Mercoledì 1 Maggio 2024 - Anno XXII

Dietro le porte, l’incanto di Marrakech

Giornalista e viaggiatrice appassionata, Barbara Bertuzzi ha vissuto otto mesi nella medina medioevale. Un’esperienza che le ha fatto scoprire un mondo inebriante, silenzioso, magico restituito nel suo libro “Marrakech Dietro le Antiche Porte. Viaggio Curioso nella Città dei Riad”, Polaris Edizioni

Dietro le porte, l'incanto di Marrakech

Al “quartiere della sovranità” o Kasbah si accede passando sotto gli archi scolpiti della porta più suggestiva e scenografica della medina, Bab Agnaou, opera magnifica in pietra arenaria costruita nel XII secolo dalla dinastia almohade (la seconda grande dinastia berbera dopo gli Almoravidi). I colori sono quelli del sud del Marocco e vanno dal blu argentato al rosa, tinta lasciata dal vento sabbioso che per secoli ha sferzato i decori della facciata. Voluta dal sultano Abou Youssef Yacoub El Mansour alla guida degli Almohadi dal 1190, la “Kasbah Reale” un tempo era una vera e propria cittadella indipendente all’interno della città. Con la moschea e il suo minareto “dalle mele d’oro” poi le scuole, i magazzini, l’ospedale, i mercati come quello coperto, kissaria, specializzato nel commercio di stoffe. E il giardino dell’Agdal era già allora florido di vigneti, uliveti e rari alberi da frutto importati, come l’arancio cinese e il limone indiano. Cinta da proprie mura, aveva porte di entrata e di collegamento di cui restano solo i nomi: Bab al-Bustan si apriva alle distese di giardini (l’Agdal); Bab as-Saqaif situata sull’asaraq (l’antico mercato) conduceva alla strada principale che attraversa tuttora la Kasbah mentre varcando Bab al-Qarraqin si entrava in città.

Dietro le porte, l'incanto di Marrakech

Il palazzo del sultano o Makhzen e le dimore di famiglia e delle persone atte all’esercizio del potere centrale erano nella parte orientale denominata ar-Riyad (il giardino chiuso). Si trattava dodici residenze principesche dai nomi eclettici (casa di cristallo, casa del mirto, casa dell’acqua) disposte attorno a immensi giardini corredati di padiglioni con vista panoramica sulla medina. In più c’era l’area che raggruppava i servizi al Makhzen, con tanto di uffici e una scuola coranica, la medersa per i figli dei Reali, mentre la Moschea El Mansour era contornata dalle strutture accessibili a tutti gli Almohadi, tra cui mercato coperto e hammam. Questi sono gli anni di maggior sviluppo della medina e la popolazione di Marrakech supera i 100 mila abitanti per poi calare drasticamente a 25 mila nei secoli del declino dei Merinidi. Successivamente con i Saadiani si assiste ad un vero rinnovamento della Kasbah. Verrà costituito il quartiere ebraico del Mellah, per ospitare gli ebrei residenti in medina, soprattutto gli andalusi fuggiti dalla Spagna molto influenti fin dalla fondazione di Marrakech (le prime case vennero costruite vicino alla Sinagoga, più recenti sono quelle all’entrata del mercato). Nel 1578 Ahmed El Mansour soprannominato Il Vittorioso, inizierà la costruzione del maestoso Palazzo El Badi. Lo finirà in quindici anni utilizzando ben 50 tonnellate di marmo di Carrara pagate con l’equivalente peso in zucchero. A lui si devono anche le fastose Tombe Saadiane, la necropoli di famiglia.

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Palazzo El Badi
Palazzo El Badi

Ci penserà il sultano alaouita Moulay Ismail, alla fine del XVII secolo a stravolgere di nuovo, ma questa volta in peggio, le sorti della Kasbah, ordinando la distruzione del Palazzo El Badi e riutilizzando i materiali preziosi recuperati per abbellire sontuosi palazzi a Meknes. Si guarderà bene dall’annientare le monumentali Tombe, bensì le celerà dietro alte mura fino alla loro riscoperta nel 1917. Alla fine del Settecento, sotto gli Alaouiti, nasce tra il Mellah e il Palazzo Reale, attorno a una moschea del XVIII secolo, il quartiere musulmano Berrima (che significa appunto “a fianco del palazzo del Rè”) e più a sud, vicino alla porta di Bab Hmar, l’abitato dei militari e della servitù. La Kasbah e il Mellah hanno rappresentato negli anni “la città del potere” mentre la vita religiosa e quella economica si svolgeva nella parte settentrionale della medina. Il quartiere ebraico, oltre ad annoverare il più antico mercato delle spezie e dei preziosi, è dal punto di vista architettonico molto caratteristico: le abitazioni presentano finestre e balconi, talora coperti, che si affacciano sulla strada. Particolari che non si ritrovano nelle case arabe. Inoltre gli edifici sono i più alti della città, proprio per sfruttare in altezza tutto quello che non si poteva in larghezza, nello spazio circoscritto riservato agli ebrei.

(12/04/2013)

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