La Pala del Pigello, che ritrae Pigello Portinari davanti a San Pietro martire, è stata restaurata e sarà di nuovo esposta al pubblico nella cappella Portinari, della Basilica di Sant’Eustorgio a Milano. Poco lontano da piazza del Duomo, a due passi dalle colonne di San Lorenzo, sarà possibile rivedere lo splendore della pittura del Quattrocento, in un’opera anonima, ma di grande impatto.
Il restauro, di tipo conservativo, ha restituito brillantezza e colore al dipinto e ha ridato luce alla lamina d’oro che ne fa lo sfondo. Nitidi si riconoscono i due personaggi: Pigello Portinari, il committente, del dipinto così come di tutta la cappella che porta il suo nome e San Pietro. A finanziare l’intervento è stata Fondazione Atlante, ente no profit creato da Amadeus Italia e gruppo Uvet: due operatori nel mondo del turismo, che non a caso hanno visto in questo intervento un’occasione per promuovere il territorio.
La cappella Portinari
La Pala del Pigello resterà esposta in cappella, dove lo stesso Pigello si fece seppellire e dove viene conservata una reliquia di San Pietro. La cappella Portinari è un gioiello da rivedere: vi si trova l’Arca di San Pietro Martire, a firma di Giovanni di Balduccio da Pisa, un capolavoro di scultura gotica trecentesca, in marmo bianco di Carrara. Gli affreschi risalgono invece a metà Quattrocento e sono di Vincenzo Foppa. La cappella, con la cupola che si fa a Brunelleschi, il rapporto armonico tra architettura e pittura, è uno degli esempi migliori del Rinascimento lombardo. La Basilica che la ospita è invece più antica: fu eretta sui resti di una chiesa paleocristiana, del VI secolo avanti Cristo, e venne poi trasformata in età romanica.
Sant’Eustorgio e un capitolo di storia
In Sant’Eustorgio si cammina, letteralmente, sopra la storia della città. Le colonne di San Lorenzo, poco lontane, sono testimonianza del centro, abitato in età romana, mentre la basilica racconta la nascita della comunità cristiana. Gli scavi del 1959 hanno ritrovato i resti di una necropoli: le tombe più antiche risalgono al III e IV secolo dopo Cristo e si possono visitare, insieme alle epigrafi, nel percorso museale annesso alla chiesa. Storia e leggenda si mescolano: la tradizione vuole che Eustorgio, vescovo di Milano nel 343, portò qui da Costantinopli le spoglie dei re Magi. Il carro che le trasportava restò incagliato nel fango. Eustorgio lo interpretò come un segno divino e fece costruire la basilica. Parte delle reliquie dei Magi, dopo essere state portate in Germani, tornarono infine qui, dove tuttora sono conservate sopra l’altare dei Magi.
Per maggiori informazioni: www.santeustorgio.it