La mia amica è incuriosita da un negozio con abiti estrosi in vetrina e fa come per entrare rispondendo al sorriso di una ragazza sull’uscio. Prontamente prendendola a braccetto la distraggo dall’entrare nel bordello. È difficile da immaginare eppure ce ne sono e chi è avvezzo al luogo li riconosce. A Sousse ad esempio esiste un vero quartiere a luci rosse al quale si accede da un’entrata in qualche modo schermata ma aperta a chiunque.
Vagando tra i vicoli, torniamo alla piazza centrale in cima alla Medina dove c’è il Ministero delle Finanze e imbocchiamo via Dar el-jeld dove c’è l’omonimo ristorante, forse il più elegante tra gli storici della città. A mezzogiorno è un luogo di affari per pranzi istituzionali dove si possono incontrare ministri e personaggi di alto lignaggio. Così approfitto per prenotare una cena per l’IfTâr (la rottura del digiuno nel corso del Ramadan) che Daniela non ha mai provato. Prima di uscire dal dedalo delle strade, faccio un tentativo al telefono con Manuela Maffioli.
Costruire una rete di relazioni è relativamente facile perché la società ‘intellettuale’ tunisina è talmente circoscritta che almeno di nome le persone più note o del proprio ambiente, professionale, ad esempio, si conoscono tutte. Una considerazione che impone parallelamente grande prudenza e disciplina nella gestione dei contatti. Manuela è una fotografa italiana che da sette anni vive nella Medina di Tunisi e sta per inaugurare una mostra fotografica. Al telefono è sbrigativa. Parla poco o meglio mi dice che non ha tempo di rispondere alle mie domande presa com’è dall’allestimento della sua mostra: «sarebbe meglio incontrarci di persona ma non oggi». Sfortunatamente le nostre disponibilità non coincidono e mi accontento di una telefonata nella quale mi dice di essere «immersa in un mondo visuale. A tal fine utilizzo le mie energie migliori. In ogni caso, sono convinta che non ci troviamo in un periodo post-rivoluzionario e tanto meno ci stiamo avviando verso una democrazia: a causa del governo in carica di ispirazione islamista, della corruzione diffusa e di una mentalità retrograda che non accenna a cambiare, ci troviamo nel mirino di una nuova dittatura». Il suo tono secco non lascia spazio a repliche.
Penso già alla prossima volta che sarò a Tunisi, per inoltrarmi attraverso i suoi occhi nel dedalo della Medina.
Maggiori Informazioni:
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