Piadena è un paesino della bassa, in provincia di Cremona, ai confini con Mantova. È nota per il celebre duo, per il Platina, al secolo Bartolomeo Sacchi, illustre umanista e gastronomo e per aver dato i natali a Mario Lodi, l’autore recentemente scomparso (sua è la celebre favola Cipì).
Pochi sanno che sul suo territorio sono presenti la palafitta dei Lagazzi del Vho, iscritta all’Unesco nei Siti Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino e un museo archeologico che da meno di un mese ha una favolosa nuova ala, che ospita la ricca sezione preistorica e tra un paio d’anni ospiterà la sezione romana, con i materiali della città di Bedriacum, che nel 69 avanti Cristo fu teatro di una celebre battaglia, anzi due.
Cos’ha di bello e unico il museo di Piadena? Innanzitutto è un museo di un paesino di meno di quattromila anime che fa all’anno un numero di visitatori ben superiore a quello degli abitanti della cittadina. Le novità della nuova ala sono i materiali delle ricerche svolte nell’Ottocento a Piadena, che prima erano a Cremona. Soprattutto c’è l’allestimento, a dir poco accattivante, con muri colorati e allegri, senza le solite vetrine piene di oggetti incomprensibili, ma con poche messe bene in risalto e spiegate come si deve.
Passeggiate virtuali nel tempo
Poi ci sono tante idee. Ce le spiega il conservatore, Marco Baioni. “Quando uno espone i materiali prende degli oggetti e li toglie dal contesto per metterli nelle vetrine. Gli oggetti perdono il contesto di ritrovamento sia il contesto originario, cioè l’ambiente dove venivano utilizzati. Qui, attraverso l’informatica e la grafica dei pannelli, abbiamo ricostruito i contesti originali del villaggio neolitico e della palafitta. Invece, affidandoci alle esperte mani di un artista, Edgar Caracristi, abbiamo ricostruito come l’archeologo trova questi materiali. Ed ecco che in una sala si può vedere uno strato di scavo archeologico con materiali di palafitta, in un’altra un pozzetto e in un’altra ancora delle tombe. Si può fare un viaggio nel tempo attraverso una passeggiata virtuale, da fare con un telecomando da videogioco, in un villaggio preistorico. C’è un percorso tattile, anche per i ciechi.”
In mini-auto (di legno) nella preistoria
C’è anche una sala che ha per pavimento la cartina del territorio, con tanto di mini-macchinine di legno per permettere ai bambini (ma anche ai grandi) di fare un giro, meno virtuale ma non meno divertente, della zona.
Colore, tecnologia e arte concorrono a creare un nuovo approccio nei confronti della preistoria. Se volete conoscere la storia dell’allestimento del museo, c’è un blog che, passo per passo, la racconta. Tutte le info sono su http://allestimentoincorso.wordpress.com