Come si dice “Ti amo” in svedese? Mah, non ricordo bene, anche perché (come diceva Rick/Bogart in “Casablanca”) “è passato tanto tempo” dalle mie lubriche trasferte in Scandinavia, anzi in Svezia. Perché era lì che puntavamo noi giovinastri dello Stivale, per ‘fare classifica’ in una graduatoria amatoria che assegnava scarso punteggio alla conquista di una danese (in fondo in fondo erano tedesche, soltanto un po’ più a nord); snobbava le norvegesi, ma solo perché di loro se ne sapeva poco o nulla, e quanto alle finlandesi, troppo lontano quindi costoso andare a sedurle dalle loro parti (anche perché lì si faceva, sì, la sauna tutti nudi, ma a sessi divisi). Ecco pertanto, a inizio estate di ahimè lontani decenni fa, formarsi colonne di italiche auto (in maggioranza molto utilitarie e ad alta occupazione: noi nella Fiat Topolino 500 C del Gianni, targata NO 39982, eravamo in 4 e i due di dietro non vi dico il culo) e superato il Gottardo percorrere le autostrade tedesche (che bello: erano gratis) poi prendere il traghetto da Grossenbrode alla danese Gedser. E saliti a bordo ci si fiondava al ristorante laddove, pagando solo 10 corone per una birra (eccellenti, ricordo, le Carlsberg e Tuborg, le locali, mica quelle brewed ‘su licenza’ nel resto del mondo) si passava a un ‘buffet libero’, appunto di sbranare un ben di dio di roba da azzannare (ricordo ancora succulente tartine, smorrenbrod in danese, smorgasbrod in svenska) per il riempimento di stomaci svuotati da un digiuno non dovuto a diete bensì a crude leggi economiche.
Operazioni sesso nordico
Giunti a Copenaghen, subito al Tivoli, che meraviglioso Parco Divertimenti (ma si cuccava meno del budgettato, sia perché chiudeva troppo presto sia per il deprecabile dettaglio che le danesi conoscevano ormai bene le nostre tattiche) e trascorso un periodo di caccia di solito non superiore a un paio di giorni si proseguiva per Elsinore. Laddove, ammirato il castello d’Amleto appena usciti dal porto, si attraversava il Sund, lo stretto, e si approdava a Halsingborg, entrando -a mò di truppe da sbarco- in ‘zona di operazioni’. Obbiettivo, le svenska flickor – ragazze svedesi (beninteso belle, e, almeno, ricordo ancora come si dice ‘bella’ in svedese, vacker). Ma sempre a proposito di lingue, il non ricordare bene come si dice “Ti amo” in svedese non è tanto dovuto al passar del tempo quanto, probabilmente, al dettaglio che, a conti (postumi) fatti, non è che in Svezia si scopasse così facilmente, alla faccia di diffusi luoghi comuni (e gallismo nostrano, i terùn, poi, almeno il 50% delle loro scopate era inventato di sana pianta). E per chiuderla con le “Operazioni Sesso Nordico” da me compiute (nonché tenuto conto del rapporto “kilometri percorsi – trofei conquistati”) non nascondo il mio stupore quando (dopo stanchevoli trasferte in cui ci si spinse financo più a nord di Stoccolma, e una volta mi persi tra larici e betulle del boscoso Jamtland) scoprii che, vabbè il sesso con le disinibite svenska flickor, ma anche le commesse della Standa di Vercelli se c’era da dartela (sulle rive del Sesia) non è che poi fossero tutte delle Maria Goretti (senza oltretutto tener conto che da casa dovevo percorrere solo 21,9 km per raggiungere la ridente città sul Sesia famosa per le risaie, mentre Stoccolma distava da Novara ben 2127 km).
Il Nord Europa e la manifestazione Be Nordic
Già, il Nord Europa, e ho scoperto il grande potere della memoria andando alla manifestazione Be Nordic nell’avveniristica Milano delle costruzioni Unicredit. E lì, oltre al citato Sesso (ma non sfrenato, come nelle precedenti righe precisato) ricordi pure che una volta –giovane accompagnatore di viaggi- persi in gruppo affidatomi alla partenza di un traghetto, ma ebbi anche la sveltezza di andare in taxi a riceverlo sulla sponda opposta di un fiordo, e un’altra volta, eccomi in Finlandia, a Imatra, alle corse in moto del mio amico Mino Agostini, sedussi una bellezza locale mediante mezza bottiglia di Bitter Campari. Per scoprire, però, poi, che per il solo piacere di tirar su una bella ciucca una finlandese te la dava anche soltanto dietro promessa di un bottiglia alcolica oltre i 30°. Ma al fine di evitare che il cortese lettore possa intravvedere tra queste mie righe soltanto brame lubriche di un viaggiatore allupato, passo a narrare che il Nord fu per me ‘anche’ terra di Sport. E non mi riferisco, come dicono gli inglesi, allo “Spectator Sport” cioè a vederlo, ma vi andai anche a praticarlo, ad esempio quando nella lappone Pallastunturii, Finlandia, Circolo Polare Artico, mi esibii sugli sci di fondo su una pista illuminata elettricamente, inverno, era buio fino alle 11 e dalle 15, tra un buio talvolta abbellito dall’Aurora Boreale.
Svedesi nel mito di Bjorn Borg
Per non parlare –sempre a proposito di Sport- delle mie vicende tennistiche in (te pareva) Svezia, a Baastad, Mecca estiva (pare ovvio) della disciplina sportiva che gli svedesi hanno vissuto per anni nel mito di Bjorn Borg. E a Baastad –oltre ad eventuali matches di Coppa Davis- ogni anno si svolge, a metà luglio, un bel torneo di Tennis, al quale ho più volte assistito, sia per aficiòn allo sport della racchetta, sia perché se c’era da cuccare mica mi tiravo indietro. E posso assicurare che un bel match di tennis, una non meno bella morosa (che, come la camicia, potevi anche cambiare ogni giorno) nonché un bel piatto di gamberetti come solo nel mar Baltico puoi degustare, beh (chiedo al cortese lettore) che più?
Ma eccomi, invece, visitator matusa al Be Nordic. E visto che (come già detto) “E’ passato tanto tempo” dalle mie trasferte nel Nord pertanto non posso che suggerire: andateci, al Nord (e poi mi direte …).