Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Expo 2015 tra aspettative, opportunità e rischi

In evidenza il lato grigio delle tante vicende che hanno accompagnato i grandi appuntamenti nel nostro Paese. Le opportunità saranno tali? In molti ne sono convinti. Altri, si domandano: ma questa Expo, s’aveva proprio da fare?

Expo 2015 tra aspettative, opportunità e rischi

Questa Expo s’aveva (proprio) da fare? Una bella domanda, un interrogativo che può generare una sorta di infinite discussioni, distinguo, polemiche (in cui il Belpaese ci sguazza, e allora aiutiamolo ad alimentarsi). E a ‘sto punto sembra ovvio che a un interrogativo che si presta a tante risposte è un tantino difficile rispondere con sicumera, sentenziare dopo aver zigzagato tra tanti pro e contro. Non resta pertanto che buttare nel “calderone Expo” le tante notizie variè, le vicende, i commenti, i dati e le info che si accumulano quotidianamente sulla stampa belpaesana. E come primo rilevamento si scopre che l’Expo ha già battuto un (non invidiabile) record essendo riuscita a superare Al Capone quanto a indagini che la vedono coinvolta. Non c’è infatti giorno che l’esposizione non “finisca sul giornale” e non per meriti e lodi, bensì per qualche birichinata, eccone una, tanto per gradire: Corriere 6/2 (testuale): “Cantieri Expo, quattro gare sospette. L’inchiesta agita il vertice con Renzi … un’altra bufera giudiziaria si abbatte sull’Expo …. Quattro appalti tra cui Darsena e Vie d’Acqua sono finiti sotto la lente degli inquirenti”. Cuntent?

Expo 2015 tra aspettative, opportunità e rischi

Eppoi ci sono faccenduole – e come detto vado a capocchia, le segnalo senza un preciso filo logico, perché invero tante sono le magagne e metterle in ordine farebbe solo perdere tempo – che a prima vista potrebbero sembrare mostruose. Il fatto, ad esempio, che “quelli dell’organizzazione” (chiamiamoli così) i terreni su cui erigere padiglioni, contrariamente a quanto sempre accaduto in tutte le precedenti Expo non se li sono procurati, “fatti dare” gratuitamente bensì (in tal caso sarebbe clamoroso) li hanno (“lo dice” il Corriere) comprati dai (soliti) immobiliaristi. E datosi che i (soliti) immobiliaristi non sono certo l’Opera Pia delle Orfanelle né la San Vincenzo ecco che, come dicono a Genova, “ci avranno avuto la loro convenienza”, forse quella (convenienza) che “quelli dell’organizzazione” non potranno a loro volta vantare. Sembra infatti che il futuro dei terreni ‘post Expo’ non sia stato (ancora) chiarito (dopodichè se si fa una statistica sulla fine degli impianti di Expo, Olimpiadi e altre megamanifestazioni di questo genere ci si può solo mettere le mani nei capelli scoprendo che solo una minima parte degli impianti è stata sfruttata per altri usi). Il resto è lasciato a marcire, ne abbia pietà il tempo. Una prova? Chi non ci crede faccia un salto a Lisbona (almeno vede una gran bella città) e corra ad ammirare lo stato d’abbandono di una Expo che sembrava galleggiare magicamente sul Tago. C’è però poco da far galleggiare nell’ Expo milanese imperocchè le tanto sbandierate Vie d’Acqua (roba da pensare a un Mar Rosso che si apriva maestoso ai gentili visitatori) le stanno accorciando sempre più (e alla Darsena a Porta Ticinese, tra tram e traffico, gli spazi sono pochini).

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Expo 2015 tra aspettative, opportunità e rischi

Ma come detto, citando Al Capone, le “Magagne Expo” mica si circoscrivono alla poca furbizia di aver comprato (oltretutto senza essere poi certi di rivenderlo) quanto si poteva (almeno) tentare di avere gratis. Si arriva financo a parlare (anzi, è questo il piatto forte, l’argomento che più preoccupa non senza affascinare) di robuste presenze di Mafia e Camorra (mancano solo la Yakuza giapponese e quelle sei o sette ndranghete cinesi che peraltro sono già presenti nel Belpaese dirigendo traffici e commerci dei loro concittadini).
Quanto sopra si riferisce alle vicende dell’ Expo a Rho (fa pure rima) per ciò che si riferisce ai danèe (nella loro meno nobile versione: corruzione, mazzette, sottobanco). Quanto invece alla cultura e più in generale al turismo nel resto della Lombardia, (in funzione dell’Expo) possono interessare i giudizi del Corriere sui luoghi turistici lombardi nella lista dell’Unesco. Valutazioni (mica) tanto positive, ma, visto quel che succede nell’area dell’Esposizione, dicunt a Milano, inscì avèghen
I luoghi segnalati dal Corriere: 1. Cenacolo Vinciano; 2. Villaggio industriale Crespi d’Adda; 3. Monte San Giorgio; 4. Sacro Monte Varese; 5. Palafitte Varese; 6. Castelseprio; 7. Mantova e Sabbioneta; 8. Ferrovia del Bernina; 9. Arte rupestre Camuna.
Ed ecco i relativi giudizi (orari, visite, guide, servizi, info): 1. Buono; 2. Insufficiente; 3. Insufficiente; 4. Sufficiente; 5. Pessimo; 6. Buono; 7. Sufficiente; 8. Buono; 9. discreto.

Ma si attendano fidenti gli eventi, sempre sperando che in primavera, notoria stagione delle piogge, quei ciucatè del Seveso e dell’Olona non bevano troppo (e il tal caso, evviva, ecco spuntare le tanto desiderate Vie d’Acqua, vabbè, esondante, ma sempre di acqua si tratta).
Ai posteri l’ardua sentenza.

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