L’idea è di scoprire arte, cultura e architettura in sella alla bici, la propria o una comoda BikeMi, poco importa, essenziale è potersi spostare velocemente e fermarsi quando si vuole, senza intralciare il traffico. Con vantaggio di tutti, non si occupa spazio, non s’inquina e non si fa rumore. Anche se, sull’esempio di altri paesi europei, il numero di sicure piste ciclabili sta aumentando ovunque, è saggio tenere sempre gli occhi ben aperti e compiere talvolta tratti con sensi unici, bici alla mano sul marciapiede. E godersi la città. Noi lo facciamo da anni, in allegria, con spirito vacanziero. L’itinerario che vi proponiamo ora riguarda lo stile Liberty, il movimento artistico filosofico che si diffuse dalla fine del XIX secolo all’inizio del XX, con nomi diversi, in tutt’Europa. A Milano, distribuiti nelle varie zone, centrali, semicentrali e periferiche, si possono contare un migliaio di edifici, tra stabilimenti industriali, case popolari e palazzi residenziali. Individuatene, quindi, le caratteristiche salienti, sarà facile riconoscerli a prima vista, nonostante le frequenti contaminazioni con il Deco e lo Stile Eclettico.
Liberty puro è la palazzina di Via Gadio 2 edificata nel 1906 dall’architetto Sebastiano Locati nella zona Parco – Castello, in occasione dell’Expo di quell’anno, come padiglione dedicato alla piscicoltura e unico rimasto, giustamente riciclato come Acquario Civico, uno dei primi al mondo. Fregi in ceramica dominati dalle tonalità verde reseda, animali acquatici in cemento a rilievo della rinomata ditta Chini, la testa d’ippopotamo della fontana sovrastata da un imponente Nettuno, ora come allora attraggono e incuriosiscono chi li guarda. Imboccando la pista ciclabile che corre a fianco del parco, ci avviamo a scoprire zone residenziali con palazzi che l’alta borghesia dell’epoca ha voluto decorare secondo i dettami della nuova coinvolgente moda. Un percorso che potrebbe costituire il proseguimento ideale di un altro nostro itinerario orbitante su centro e Porta Venezia, facilmente scaricabile su viagginbici.com/milano-in-bici.
La scelta delle vie da percorrere, con facoltà di compiere qualche salutare tratto a piedi o di allungare di poco il percorso, è puramente indicativa, sia per mutamenti di viabilità e lavori in corso o, si auspica, per la futura creazione di nuove piste dedicate. Per raggiungere Via Gioberti 1 si segue, quindi, il circuito che costeggia il Castello, s’imboccano via Minghetti e Via Boccaccio. In fondo a destra, ecco Casa Donzelli realizzata nel 1903 da Ulisse Stacchini con logge e ferri battuti. Nelle suggestive decorazioni con fiori bianchi su sfondo rosso si riconosce l’inconfondibile stile della ditta Chini.
Proseguendo in Via Boccaccio, oltrepassata Piazza Giovane Italia, ci s’inoltra in Via Saffi, costellata da edifici d’epoca, e si sbuca in Corso Magenta, dove all’angolo con Piazza Baracca, al civico 96 troviamo Casa Laugier, ideata intorno al 1905 dall’architetto Tagliaferri per una famiglia valdostana. Oltre ai cementi decorativi dei fratelli Chini che contrastano cromaticamente con il mattone rosso e con le ceramiche dipinte a motivi floreali dalla ditta Bertoni, vi possiamo ammirare gli arredi originali in legno con motivi vegetali stilizzati nella Farmacia S. Teresa, ancora in uso, fiore all’occhiello del palazzo dall’inizio del Novecento.
Percorrendo via Toti, attraversata Piazza Conciliazione, ci s’inoltra nella pista ciclabile di Via XX Settembre fino a Via Mascheroni, quando, a destra, si incrocia Via Ariosto. Al civico 21, appare Casa Cavalli Agostoni, del 1908, apprezzata sia per i bassorilievi con quattro languide donne e nudi semisdraiati, che per il continuo disegno floreale in armonia con le tonalità rosa antico della facciata. Proseguendo, in corrispondenza di Largo V Alpini si gira a destra in Via Torquato Tasso dove al 10/12 troviamo Casa Apostolo realizzata nel 1906 dallo stesso Ulisse Stacchini che avrebbe progettato la Stazione Centrale, sviluppando l’ispirazione al mondo egizio di cui qui già si notano i prodromi. Nella stessa via al civico 8 ecco Casa Donzelli che si riconosce per i suoi bow-windows, per i tralci di glicine che ne fanno da nervature, ma soprattutto per il busto di Torquato Tasso che rende omaggio alla via.
Si continua poi a pedalare fino alla prima a sinistra, che è Via Francesco Petrarca. Al civico 16 possiamo ammirare Casa Vanoni Tarolli, splendida al tramonto quando i raggi del sole sembrano infuocare il cotto della facciata e le decorazioni policrome.
Al termine di Via Petrarca, bici alla mano per il senso unico, s’imbocca Via Revere, dove troviamo vari edifici Liberty caratterizzati il 7 da motivi geometrizzanti e enigmatiche sfingi, l’11 da pitture a riquadri e il 15 dai ferri battuti del terrazzino firmati Mazzucotelli. D’angolo, con ingresso da Largo V Alpini 8 ecco un’altra civile abitazione con balconate in ferro, decorate come fossero pizzi. Per raggiungere l’ultima tappa, Villa Faccanoni Romeo, ci s’immette nel breve tratto di pista ciclabile di Largo V Alpini, si prosegue per Via Mario Pagano, Via Mascheroni, Via Gabriele Rossetti, si pedala lungo la pista di Viale Cassiodoro e Belisario fino a Piazzale Giulio Cesare, dove giriamo a sinistra in Via Buonarroti. Al civico 48 ci appare quella che è diventata la Clinica Columbus. L’eccezionalità del progetto di villa e giardino si nota già dalle inferriate e dal cancello, capolavori del gettonatissimo Mazzucotelli. Al lato della villa, due statue, opera di Ernesto Bazzaro, ritraggono donne quasi di spalle i cui potenti bassi schiena in grande evidenza, avevano causato l’appellativo di Cà di Ciapp a Palazzo Castiglioni in Corso Venezia, loro primitiva collocazione. Lo stesso architetto Sommaruga, indispettito da critiche e ironia dei benpensanti le aveva confinate nell’ambito di quest’altro suo progetto, in posizione defilata, dove, in sordina, continuano a simboleggiare la Pace e l’Industria.