Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Ragusa-Dubrovnik: tra il “Cava” e le citazioni latine

Ultime riflessioni sulla città più meridionale della Croazia, con la presenza di un famoso disegnatore-grafico italiano e le tracce dei secoli. Le citazioni di buon governo redatte all’epoca dell’indipendenza della città adriatica

Ragusa Il porto di Dubrovnik, protetto dal robusto bastione
Il porto di Dubrovnik, protetto dal robusto bastione

Ho già narrato a oltranza la ‘gita premio’ da me goduta lungo la maliarda costa adriatica della Croazia (ma, perché mai, loro, tante e belle isole e penisole, e invece, dirimpetto, i non esaltanti litorali del Belpaese fatta eccezione per le mondane e sabbiose spiagge romagnole?). Pertanto, dedicando un ulteriore scritto a Ragusa-Dubrovnik rischio di sforare la pazienza del lettore con annessa accusa di monotonia. Mi affretto quindi a precisare, nel chiedere clemenza al lettore, e a mo’ di giustificazione, che le righe che seguono sono dovute non solo a vicende e ricordi personali di un artista conosciuto antan a Milano, ma anche, e soprattutto, alla importanza (inversamente proporzionale alle sue dimensioni) rivestita dalla Città-Stato per poco meno di 5 secoli di storia.

L’avventura umana del “Cava”

Ragusa La celebre Linea
La celebre Linea

Forse eccessivamente vippizzato (non si tratta di falsa modestia, è sempre meglio stare un filino schisci, a rischio di apparire underdog) da Marijana Rebic (già lodata anfitriona nonché capa della Fijet croata) a officiare la mia visita di Ragusa è stata incaricata una guida a dir poco eccellente. Mi riferisco (cogliendo l’occasione per ringraziarla di nuovo) a Tea Bacinic, che, non paga di conoscere magnificamente la sua città natale nonché di essere colta proprietaria di una libreria, è stata pure mia concittadina (nel senso che ha vissuto lungamente a Milano – roba che, cantare Oh mè bèla Madunina … in croato fa sempre un certo effetto -. Non solo: si è pure scoperto di avere avuto un amico in comune. E che amico. Mi riferisco a Osvaldo Cavandoli, il grande Cava, grafico pubblicitario inventore del personaggio La Linea, che anche ai matusa può non dire molto, salvo ricordar loro il mitico Carosello fine anni ’60, spot della Lagostina interpretato dall’omino stilizzato reso vivo dalla voce di Carlo Bonomi. E riecco Cava, a Ragusa, ahimè non più  in carne e ossa (è scomparso 7 anni fa) bensì magnifico disegnatore di un libro che Tea ha voluto pubblicare per la sua galleria e di cui, per mio grande solluchero, mi dona una copia: 35 personaggi e luoghi della nobile città dalmata che intrigano ancor più il visitatore grazie alla grafica innovatrice di Cavandoli.

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Un libro, una città

Ragusa

Eccomi dunque privilegiato dal possesso di una bella pubblicazione, non solo utile per il contenuto ma anche elegante (già dalla copertina: sotto il titolo Dubrovnik, ecco, impettito, con le braccia alzate l’omino di Cava) e soprattutto (se mai non fossero bastate le dotte spiegazioni di Tea) utile per meglio capire la plurisecolare realtà, storica, politica, culturale, economica di Dubrovnik-Ragusa. Il tutto con poco testo arricchito però dalla citazione di sentenze tanto stringate quanto sagge e concrete, che – sembra impossibile – hanno regolato la lunga esistenza del mini-Stato adriatico (e per certo sono tuttora valide – se non di più – nell’attuale realtà politica).

Una Repubblica secolare

Ragusa Il Palazzo del Rettore
Il Palazzo del Rettore

Eccone qualche esempio, non senza ricordare che la Repubblica di Ragusa “durò” esattamente quattro secoli e mezzo, dal 1358 (liberatasi da Venezia) al 1808 (bandiera di San Biagio ammainata dalla Colonna di Orlando per volere di quel casinista di Napoleone). Sull’arco dell’atrio del palazzo Sponza, Zecca nel XVI secolo (con tanto di banca, cambiavalute e ispettori che controllavano misure, pesi e prezzi) si legge: “Fallere nostra vetant et falli pondera, meque pondero cum merces, ponderat ipse Deu” (Non è permesso ingannare con false misure, mentre io peso la merce Dio pesa per me). Sulla porta di ingresso alla fortezza di Lovrijenac (XIV secolo, oggidì il cortile interno funge da teatro per rappresentazioni durante il Festival Estivo di Dubrovnik) è scritto: “Non bene pro toto libertas venditur auro” (La libertà non deve essere venduta per tutto l’oro del mondo).

Dal Rettore di Ragusa al Mose veneziano

Ragusa

Infine  – last, ultima citazione, anche in questo caso not least, anzi, la più importante – la “norma” leggibile nel Palazzo del Rettore. Una sorta di Doge che durante una elaborata cerimonia veniva eletto – solo per un mese! grande saggezza! – dal Senato, alias Consiglio maggiore, composto in toto da nobili maggiorenni e dal Consiglio minore (e aggiungo che partecipare al governo di Ragusa costituiva un onore e un privilegio: l’assenteismo veniva punito). Sopra la porta di ingresso all’aula del Consiglio maggiore (informa Tea Batinic nel libro Dubrovnik ‘decorato’ dal Cava) è scritto: “Obliti privatorum, publica curate” (Dimenticate le faccende private, occupatevi di quelle pubbliche). La recente inchiesta veneziana sulle mazzette del Mose mi fa temere che il sullodato suggerimento non ce l’abbia fatta ad attraversare l’Adriatico.

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