Domenica 24 Novembre 2024 - Anno XXII

Maldive. Viaggio al “Nika” del Doge Giampiero

Un Vigevanese-Veneziano alle Maldive, tra i primi italici colonizzatori delle mitiche isole dell’Oceano Indiano. Tra i cento e più resort internazionali oggi presenti, solo al Nika si respira aria di casa nostra

Il bar sulla spiaggia del resort
Il bar sulla spiaggia del resort “Nika”

 

Tempo fa al mè amìs Giampiero Bellazzi dedicai un articolo esaltandone le capacità imprenditoriali nell’hotellerie, doppiamente valide perché il successo, invece di cercarlo “in casa” (comodo fare l’albergatore sulla Riviera Romagnola o Ligure) andò a conquistarselo in lidi lontani nonché turisticamente sconosciuti. La creatura del Bellazzi è infatti un resort delle Maldive chiamato Nika e fu da lui concepito in tempi pionieristici, dopodiché seguì la legione degli operatori turistici europei che ha trapuntato di alberghi e Villaggi (credo che ormai siano più di 100) questa pittoresca area dell’oceano Indiano.

Bellazzi tricolore; tutti gli altri, dopo

Bungalow con spiaggetta privata
Bungalow con spiaggetta privata

E dopo i francesi dello storico Club Mediterranèe, gli italiani di Vacanze e i soliti britannici, vittoriani colonizzatori di questi atolli, sono recentemente apparse stravaganti new entries del turismo mondiale. Mi riferisco ai russi (per le fortune degli incassi di bar e ristorante) e ai cinesi (per i timori degli addetti a evitare la sparizione della clientela). Mi è stato infatti raccontato che alcuni neoturisti di Shanghai e Pechino, incuranti di non saper nuotare, non ci pensan su a legarsi con una corda al loro bungalow a palafitta (richiestissimi, di gran moda, non c’è resort che non abbia dovuto costruirli) dopodiché si buttano disinvoltamente nell’oceano rischiando di finire annegati o impiccati. Chiusa la parentesi dedicata ai ricchi e assetati turisti ex Urss e a quei balossi dei neoborghesi ex seguaci di Mao, rieccomi al Giampiero Bellazzi.

Maldive: che fare “dopo” il bagno?

I pali della laguna veneziana... alle Maldive!
I pali della laguna veneziana… alle Maldive!

Prima di procedere alla descrizione della creatura alberghiera bellazziana attendevo pertanto di conoscere il Nika (come deontologia impone, ancorché antan un caro amico, importante scriba redattore di turismo di una allora lettissima rivista femminile, scrisse non so più quanti articoli su Londra senza esservi mai stato). E non è che gli dei si accanissero nel negarmi la conoscenza delle mitiche Maldive (in subordine del solo Nika), anzi, non so quante volte il Giampiero Bellazzi mi invitò a soggiornare, quindi prendendo visione del suo ancorché minuscolo regno. Ma per decenni furono proprio le lillipuziane dimensioni degli isolotti maldiviani (poco, ma davvero poco più grandi dell’isola dei Tafani, nel a me caro Ticino al ponte di Galliate) a farmi dubitare. Poco attratto da un subacqueo rapporto (vabbè, un paio di fugaci visioni, ok, ma trascorrere ore in silente rapporto con lui proprio non mi interessava) col pesce Napoleone, per ammazzare il tempo delle mie vacanze maldiviane non mi sarebbe restato che fare il tour dell’isola ospitante. Ma una volta compiutolo, ‘sto giro, che cacchio avrei mai fatto dopo (angoscia)? E la sera, poi, dati per improbabili amorosi amplessi (ancorché favoriti dalla romantica sistemazione in un deluxe bungalow) non perché dimenticati bensì soltanto impossibilitati per raggiunti limiti d’età, che avrei mai potuto fare?

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