Nelle due precedenti puntate ho spiegato perché sono finito in Croazia (gita- premio, per alcuni miei reportage sull’Egitto, assegnatami dalla federazione croata degli scribi di turismo, Fijet); ho narrato la tappa Milano–Rovinj/Rovigno (più di 500 chilometri) e infine descritto la cittadina istriana…
Parto da Rovigno, destinazione Plitvice (150 chilometri) e di lì proseguirò per Split/Spalato (altri 260). Ci starebbe pure un salto a Pula/Pola ma or non è molto che vi andai (sbarcando, ebbene sì, lo ammetto, da una crociera che dovetti affrontare per fare l’areclàm alla nave) e lì godetti la bellezza dell’Arena e all’absburgico caffè Uliks un calice dello stesso Teran istriano che amava degustare James Joyce, nel 1904 insegnante di inglese alla Berlitz (tra gli allievi tanti gli ufficiali della base navale della Marina di S. M. Imperiale Cecco Beppe).
Fiume al volo (pensando a D’Annunzio)
Salto Pola anche per un meteo assai inclemente, una volta giugno era giugno, adesso ci ritroviamo tropicalizzati, mah. E parimenti mi delizio, ma limitatamente dall’autostrada (non entro nel traffico della terza città della Croazia), ammirando il Quarnero, bel braccio di mare su cui si affaccia Rijeka/Fiume. Una località importante nella recente storia del Belpaese perché teatro, poco meno di un secolo fa, della “Impresa Fiumana” , bizzarra vicenda rata e consumata da quell’eclettico letterato che fu Gabriele Rapagnetta, nom de plume D’Annunzio (chi volesse saperne di più, e divertirsi – scoprendo vite un filino sopra le righe – legga il bel libro di Claudia Salaris, “Alla Festa della Rivoluzione”, Il Mulino).
Maltempo sui Laghi e multa croata
E Giove Pluvio, validamente coadiuvato da Eolo, mi convince pure a non fermarmi a Plitvice, non ci sarebbe match tra l’odierna grigissima giornata, bagnata e ventosa, e il bel sole che in una precedente visita mi permise di fare tante foto mica male a questi laghi terrazzanti di grande fascino (sempre che il turista li veda soleggiati, che colori). Ma non è giornata, e agli avversi dei dell’acqua e del vento si aggiungono i vigili urbani di un paesino che sto attraversando e mi montano la solita sceneggiata (ti fermano accusandoti di una velocità che decidono loro, ti fan guardare dentro l’autovelox tanto tu non capisci una fava, ti dicono che devi tot soldi, tu contratti un po’, e stavolta me la sono cavata con 500 kune equivalente di 70 euro appetto a una severa richiesta di 2000). Sto per incazzarmi ma poi penso che ‘sta furbata è largamente praticata da tanti comuni tra Cremona e Ferrara per rabberciare il bilancio, e allora (non ho dubbi sulla primogenitura) perdono chi ha copiato questo baldo escamotage contabile.
A Traù, ricordando Mila Schöm e Nino Nutrizio
Fosse solo per la nota legge dei grandi numeri, una così sfigata prima parte della tappa Rovigno–Spalato non può che finire in grazia di dio. E difatti poco prima di raggiungere la mèta faccio un salto a rivedere Trogir/Traù, civilissima cittadina a me cara perché terra natale di Mila Schon, mia madrina di cresima nonché grandissima stilista e del fratello Nino Nutrizio, ideatore, con La Notte, di quel fenomeno dell’informazione che furono i quotidiani del pomeriggio. Il tempo di ri-fotografare il portale romanico del Duomo (e l’elegante palazzo Cippico) e proseguo per Spalato concludendo la tappa al Park hotel. Un albergo giusto per la posizione, l’architettura in pietra dalmata e un’interessante chicca storica (almeno per i turisti del Belpaese: nel 1943 l’Italia si arrese in un salone dell’hotel, ma fortunatamente non si trattava della Nazionale di Calcio). Già sulle ali dell’entusiasmo, tali da aver dimenticato le tormente lungostrada e il contributo dato (senza colpe) al bilancio di una sconosciuta cittadina croata, mi gaso viepiù nel konoba/trattoria Buffet/Fife degustando un must della cucina dalmata: la Pasticada (una sorta di stufato di manzo, invero saporito).
Fascino di Spalato e benzina bosniaca
Il breve trasferimento a Korçula/Curzola (meno di 150 chilometri) mi concede a Spalato ampio tempo per ripercorrere (e ogni volta scoprirvi qualcosa di nuovo: se si parla di viaggi non c’è niente di più stupido del dire con sicumera “ci sono già stato”) quell’incredibile complesso urbanistico erroneamente chiamato Palazzo di Diocleziano, trattandosi bensì di una città nella città. E riesco anche a visitare la sinagoga e la storica libreria Morpurgo, nonché a scoprire uno “storico” supermarket (unico al mondo?) in cui fai shopping tra colonne e mura dell’Impero romano.
Parto per Curzola, viaggio breve ma non privo di una certa internazionalità. Devo infatti attraversare un corridoio (più a nord, Medjugorje) recentemente ottenuto dalla Bosnia-Erzegovina per avere accesso all’Adriatico, una decina di km di costa su cui alberghi e altri business sono spuntati come i funghi. A Neum, la “capitale”, faccio benzina in questa sorta di enclave, costa meno che in Croazia. Corro a Curzola, mi aspetta Marco Polo.