Lanzarote e le Canarie sono state scoperte è oggi frequentata da tanti italiani che ci vanno durante l’anno. Le motivazioni che portano i nostri connazionali a scegliere le Canarie sono differenti. Chi va per turismo, culturale e balneare. