Quando all’aeroporto di Tunisi Cartagine abbiamo incontrato la giovane guida Saber, abbiamo subito pensato al libro di Khaled Fouad Allam “Avere venti anni a Tunisi”. Saber ha 25 anni è nato a Tunisi ha sei fratelli, ha viaggiato, conosce più lingue tra cui l’italiano anche perché è stato più volte nel nostro paese, vive con il cellulare, manda sms e su face, nella home page, ha foto di scene delle recenti reazioni dei giovani per la libertà del suo paese. Da come spiega la Tunisia e gli avvenimenti recenti senza retorica e senza leggere veline, è proprio uno dei quei giovani che Allam cita nel suo libro: “Avere vent’anni oggi a Tunisi o al Cairo è diverso che a Parigi, a Roma o a New York. Anche se le tecnologie unificano le società superando le frontiere, tuttavia rimangono le condizioni storiche, sociali e antropologiche per cui il cammino verso la libertà e la democrazia, per un ragazzo o una ragazza di Tunisi o del Cairo è complesso, difficile, pieno di insidie.” Seguiamo la giovane guida con queste riflessioni nella testa, seguiamo e lo ascoltiamo con sempre maggiore attenzione e interesse perché, anche se per il suo lavoro parla molto del passato, lui, come tanti giovani tunisini rappresenta, impersona, anticipa, anche il futuro del suo paese. Un paese, destinato, come dice lo scrittore Allam, ad essere comunque un crescente punto di riferimento nel Mediterraneo.
Patrimoine Spolié, Patrimoine Récupéré
Raggiungere Cartagine passando sulla stretta striscia che attraversa il lago di Tunisi aiuta a lasciarsi alle spalle la vivace città, e il presente, per accedere come attraverso un magica macchina del tempo, alle meraviglie del passato. Ma qui c’è subito una sorpresa abbastanza sconvolgente. Davanti alla chiesa sconsacrata di San Luigi, siamo all’ingresso del comprensorio archeologico di Cartagine, classificato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, sono state esposte carcasse di auto bruciate e dipinte da artisti di avanguardia. Sono la testimonianza e monito della rivoluzione tunisina del 2011, sono le auto del dispendioso garage di Ben Ali, e il segno di una rivolta che più che esser politica è stata contro la corruzione. A seguire, sullo stesso filone, la grande esibizione del recupero delle opere d’arte e archeologiche sottratte alla loro funzione pubblica da un sistema corrotto.
Cartagina, un Patrimonio che torna a essere di tutti
Il suo nome è “Patrimoine Spoliè, Patrimoine Récupéré”. Una grande esposizione archeologica voluta dal Ministero della Cultura, mostra estemporanea che però verrà protratta per l’interesse suscitato e per l’importanza educativa. Inaugurata nei primi mesi del 2013, in occasione del secondo anniversario della rivoluzione la mostra espone una selezione dei pezzi recuperati nei palazzi e dimore private di Ben Ali e dei suoi parenti e amici a Sidi Dhrif, Sidi Bou Said, Carthage, Hammamet. Il valore della mostra è legata sia al recupero di beni culturali eccezionali ma anche al forte messaggio di patriottismo e di impegno al servizio del paese del suo patrimonio archeologico. Qui sorprese sconvolgenti di come l’ignoranza e la prevaricazione possano fare danni non solo a un paese ma all’intero mondo violentando le testimonianze di quella storia e cultura che appartengono a tutti. Esempi di scempio: una statua tagliata a trasformata in un lavello, una testa usata come barbecue, un portale diventato decoro per giardini, e ancora un cannone davanti al cancello della villa, e cosi via dalle grandi opere alle statuette e oggetti decorativi che facevano bella mostra nelle vetrinette dei saloni degli speculatori e che ora tornano a essere esposti nella grande vetrina ufficiale del patrimonio culturale e artistico della Tunisia. E del mondo intero.
