Nella valle degli Europei
A Porto Belo viene a prendermi un’auto della Prefeitura Municipal (e poi dicono che Mondointasca è meno importante del National Geographic Magazine) ed eccomi a Nova Trento dopo 50 km percorsi nella Vale Europeu (nel bacino del fiume Itajaì). Un toponimo che spiega tutto, nel senso che nel XIX° secolo questa area del Brasile ricevette varia immigrazione dal Vecchio Continente (nella non distante Blumenau Deutschland Uber Alles, museo della Birra e autunnale, canonica celebrazione di una Oktoberfekst , ma forse forse quella fin troppo perfetta ricostruzione di un borgo della Germania sa tanto, dicono gli Yankees, di Mickey Mouse, e ti viene in mente quello schloss delle alpi bavaresi made in Disneyland, L.A.). Più concretezza e genuinità (e se manca il technicolor a me va bene lo stesso) a Nova Trento, laddove conosco neoamici semplici e cordiali, sorprendentemente legati a ricordi e abitanti della omonima italiana. E quanto al mantenimento di contatti e rapporti umani e culturali un bravo vada alle due amministrazioni, della Nova e della Velha Trento (la cui Provincia ha la fortuna di essere autonoma, nel decidere, e quindi se c’è una decisione da prendere non deve star lì a chiedere ad altri, tipo capitali e ci siamo capiti).
Quel baloss del Julio Debali, demiurgo uruguagio di Visiòn (Asociaciòn de Periodistas latinos de turismo, sotto la cui bandiera mi sono da tempo arruolato, ditemi voi cosa non s’ha da fare pur di andare fòra dì bàl ) propone una gita (in bus! alla fine della fiera più di 3000 chilometri, nessuno è perfetto) che da Montevideo si spinge fino alla brasilera Porto Belo (costa dello Stato di Santa Catarina) e dopo qualche giorno dedicato “a lavori e incontri professionali” (a Milano dicono facia de palta) si torna nella capitale del football minded Paese del Julio. Una kermesse che, al solo accenno, provocherebbe ribrezzo a tanti miei amici, talché non voglio nemmeno pensare al loro orrore informandoli che ho risposto sì per la seconda volta al richiamo di questa chilometrica scampagnata. Mi affretto però a correggere chi mi ritenesse un semplice matto o tanto meno un eroe ulissiano. In America le distanze sono “relative”, direi che valgono la metà appetto alle valutazioni europee (per non parlare di Novara, laddove per i mè amìs un’andata a Milano costituisce tuttora una sorta di impresa spaziale), tra l’Alaska e la Tierra del Fuego1000 km di strada fanno ridere. Oltretutto i bus allestiti per coprire lunghe tirate eccellono per confort (due piani, wc, frigo, comodi sedili-letto, tivù, accettabili spazi), il che aiuta a non stupirti più di tanto se in una stazione di bus del Nuovo Continente leggi e senti info annuncianti partenze per città distanti migliaia di chilometri.
Skyline sulle spiagge e colline verdissime
Ri-eccomi, dunque, l’ha già scritto d’Annunzio, dove già fummo, e non tedio certo il lettore a ri-narrare quel che ho dejà vu tra Montevideo e Chuy (più che una località è un enorme megamarket confinario composto da un grande vialone, di qua l’Uruguay di là il Brasile, stesse cose stessi prezzi, stessa certezza degli acquirenti di aver fatto un affare e invece, come accade in quasi tutti i duty free del mondo, ti è già andata di lusso se hai pagato il giusto). Né ri-racconto quanto ho ri-visto a Torres, nel brasilero Stato del Rio Grande do Sul (basta e avanza una volta sola, mi riferisco a un Concorso di Bellezza di Miss ottenni, sì, di 8 anni, quindi più criança che garotas tipo quelle della spiaggia di Ipanema) e tanto meno ri-descrivo la sky line di Camboriù (Stato di Santa Catarina) assai simile a quello forse angosciante di Miami Beach. Ma – giusta domanda che si pone l’attento lettore – in questa gita identicamente riproposta dal sullodato, demiurgo Debali, avrò pur visto qualcosa ex novo! Ovvio che sì! Laddove, per ovvio, preciso che prima di partire consultai una carta del Santa Catarina cercando qualche posto interessante all’interno della godibile quasi tropicale atlantica (e Porto Belo è un signor resort ). E scoprii Nova Trento, anzi, non scoprii un bel niente perché da tempo non solo conoscevo l’esistenza di questa località ma pure agognavo conoscerla. I perché? Tanti: la simpatia che provo per la Trento italica, gli amici che vanto da quelle parti, eppoi quella mia aficiòn per gli Absburgo (più avanti spiego perché li scomodo e quanto alla prima B, lasciarla, Claudio Magris scrive così) buoni governanti, in Spagna e nella Mitteleuropa, a torto vituperati da nazionalismi sciovinisti che all’Europa sono recentemente costati due guerre in mezzo secolo.