Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

La Grecia italiana

Grecia Salentina

Viaggio nel Salento dove l’Oriente incontra l’Occidente. Lingua e tradizioni arrivano da tempi lontani quando l’influsso ellenistico era fortissimo

La Grecia italiana

La Grecia Salentina è una terra ricca di usi e costumi che si rifanno a tradizioni millenarie. Situata nel cuore della penisola salentina, è un’isola linguistico-culturale rimasta intatta nei secoli in cui vive una comunità che ancora conserva lingua, cultura e tradizioni d’origine ellenica; infatti, il dialetto, che qui ancora oggi si parla, è molto simile al greco e si chiama griko.
Sono undici i comuni che fanno parte della Grecia salentina: Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano dei Greci, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Sternatia, Soleto e Zollino. Undici comuni – nove dei quali geograficamente contigui formano un’autentica enclave – che nel loro assieme formano L’”Unione dei Comuni della Grecìa Salentina“, ente locale nato il 28 settembre del 2001 e dotato di un proprio statuto autonomo.
L’area attuale della Grecìa Salentina è la parte residua di una grecità più vasta che andava dallo Jonio all’Adriatico, con particolare rilevanza nel quadrilatero ideale ai cui vertici si trovano Otranto, Casarano, Gallipoli e Nardò.

Ghiottonerie salentine

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Il periodo migliore per visitare il Salento, a mio parere, è l’autunno. Il tempo è ancora bello e non troverete la folla dei mesi estivi. Vi consiglio di iniziare da Martano, la capitale naturale della Grecia salentina, uno dei più grandi borghi d’influenza greca in quest’area.
Nel terzo weekend di ottobre si celebra ogni anno la “Sagra te la Volia Cazzata”: quattro giorni di festa, organizzati dall’Associazione Moschettini per ricordare una tradizione unica della zona: raccogliere le olive ancora verdi, schiacciarle con una pietra o un martello e conservarle in acqua e sale fino a che non diventano dolci. Alla Sagra se ne consumano a quintali. La preparazione è anche il pretesto per mantenere saldi i legami d’amicizia tra la gente del posto. La Volia Cazzata è solo la ciliegina sulla torta per offrire al pubblico le ghiottonerie della cucina salentina: i morsi (verdure, legumi e pane fritto), gli arrosti di carne e le pittule (frittelle di pasta lievitata).

Chiese e palazzi

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La raccolta delle olive verdi segna l’inizio della campagna olearia e Martano vanta distese di uliveti che producono olio di oliva extra vergine di grandissima qualità. Se le campagne si caratterizzano per gli uliveti, il centro storico si caratterizza per i suoi ricami di pietra: balconi, fregi nobiliari, antiche abitazioni a corte sono una scoperta da non perdere come Borgo Terra, dove si concentrava, appunto, il borgo medioevale racchiuso da alte mura oggi scomparse.
Vi abitavano le suore in un magnifico convento di pietra leccese accanto alla chiesa madre che era un tempo la chiesa greco ortodossa dove i papas celebravano i riti, soppiantati poi dal culto latino.
Si può chiedere di essere guidati alla scoperta delle sue più recondite meraviglie dal professore Paolo Protopapa, presidente dell’Associazione Itaca Min fars hus  il quale vi mostrerà la particolarità del centro storico di Martano che è quella di essere attorniato dalle torri, parte integrante del castello realizzato in origine nel XV secolo da Ferdinando e Alfonso d’Aragona e più volte rimaneggiato e dalle mura con fossato, così che il centro sembra un’entità a sé stante. Le vie ortogonali ricordano il concetto di borgo fortificato medievale, con isolati lunghi 26 metri,una misura ricorrente in diversi centri “griki”.
Oltre al Palazzo Ducale, ci sono numerose case a corte (situate lungo le vie Cutumerea e Zaca) e palazzi storici nobiliari realizzati tra il Cinquecento ed il Settecento dei quali, l’esempio più bello è probabilmente quello di Palazzo Moschettini, dotato di un grande portale finemente decorato e di una lunga balconata egualmente pregiata. Di questo palazzo si apprezzano poi la grande varietà di particolari, dalle balaustre, al ballatoio, agli archi e archetti, alle finestre.

