacier
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L’8 agosto 1986, nel duecentenario della conquista del Monte Bianco, si fece un primo passo ufficiale: 33 tra gli alpinisti più famosi d’Europa firmarono il manifesto Alpinisti per il Monte Bianco (vedi allegati) che chiedeva, per la salvaguardia di questa grande montagna-simbolo, il primo parco internazionale europeo. Era la prima volta, dopo tanti anni di colpevole silenzio. Il 1987 vide la nascita di Mountain Wilderness, un movimento di alpinisti che, in autonomia da qualunque confine, univano le idee e le forze per la conservazione mondiale della montagna. L’associazione Mountain Wilderness nacque a conclusione dell’omonimo convegno tenutosi a Biella il 31 ottobre – 1 novembre 1987. La sua vocazione era quella di un “movimento organizzato nel segno della liberta”, con una struttura gerarchica non piramidale e un assetto burocratico ridotto al minimo necessario.

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