Sistemi di sicurezza e consigli pratici
Nelle chiese è meglio avere degli armadi corazzati o un locale con porta blindata dove mettere beni pregevoli, assicurare i quadri alle pareti con staffe apposite, rimuovere appoggi che possano facilitare l’esportazione dei beni (come le scale ad esempio). In caso di furto la scena del reato va preservata e bisogna chiedere subito l’intervento dei carabinieri. Nel caso di biblioteche e archivi, identifica e registra l’utenza, fai lasciar fuori borse e zaini, fai sì che il personale presente sia sufficiente per garantire la vigilanza e non lasciare a scaffale aperto i materiali più preziosi e rari. Controlla costantemente gli utenti anche con un sistema di videosorveglianza e verifica i beni messi a disposizione.
“La definizione che l’Unesco dà dei siti dichiarati patrimonio dell’umanità è proprio questo: patrimonio dell’umanità. Come a dire che tutti noi siamo possessori pro tempore di un patrimonio che è dell’umanità intera. E questo non va dimenticato – ha aggiunto il ministro Franceschini – noi abbiamo una legislazione di tutela straordinaria, molto antica che ha portato a far sì che un principio che viene accettato da tutti con tranquillità dall’opinione pubblica sia invece stato una grande conquista che ci ha portato a tutelare il patrimonio”.
Più difficile vendere capolavori rubati
La carta d’identità dei beni che viene fatta dal nucleo investigativo dei carabinieri a tutela del patrimonio culturale è fondamentale. Le tecnologie a disposizione sono formidabili. Consentono di fotografare un bene e andare online e vedere se è un bene archiviato. Utile anche per chi decide di comprare un’opera. Nel corso della conferenza stampa, sono stati presentati due capolavori dell’arte sacra recentemente recuperati dai Carabinieri: Dipinto, raffigurante Madonna con Bambino e San Giovannino attribuito ad Agostino Masucci (XVIII sec.), rubato il 27.12.90 dall’Arcivescovado di Milano. La tela è stata individuata nel corso di un controllo presso una fondazione culturale romana, nella primavera di quest’anno. L’opera era stata messa in vendita nel 1992 presso una casa d’aste ed indicata come proveniente da un palazzo nobiliare di Verona. L’aggiudicatario, un professionista romano, a sua volta aveva ceduto il dipinto alla fondazione per la somma di euro 70.000.
Dipinto, raffigurante la “Dormitio Virginis“, attribuito ad Andrea di Bartolo (XIV sec.). L’opera, di proprietà di Frederick Perkins, razziata dai nazisti il 20.7.44, da villa Sassoforte, a Signa (FI), è stata recuperata recentemente nell’ambito del monitoraggio delle piattaforme e-commerce. Il proprietario, noto critico d’arte, originariamente di religione protestante, si trasferì ad Assisi (PG), ove si convertì al cattolicesimo e morì nel 1955, dopo essere entrato a far parte dell’Ordine Francescano.
Il bene, per volontà testamentaria della vedova di Perkins, deceduta ad Assisi nel 1971, appartiene alla Curia Vescovile di Assisi.