Cartagine: pietre che sfidano il tempo
Tutto intorno alla palazzina che ospita, speriamo in modo non temporaneo, la grande esposizione del patrimonio recuperato, si estende come in un abbraccio cultural protettivo il grande comprensorio archeologico di una città avvolta nella leggenda: Cartagine, la Qart Hadasht, la “città nuova” fondata dai Fenici nel 814 avanti Cristo. Per visitare Cartagine bisogna avere oggi non solo la macchina fotografica ma anche quel magico sistema ottico che si chiama immaginazione. Solo cosi le pietre raccontano… La città costruita dai Fenici, la città distrutta dai Romani e poi ancora ricostruita dagli stessi, cosmopolita, colta, ricca, popolosa. Fino al declino, alle invasioni arabe, la città dalle testimonianze difese per i posteri dalle stesse sue macerie, la città-leggenda oggetto di appassionanti scavi archeologici da parte dell’Unesco per oltre cinque chilometri lungo la costa. Nel più grande museo del mondo all’aria aperta, ecco apparire il Quartiere di Byrsa, testimonianza della vita urbana della Cartagine punica del secondo secolo avanti Cristo. Case che si affacciavano su stradine ad angolo retto con i negozi che si aprivano su strada, nel museo c’è una bella tavola illustrata che “immagina“ la vivacità di vie e persone, che vale la pena di osservare con attenzione per rivivere quei momenti. Poi le Ville romane che guardano il golfo, una è stata ricostruita con il suo portico il che favorisce le rievocazioni. I resti delle Terme di Antonino sono il monumento più spettacolare della Cartagine romana e riescono ancora a far immaginare l’opulenza della struttura originale. E cosi via cinque chilometri di veri tesori della Storia: il teatro, il santuario di Tanit e Baal, l’edificio a colonne, l’antiquarium… Decisamente emozionante Cartagine per il turista, per lo studioso, per il collezionista di atmosfere uniche e indimenticabili. Da queste colline si vedono anche due forme di lagune che sono un’altra testimonianza del tempo, sono i due porti, uno mercantile a forma quasi rettangolare e l’altro circolare ad uso militare, entrambi protetti e organizzati in modo esemplare, ancora oggi una lezione per urbanisti e architetti.
Bianca e turchese, l’eleganza di Sidi Bou Said
Da Cartagine, a pochi chilometri di strada o di ferrovia , è facile raggiungere un’altra chicca della zona: Sidi Bou Said, raffinata bomboniera di arte di vivere caratterizzata da quei colori bianco e blu turchese, che un lungimirante artista francese, Rodolphe d’Erlanger, ormai radicato sul territorio, riuscì a imporre nel 1912. Facendone la firma estetica di Sidi Bou Said, la sua fortuna, rendendola famosa nel mondo. Cittadina destinata ad accogliere i tunisini bene e un giro internazionale di arte e cultura che hanno lasciato il segno. Pare che ogni artista che ha visitato la Tunisia sia passato di qui: da Cervantes a Paul Klee, a Simone de Beauvoir, a Andrè Gide, a Jean Foucault … la caccia alle vecchie foto è aperta sulle pareti dei caffè che li hanno accolti per il narghilè o una buona birra locale. Per esempio al Café des Nattes, che alla sera mette tappeti sui suoi gradini, o al Café Sidi Chabaane, vera terrazza sul golfo. Eccellenti piccoli alloggi, hotel, ristoranti, ma anche gargotes, locande semplici dove un buon piatto di pesce non mancherà mai. Per chi ama la tranquillità, a meno di un chilometro dal paese, dopo il faro, l’hotel Sidi Bou Said, tranquillo, contemplativo, panoramico e nel verde. Proseguendo dopo Sidi Bou Said, altre località di mare animate e ben attrezzate come La Marsa e Gammarth, qui alberghi, ristoranti, discoteche, spiagge e strade panoramiche.
Turismo in grande ripresa
Lo ha dichiarato il ministro del turismo tunisino, Jamel Gamra, intervenendo a margine dell’assemblea generale della Fédération tunisienne de l’hôtellerie. Gamra ha detto che, attraverso il miglioramento delle condizioni di sicurezza, della qualità dei servizi e dell’ambiente, sarà possibile raggiungere nella attuale stagione estiva il traguardo dei 7 milioni di turisti. Da parte sua Mohamed Ali Toumi, presidente della Federazione tunisina degli agenti di viaggio ha confermato che le previsioni e prenotazioni per l’estate 2013 si stanno già rivelando molto migliori dell’anno scorso. Oggi le scie degli aerei da e verso l’Europa sembrano sottolineare il ruolo, non solo turistico, che il paese affacciato nel mediterraneo, ma con le sue radici ben piantate nel territorio africano, sembra debba giocare nel prossimo futuro. I Fenici, i Romani … l’Europa. Anche se la Tunisia, per cultura, tradizioni, personalità, consapevolezza, confina e confinerà principalmente con se stessa. E anche per questo vale la pena di andare a conoscerla da vicino. E infatti non a caso Abdel Behiri, responsabile per il Centro e Sud Italia dell’Ente Nazionale per il Turismo della Tunisia dice: “questo Paese ha legami millenari con l’Italia, come la storia dimostra, e questa Tunisia di oggi, cosi ricca di tesori di arte e natura ma anche di arte di vivere, è una meta importante specialmente per quei giovani italiani che si sentono parte di una cultura mediterranea da condividere”.
Leggi anche: