Nella “Casa dei Nonni” italo-brasiliani
Un esempio? Senza tanto amore per il passato e le tradizioni, e a tanta buona volontà e reciproca collaborazione avrei potuto ammirare (non senza un filino di commozione) una Casa dei Nonni, proprio così, in italiano, un lindo ricovero per anziani nel centro della cittadina, 12.500 trentini). Una Casa dei Nonni che sarebbe meglio dire trisnonni, se non avi, perché risale al 1875 l’arrivo dei (vecchi) trentini (tra cui parecchi lombardi, perché – senza polemiche da parte dello scrivente polentone – a emigrare non furono soltanto quelli di Parte nu bastimento). Sono quindi trascorsi ben centoquaranta anni dall’arrivo degli allora sudditi di Cecco Beppe (per questo parlai di Absburgo) dopo un viaggio (almeno per i già citati, miei pigri amici novaresi) invero complicato: in treno Trento–Parigi–Cherbourg, in nave fino a un porto del Santa Catarina eppoi, ultime decine di km, come capitava, in barca sul fiume o su carro aprendosi la strada tra non accogliente madrenatura. E a Nova Trento fine del migratorio viaggio (se così si può chiamare) cominciato in Valsugana, a Rovereto o in Val di Non, dai Bastian, Muraro, Voltolini (cognome di Eluisio Antonio, secretario de Cultura e Turismo, che mi invita a pranzo in un ristorante che più italiano non si può). Mi emoziono un pochino mangiando polenta in Brasile.
“Ringraziamenti” emozionati …
P. S. Un saluto a un simpatico e strano interlocutore nel Santuario di Santa Paulina (la prima santa brasile ira, beninteso nata nel Vielho Trentino e grazie a lei, come recita un dèpliant, Nova Trento oltre che un Pedaço da Italia è pure Terra Santa con pellegrinaggi tipo Lourdes). E Padre Nelson Tacchini strano lo è perché, oltre all’ovvia lingua madre, il brasiliano poco o niente sa in italiano e parla invece in bergamasco (un idioma tanto unno – gutturale quanto ostico financo ai dirimpettai milanesi) e, come se non bastasse, ogni anno, l’8 giugno, nella vicina Batuerà organizza una Festa Bergamasca (con quanti !!!! di stupore far seguire simile notizia?).
E grazie (quindi obrigado, ma Nova Trento sono bilingui) ad Aloisio Josè Dalri, ristoratore (beninteso, con “ascendente trentino” e infatti ha studiato a lungo la ristorazione nella città dei suoi avi, pizza compresa, si sa, va di moda, ma non dimenticando la già ovvia polenta). Grazie, molte, perché Aloisio oltre che mia guida preziosa (e infaticabile: son passati tanti anni ma la montagnina alacrità dei miei amati paìs si tramanda nelle discendenze, fossero anche finite nell’altro emisfero) si è rivelato gentile fotocopiatore (ha per me riprodotto due datati pamphlets, 1880 e 1900, del sacerdote Arcangelo Ganarini, in viaggio dalla Vielha alla Nova Trento, fonte di molte utili info per questa narrazione).
(05/06/2014)