Nel corso del convegno “Il Miserere di Sessa Aurunca: patrimonio dell’Umanità”, svoltosi alcuni giorni prima della Pasqua, è stata annunciata l’iniziativa e la proposta di inoltrare all’Unesco la richiesta di riconoscimento del Canto del Miserere di Sessa Aurunca come patrimonio immateriale dell’Umanità. Il Miserere è il salmo penitenziale n. 50, conosciuto come la preghiera del re Davide penitente, con cui lo stesso invoca la misericordia di Dio a seguito dei suoi peccati e ne canta le lodi, sicuro, del suo perdono.
Il canto, che ancora oggi i confratelli dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti di Sessa intonano durante il periodo quaresimale, è giunto ai giorni nostri tramandato nei secoli solo grazie a una gelosa tradizione orale. Infatti chi ancora oggi vuole avvicinarsi per scoprire i segreti di questo canto non ha altra scelta se non quella di apprenderlo dai cantori più anziani. Si tratta di un canto polivocale, in latino, eseguito da tre confratelli dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso, che quando viene eseguito si fonde in una sola voce e costituisce un “unicum”.
Oggi il canto del “Miserere” è l’inno di misericordia del popolo sessano che ha fatto ribattezzare Sessa Aurunca “La Gerusalemme della Campania”. Vi sono, pertanto, tutte le condizioni per il riconoscimento Unesco, al quale anche il Touring Club Italiano, tramite il Club di Territorio Terra di Lavoro, contribuirà attivamente.
La funzione del periodo pasquale si articola su vari testi sacri, tra cui le Lamentazioni di Geremia, i trattati di sant’Agostino e le lettere di Paolo, e su diversi sermoni letti e cantati in latino, con l’accompagnamento dell’harmonium. Di fronte all’altare, viene collocata la “Saetta”, un grande candeliere a forma triangolare sul quale ardono quindici candele. Dopo ogni cantico o salmo si spegne una candela, lasciando accesa alla fine soltanto quella centrale. Alla fine della funzione si eseguono il Miserere (una volta cantato ed una volta recitato) ed il Benedictus (Canto di Zaccaria) cantato. Man mano che si procede la chiesa viene oscurata. Mentre i confratelli recitano il Miserere, il cerimoniere si allontana nascondendo dietro l’altare l’unico cero ancora acceso. La Chiesa resta così completamente buia finché, recitato nuovamente il Miserere, segue un fragore che viene effettuato dai partecipanti e che simboleggia il terremoto avvenuto alla morte del Figlio di Dio.