Giovedì 18 Aprile 2024 - Anno XXII

Ritrovato il busto di Minerva dopo l’approdo di Enea in Salento

Castro Marina, luogo ritrovamento Minerva

Individuata la leggendaria “Rocca con il Tempio di Minerva” in Salento a Castro, in provincia di Lecce

Il Busto di Minerva
Il Busto di Minerva ritrovato

Quanto l’Italia sia o fosse attraversata, coperta, nascosta da testimonianze di pregio archeologico, sembra non fare più notizia, anche se la meraviglia per ogni scoperta suscita fascino, interesse, curiosità. E’ la ricchezza racchiusa in una fortezza sotterranea, di cui molti studiosi hanno scritto, riferito, anche se mai o poco ascoltati, che emerge, continuamente. Il caso ultimo, più di recente, è la rocca con il tempio di Minerva, dove secondo Virgilio approdò Enea dopo la caduta di Troia, che potrebbe essere stata individuata  in Salento. Nei giorni scorsi, a Castro, in provincia di Lecce, un gruppo di archeologi guidati da Amedeo Galati ha rinvenuto una statua mutila femminile di grandi dimensioni. L’opera è databile presumibilmente al IV secolo a. C. e potrebbe raffigurare la dea Minerva, confermando così le ipotesi degli scopritori del reperto, anche se la veste con corto gonnellino porterebbe a far supporre che si tratti di un’Artemide. In tal senso saranno utili le indagini che saranno effettuate prossimamente, in collaborazione con la Soprintendenza dei beni archeologici, l’Università del Salento e il comune di Castro.

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Il recupero del busto di Minerva

Il busto è stato localizzato a tre metri esatti dal piano di partenza degli scavi. La struttura basale è ricavata in blocchi monolitici di pietra leccese lunghi anche un paio di metri. Quello portato alla luce sinora è mancante della testa e della parte inferiore del corpo ma gli archeologi sono convinti che nascosti nei paraggi ci siano i pezzi mancanti. Pochi giorni fa, ad esempio, è stato recuperato un braccio e la falange di un dito di una mano. Le dimensioni intere della figura, compreso il piedistallo, dovrebbero sfiorare i quattro metri. La statua era adagiata su un lato quasi come una vera e propria deposizione. Questo ha fatto avanzare agli studiosi la suggestiva ipotesi secondo cui l’interramento non sia stato casuale, ma fatto allo scopo di conservare tracce della divinità dopo la demolizione del vecchio edificio templare dove era esposta e venerata. Per il suo stile scultoreo si pensa che possa essere un’opera prodotta da raffinate scuole tarantine che operavano in tutto il Salento Messapico. Ipotesi questa supportata anche dal ritrovamento nei mesi scorsi dei pezzi del basamento o della balaustra di protezione della statua che presentano un motivo floreale a traforo che oggi si potrebbe confondere con il barocco leccese.

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Il sito in cui è stato ritrovato il busto di Minerva

Per i suoi autori, la scoperta chiude un’antica querelle durata per secoli sull’esatta localizzazione del tempio virgiliano che fa da sfondo all’epica del troiano Enea. Altra località che si contende lo stesso merito storico è Porto Badisco. Gli scavi che occupano un’area comunale espropriata dieci anni fa a privati, portano la firma dell’archeologo responsabile Amedeo Galati, impegnato sul sito da quasi sei anni, assistito dai topografi Fabrizio Ghio e Alessandro Rizzo. La direzione scientifica è invece del professore Francesco D’Andria dell’Università del Salento mentre la sorveglianza per conto della soprintendenza di Taranto è della dottoressa Laura Masiello. La campagna di scavi è finanziata da fondi della Comunità europea e del Comune di Castro. L’eccezionale reperto di cui nel 2009, sempre a Castro, fu ritrovato un modello bronzeo dalle fattezze identiche, sarà custodito nel museo archeologico di Castro nel castello aragonese in corso di ristrutturazione per l’allargamento e il rinnovo degli spazi di esposizione. Nel museo saranno esposti tutti i reperti recuperati dai primi scavi della Grotta Romanelli ed anche pezzi dell’arte vascolare e degli strumenti dell’età del Bronzo ritrovati nella Grotta Zinzulusa e nel villaggio della Palombara.

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