Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

A sangue freddo nei Paesi “caldi”

Non stiamo parlando di vacanze rilassanti su spiaggie bianche ma di tour nei territori segnati da conflitti interni visti e sentiti solo in tv. Mete che oggi attraggono un turismo non proprio di massa ma molto esigente. Somalia, Bosnia, Egitto, la Grecia segnata dalla crisi economica tra le destinazioni preferite da questi impavidi viaggiatori

Guerra di indipendenza in Kosovo. Credit: Andrew Testa - www.politicaltours.com
Guerra di indipendenza in Kosovo. Credit: Andrew Testa – www.politicaltours.com

Nella categoria “viaggi avventura” non rientrano soltanto i voli in parapendio o le traversate dei deserti. Esiste un turismo insolito che ogni anno cresce del 17% generando un giro d’affari di 89 miliardi di dollari (fonte: Metro): sono i viaggi nelle zone di guerra o nei luoghi che si portano ancora addosso le ceneri di recenti dittuature e conflitti, dall’Iraq alla Cecenia, dalla Birmania alla Siria fino all’Irlanda del nord. Un modo di viaggiare che non lascia niente al caso affidando la guida dei turisti alla preparazione di esperti, in qualche caso giornalisti o professori di politica internazionale o ex militari. Sul mercato si sono affacciati diversi tour operator che hanno fatto delle vacanze nei paesi “caldi” la loro offerta esclusiva proponendo pacchetti già strutturati o “tailor made”, su misura delle specifiche esigenze di turisti curiosi, giornalisti, ricercatori o uomini d’affari in cerca di nuovi mercati. 

Pakistan e Afghanistan

Un ragazzo in bicicletta in Afghanistan. Credit: www.untamedborders.com
Un ragazzo in bicicletta in Afghanistan. Credit: www.untamedborders.com

Tra i principali operatori c’è la britannica Political Tours (www.politicaltours.com) fondata e diretta da Nicholas Wood, già corrispondente del New York Times nei Balcani. I tour, come suggerisce il nome, vi condurranno in quei luoghi significativi per i loro trascorsi o l’attualità politica: in Sud Africa sulle orme del sogno di Mandela, in Kosovo, Bosnia o Serbia per guardarne dall’interno la trasformazione sociale e politica, ma anche a Londra e nella Grecia della crisi finanziaria o nella Corea del Nord del dopo Kim Jung Il, il nuovo Egitto generato dagli sconvolgimenti della primavera araba, la visita ai luoghi di Gheddafi in Libia.

Un altro tour operator che organizza viaggi in zone soltanto viste e sentite al telegiornale è Untamed Borders con uffici in Pakistan e nel Regno Unito (www.untamedborders.com) si è specializzato su Pakistan, Afghanistan e l’India nord orientale. Anche in questo caso gli itinerari guidati sono già “confezionati” o creati su misura a seconda delle richieste specifiche come il reportage giornalistico o un programma di trekking in luoghi lontani: tra le proposte, il trekking a cavallo in Afhganistan per avere un assaggio della cultura nomade Wakhi e Kyrgyz o la visita alle città afghane da Kabul a Herat e Kandahar. Di prossima partenza i viaggi in Cecenia e nel Daghestan. Anche la Somalia e Mogadiscio nel carnet delle mete “coperte”.

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Iraq e Somalia

A sangue freddo nei Paesi "caldi"

War Zone Tours (www.warzonetours.com) è un operatore americano che si definisce “The original high risk tour operator”. In effetti può contare su uno staff con eseprienza militare che provvede a pianificare ogni particolare dell’avventura di viaggio in più di venti Paesi nel mondo per niente battuti dal turismo di massa. L’Iraq è una delle mete preferite dai viaggiatori di War Zone, con la possibilità di addentrarsi nelle zone segnate dalla guerra, costeggiando campi minati fino al confine iraniano. Beirut, il Sudan, la Somalia e la Repubblica Democratica del Congo completano l’offerta che resta comunque aperta ai suggerimenti dei coraggiosi “turisti di guerra” che vogliono esplorare zone ad alto rischio (calcolato) di cui anche i media si occupano poco.

(27/02/2013)

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