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Antiche produzioni tradizionali

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Dai ricami di pietra ai ricami di stoffa, Martano è famosa anche per l’arte sartoriale e i ricami. Cinquanta donne si sono associate nell’Associazione Il Ricamo dalla A alla Z (www.ilricamo.org) con sede nel palazzo ducale, per stare insieme e trascorrere piacevolmente il tempo ricamando lini e tessuti che diventano pregiati sotto le loro mani: il tombolo, il filet, il ricamo, il pizzo cantù eccetera. Organizzano regolarmente dei corsi e sono riuscite a coinvolgere anche i bambini.
Martano è conosciuta anche per i Monaci Cistercensi (www.cistercensimartano.com) che vivono nel convento poco lontano dal paese. Sono un punto di riferimento spirituale per tutta la provincia. Nel convento si può ammirare una ricchissima biblioteca e una pinacoteca, frutto di una donazione del giudice Michele Paone, cultore di arte e tradizioni salentine, oggi scomparso. I monaci producono, come tradizione comanda, l’Amaro San Bernardo secondo un’antica ricetta del ‘700 che viene dall’Abbazia di Casamari e impiegando 20 erbe e le Gocce Imperiali (90° di volume), che venne ideata nel 1766 da fra Eutimio sempre nell’Abbazia di Casamari.

Il paese sull’altura

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Da Martano a Carpignano le cui origini affondano nella civiltà rupestre del Salento e nel carattere particolare del vivere in grotta. Gli studiosi pensano che il suo nome derivi dalla radice karp (“pietra”, “roccia”), per cui Carpignano significherebbe “Luogo posto su un’altura“.
I primi insediamenti si registrano nella cosiddetta “conca carpignanese”, che conserva il gruppo più numeroso di siti rupestri. A questo sistema di grotte appartiene anche la cripta delle Ss. Cristina e Marina, definita “La Cappella Sistina dell’arte bizantina”. Risalente al X secolo d.C., che ospita degli affreschi. Quelli più antichi, firmati e datati, sono del 959 e sono stati eseguiti dal pittore Teofilatto. Si tratta di un Cristo in trono, Pantocratore, con accanto la scena dell’Annunciazione della Madonna. Un secondo gruppo risale al 1020 ed è stato eseguito dal pittore Eustazio.
Ogni anno arrivano studiosi da tutto il mondo per ammirarne gli affreschi e soprattutto le iscrizioni. “Non è la cripta più antica”, spiega il professore Emanuele Pasca, che con l’Associazione Carpiniana garantisce le visite guidate. “Ma è di sicuro l’unica al mondo dove ci sono le iscrizioni con le date più antiche: si parte dal IX secolo”. Altre testimonianze dell’età rupestre sono le neviere, ambienti sotterranei profondi circa tre o quattro metri, alcune voltate a botte e adibite come depositi per conservare la neve. In contrada Cacorzo sorge il Santuario dedicato alla Madonna della Grotta risalente al XVI secolo.
Il paese, di forma ovale, oggi è delimitato da due strade dette extramurali. Ovunque si scorgono stemmi gentilizi, splendidi portali, deliziosi vicoli ciechi, incantevoli scorci, loggiati variopinti, frantoi ipogei, porte ed eleganti finestre con architravi con date e motti latini.

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Una lingua affascinante

Melpignano
Melpignano

Non si può resistere al fascino della lingua grika, un dialetto molto simile al greco che arrivò nella Grecia Salentina sin dall’antichità classica e poi venne rinverdito con l’approdo dei Monaci Bizantini intorno all’anno Mille. Negli ultimi anni si registra una maggiore attenzione degli abitanti della Grecia Salentina verso le proprie origini, la propria storia, le tradizioni e la lingua che è il vero elemento contrassegnante. Tema di canti e storie popolari. Il griko, scritto in caratteri latini, presenta punti in comune con il neogreco e nel contempo vocaboli che sono frutto di evidenti influenze leccesi.
A Sternatia gli abitanti lo parlano ancora tra di loro. Si avverte tutto il fascino di questa antica usanza passeggiando per il centro storico del paese, dominato dalla chiesa madre dal bellissimo campanile e impreziosito dal frantoio ipogeo con le sue imponenti macine di pietra. A Palazzo Filieri l’Associazione Korema custodisce le memorie della civiltà contadina che rappresenta l’anima del luogo.
La lingua grika è ancora studiata e parlata a Castrignano dei Greci grazie a un progetto avviato con due leggi, statale e regionale, di tutela delle minoranze linguistiche, i bambini della scuola media ed elementare studiano il griko, imparano a cantarne le melodie con l’aiuto dell’insegnante di musica e apprendono anche il greco moderno con un professore inviato dal Ministero dei Beni culturali di Atene.
Il nome Castrignano deriva quasi sicuramente dal latino “castrum” (accampamento) o dal greco “kastron” (castello), in quanto il paese presenta un centro storico d’impianto medievale ed è caratterizzato da numerose case a corte. I più interessanti monumenti di Castrignano sono: il Parco delle Pozzelle, destinato alla raccolte dell’acqua piovana; il Castello baronale, citato in una pergamena di Carlo I d’Angiò, anticamente circondato da un fossato e dotato di un ponte levatoio.

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