Mercoledì 24 Aprile 2024 - Anno XXII

Alla scoperta di Dante Brancatisano, musicista di ritorno

Nonostante una vicenda travagliata alle spalle, Dante Brancatisano non ha mai perso l’amore per la sua terra. Dopo alcuni anni all’estero ha deciso di tornare in Italia per raccontare ai giovani la storia della sua libertà ritrovata.

Una storia rivolta ai giovani

Cosa ti ha spinto ha raccontare la tua storia?

L’idea e la convinzione che la mia storia potrebbe essere la storia di chiunque altro. Quello che è successo a me potrebbe infatti capitare a qualsiasi persona. Spero che il mio libro faccia riflettere.

Che riscontri hai di entrambi?

Disco e libro camminano parallelamente. E il riscontro è enorme. Il disco è tra i 30 più suonati in Italia e i 100 più suonati in Europa. Il brano in radio è richiestissimo. E già questo è bello. Su Facebook ho ricevuto tanti “Mi piace” da parte di molti giovani, che non mi conoscevano artisticamente.

Del resto i giovani ti devono molto visto che, nel 2011, hai aperto nel Ticino Il Villaggio della musica, una scuola che dà la possibilità agli artisti in erba di formarsi grazie al supporto di professionisti del mondo musicale?

Diciamo che faccio il possibile per dar loro una mano. Colgo l’occasione per ricordare che il 9 dicembre partirà il nuovo contest. In palio c’è un contratto discografico.

Che ne pensi dei talent show?

Che The Voice ed Amici sono le uniche vetrine che i ragazzi hanno a disposizione per farsi notare dalle case discografiche e avvicinarsi al pubblico. Quindi ben vengano.

Vacanze?

Chi fa il mio mestiere non sa mai se andrà in vacanza. Del resto suonare dal vivo è già una cosa bellissima. Non potrei chiedere di più.

Italia mi sei mancata

Nei sei anni in cui hai vissuto in Ticino, cosa ti è mancato di più del tuo Paese?

In questi anni di esilio mi è mancata tantissimo la nostra bella Italia. Adesso che l’ho potuta riabbracciare mi sento finalmente rinato. E spero di non lasciarla mai più.

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Non hai sentito la mancanza anche della tua terra natia?

Certo che sì. Non ci vado da otto anni e non vedo l’ora di tornarci. La Calabria è una regione bellissima, una terra stupenda, oltre che unica. Nonostante sia spesso bistrattata. A chi non ci fosse mai stato consiglio di vedere Copanello.

Parlaci un po’ del tuo nuovo disco.

Come potrai ben immaginare i tre anni passati in carcere, con l’accusa di far parte della ‘ndrangheta, mi hanno segnato nel profondo. E non ti nascondo che prima dell’annullamento della sentenza, da parte della la Cassazione, ho vissuto un vero e proprio calvario. Tanto che questo disco è dedicato alla mia libertà ritrovata. Sono ancora qui vuole essere un modo per dire che, umanamente e artisticamente, ci sono ancora nonostante tutto quello che mi è successo. Del resto ho sempre pensato che essere onesti paghi sempre. E così è stato, anche questa volta.

C’è un brano dell’album a cui sei più legato?

A Che ce ne frega. Un brano rabbioso che racconta di come a volte bisogna adottare il modo più diretto per dire le cose, senza usare mezzi termini. A tutti capita di essere criticati e presi di mira da chi guarda alla vita altrui anziché alla propria. Tutti abbiamo dei pregi e dei difetti e a tutti può capitare di passare il limite, l’importante è avere il coraggio di ammettere di non essere santi.

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