Martedì 10 Dicembre 2024 - Anno XXII

CIBUS è ITALIA, la risposta alla domanda di food made in Italy

L’industria alimentare italiana è la più grande creatrice di valore aggiunto. Nel mondo c’è una forte domanda di made in Italy anche nei prodotti legati al food. Il padiglione Cibus è Italia nei sei mesi di Expo sarà un’importante vetrina per le strategie alimentari globali e per incrementare l’export

Padiglione Cibus, esterno
Padiglione Cibus, esterno

Il 16 dicembre scorso Maurizio Martina, ministro delle politiche agricole, nel presentare il progetto del padiglione Cibus è Italia dichiarò “a Expo vogliamo rappresentare la grandezza del patrimonio agroalimentare italiano” e aggiunse “il nostro obiettivo è quello di portare all’attenzione del mondo la forza del Made in Italy e la sua unicità per conquistare maggiori spazi all’estero”. Ma come? Facendo sistema è la risposta, diventata parola d’ordine tra privati e pubblico.
La indiscussa qualità dei nostri prodotti da sola non è sufficiente a conquistare nuovi spazi di mercato se non ci sono le condizioni dimensionali delle aziende e logistiche distributive. Ne sono consapevoli gli operatori, in testa Federalimentare che ha presentato l’Atlante Geografico del food Made in Italy nel mondo; ma ne è convinto il Governo che ha presentato il Piano governativo straordinario ‘Made in Italy’.

Al padiglione CIBUS è ITALIA: 200 aziende e 1000 marchi per fare sistema

Padiglione Cibus, interni
Padiglione Cibus, interni

I numeri ci sono tutti. Expo per sei mesi sarà un vetrina di importanza strategica, all’interno di Cibus è Italia, il grande padiglione collettivo con l’eccellenza del food italiano: 200 le aziende chiave del settore presenti (circa 500 soggetti imprenditoriali considerando anche le imprese legate a consorzi ed enti, dal Prosciutto di Parma all’Ente risi, che racconteranno la tradizione del saper fare italiano, le innovazioni tecnologiche, la sostenibilità), 1.000 marchi, insieme per fare sistema in un padiglione di 5.000 metri quadrati.
“L’industria alimentare italiana è la più grande creatrice al mondo di valore aggiunto nella trasformazione dei prodotti alimentari. Le enormi potenzialità dell’export stanno in questo semplice principio” – ha detto Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare, “l’Italia non può accontentarsi del +3,5 per cento dell’export registrato nel 2014 e neppure del pur positivo 5/6 per cento previsto per l’anno in corso”.

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Essere più ambiziosi

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Il momento è certamente favorevole per non accontentarsi ed essere più ambiziosi. Per la prima volta l’intero sistema paese (reti diplomatiche, organizzazioni di supporto all’export, ministeri competenti) considera l’aumento dell’export agroalimentare un obiettivo strategico da perseguire. E in questa direzione si muove la virtuosa alleanza tra imprenditori, istituzioni e realtà fieristiche (come Fiere di Parma). Carlo Calenda, Vice ministro allo Sviluppo Economico, a questo proposito ha sottolineato che “l’Esposizione Universale di Milano è un evento che oltre a essere foro di discussione delle strategie alimentari globali, darà un ulteriore slancio all’export del nostro settore agri-food”.

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