Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Barbagia, gastronomia dai sapori casarecci

Il nostro tour tra paesaggi montuosi (Nuoro, Mamoiada, Orgosolo, Oliena) e costa marittima (Dorgali, Cala Gonone) si conclude con le tipiche eccellenze gastronomiche fino al Pranzo del pastore: la pecora bollita

Barbagia Dorgali e Cala Gonone
Dorgali e Cala Gonone

Barbagia, nella precedente, prima puntata della narrazione della educ gita programmata e guidata da Silvia Marongiu, corifea della Tirrenia, mi ero forse eccessivamente dilungato (tanto era l’entusiasmo di tornare nell’isola) sui miei precedenti sopralluoghi nonché sulle vicende storiche (ahilei fu a lungo sabauda) della Sardegna. Mi riscattai, però, venendo al sodo e oltre alle lodi per la full immersion nella Natura (più riposo notturno e succosa cena conclusasi con assunzioni di Mirto e grappeggiante Fileferru) elargitami dai baldi padrùn dell’Agriturismo Donnortei di Fonni, non mancò un evviva a Nuoro, che della Barbagia è capitale. Lodata perché tranquilla città della provincia italiana, per le dimensioni umane e la buona cultura esibita nel museo Tribu (n.b. la desinenza U, che più sarda non si può, in ‘sto caso è dovuta soltanto alla abbreviazione di Tribunale, precedente ospite dell’edificio). Altrettanto concretamente (e chissà che queste note non possano costituire utile guida per il lettore) preciso che – tra lo sbarco e il reimbarco a Porto Torres – l’educante itinerario barbaricino ha contemplato soste tanto intriganti da meritare ampiamente una descrizione.

Il villaggio/santuario di Romanzesu

 Barbagia Bitti
Bitti

Vicino a Bitti il villaggio/santuario di Romanzesu va visitato da chi (e sono in molti) alle prese con l’antica civiltà sarda pensa solo a quelle sassose costruzioni cilindrico tronche chiamate nuraghi e lì suo know how si ferma. Invece no: gli antichi sardi la sapevano tanto lunga da girare il Mediterraneo visitando Fenici (se non fino al Libano per certo a rifornirsi di rame a Cipro, lo dice la parola) e Tartessi (dalla parte opposta, alle Colonne d’Ercole). E sempre a Bitti, appagata la mia ulissiana fame di Conoscenza, grazie a quanto programmato dalla Silvia ha placato pure quella gastrica al Su Lithu. Il nome potrebbe far pensare a un albergo nel cuore della Lapponia, invece eccomi pranzare con vista su Bitti godendo sapori casarecciamente sardi. Passando alla cena (con tutto il rispetto per i valori dello spirito) chapeau! per quanto degustato a Oliena, in un albergo dal nome (Su Gologone) più sardo e meno ugro-finnico del citato Su Lithu ma non per questo meno chic ed elegante (drink in terrazza, cactus e luna piena, roba da sciur).

“La Sardegna è qui” e parla più lingue

Barbagia Orgoloso, Mirto e Pecorino
Orgoloso, Mirto e Pecorino

Ma il ricordo delle chiacchierate vicende del banditismo (attività prevalentemente svolta tra paesaggi montuosi, lì  nascondevasi quel balordo del Mesina) mi faceva dimenticare che la Barbagia possiede pure una costa marittima. E difatti pernotto vistamare al Brancamaria di Cala Gonone (Dorgali, e mi affretto a lodarne l’Assessorato al Turismo, editore di un bel dèpliant La Sardegna è qui”, ricco di valide info, in cirillico e in più leggibile alfabeto latino, per turisti tovarich e de habla castellana). Lasciato il Tirreno alle spalle, la giornata finale dell’educ gita è stata vissuta alla grande con belle cose da vedere e altrettante da degustare, in un divertente crescendo rossiniano (non fu il musicista noto gourmet nonché inventore dei tournedos?). Prima di concludersi ‘sulla Tirrenia’ con deliziosi Paccheri al formaggio e funghi aprenti l’Ultima Cena della educ gita, a mezzodì, al bucolico ristorante “Supramonte” di Orgosolo, si era officiato un Pranzo del Pastore (pertanto spartanamente seduti sotto i sugheri, a la buena de dios) nel cui menu non poteva che svettare la Pecora Bollita (se richiestomi un commento parafraserei i funzionari londinesi del Foreign Office rispondendo No Comment, non senza suggerire di portarsi seco un paio di Alka Seltzer al lettore che, peraltro lodevolmente – datosi che un valido viaggiatore tutto deve provare -, decidesse di assaggiare questo ovino a bagnomaria).

Orgosolo e i suoi murales

 Barbagia Murales ad Orgosolo
Murales ad Orgosolo

Ho riservato a queste ultima righe, a mo’ di Galop Final,  la descrizione delle chicche massime, gli Yankees direbbero le highlights, della mia bella gita. Mi riferisco ai magnifici murales di Orgosolo (sembra ieri che Vittorio De Seta vi ambientò i suoi Banditi a Orgosolo, ed è passato più di mezzo secolo), umili opere dalla grande importanza perché documenti della recente storia, non solo italiana. Eccezionalmente, grazie alla manifestazione “Autunno in Barbagia”, a Mamoiada ho potuto ammirare (oltre alla vestizione dei partecipanti, en privè, per noi scribi dell’educ gita) la sfilata di Mamuthones e Issohadores, (grande spettacolo del folklore sardo previsto solo durante il Carnevale con inizio il 17 gennaio, Sant’Antonio). Tradizioni alla stato puro.

Ritorno a casa con visita alla mostra di Frida Kalho a Genova

Barbagia Palazzo Ducale, Genova
Palazzo Ducale, Genova

Ma rieccomi (per dirla alla sarda) sul continente e a Genova (ahhh chi non vive distante dalla capitale ligure faccia un salto ad ammirare la mostra di Frida Kalho e Diego Rivera al Palazzo Ducale) mi congedo da Silvia e dalla Tirrenia. Una Compagnia di Navigazione  a me simpatica non tanto perché mia coscritta quanto per la seconda vita che sta da poco affrontando, o se si preferisce, per la rinascita appena intrapresa. Mi riferisco alla sua recente privatizzazione (dicembre 2012) e chi conosce le spensierate gestioni dei tanti carrozzoni partoriti dal parastato del Belpaese sa che compito moloch spetta a chi deve far di conto laddove prima pagava Pantalone. Da quanto racconta Silvia (e ci credo) i conti cominciano a tornare (oltretutto senza ritocchi tariffari, e, non solo, nonostante una bella sforbiciatina dei contributi statali). Un risanamento, per di più, accompagnato da un eterno e ampio sorriso che più alla De Sica (senior) non si può: allegria quantomeno confermabile da chi ha il piacere di viaggiare col comandante Miccio al timone (n.b. marchingegno ormai scomparso dalla plancia, non si usa più, quanta tristezza ha provocato  la sua assenza allo scrivente, vecchio lupacchiotto di mare).

Articolo 1 “Barbagia, la Sardegna più vera”

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