Di Spagna ce ne sono tante (basti pensare che le lingue “ufficiali” parlate nel regno di Juan Carlos I sono ben quattro), ma c’é Spagna e Spagna, eppoi c’è una parte del Paese che, turisticamente parlando, è “un po’ più Spagna”: l’Andalusìa (che, a sua volta, non è solo Siviglia, Cordoba e Granada). Fenicia, cartaginese, romana e visigota, Al Andalus (per gli arabi la terra dei Vandali) bagnata da Atlantico e Mediterraneo fu invasa nel 711 dal condottiero arabo Tarik (Gibilterra da Gebel El Tarik, la montagna di Tarik). Totalmente musulmana per cinque secoli, gran parte dell’Andalusia orientale lo rimase per altri 300 anni, fino alla caduta del regno di Granada nel 1492: il confine tra Moros y Cristianos può essere tracciato lungo le località il cui nome è seguito dalla locuzione de la frontera. Mentre in Europa si faticava a uscire dal Medio Evo, Al Andalus visse splendidamente, grazie al momento magico, e unico, della felice convivenza delle tre religioni monoteiste (cristiana, musulmana ed ebrea) oggidì impegolate in diatribe, olocausti e integralismi.
Tesori e sorprese dell’entroterra
Nell’interno dell’Andalusìa si pratica invece un turismo intelligente e intrigante, a Ronda e ai Pueblos Blancos, sulle strade tortuose delle tante Sierras – catene montuose punteggiate di bianchi villaggi – tra i profumi della natura e i sapori della gastronomia. Fare un salto in Andalusìa? Ovvio. E in auto (sennò come si trasporta a casa tutto quel ben di dio di roba, mangereccia e non – olio, jamones de pata nega de Jabugo, tonno e sgombri dello Stretto di Gibilterra, cuoio di Ubrique, l’anice Machaquito di Rute, ceramica, mille oggetti di artigianato, selle di cavallo – che si compra lungo strada)? E una gita in auto non è poi così tragica: Ventimiglia dista da Malaga solo 1.700 kilometri, in autostrada (a pagamento, in Francia e dal confine spagnolo a Murcia) e in autovia (gratuita e veloce superstrada spagnola a doppia carreggiata). Buon viaggio in Andalusìa, dunque, con qualche info sui posti meno noti, solo perché oscurati dalle solite Granada, Cordoba, Siviglia.
Meraviglie Malagueñe
Per conoscere Malaga e la Costa del Sol non resta che affidarsi a Al-Idrisi, il primo geografo arabo che alcuni secoli fa descrisse il percorso da Algeciras a Granada, via Malaga (l’itinerario tra la prima località conquistata e l’ultima ceduta). Piacevole da visitare, Malaga risalterebbe ancor più se non fosse relegata in secondo piano dallo splendore delle altre grandi città andaluse. Bella l’Alcazaba e soprattutto interessante la salita al panorama dal castello di Gibralfaro (niente male il risveglio dopo un pernottamento nell’omonimo Parador): sullo sfondo il mare Mediterraneo, più sotto un mare di verde di giardini e palmeras del Paseo del Parque, un trionfo botanico tra la Plaza de la Marina – epicentro del traffico cittadino – e la Plaza de Toros della Malagueta (Feria malagueña nella seconda metà d’agosto, da non perdere ammirandosi costumi andalusi non meno belli di quelli della Feria di Siviglia).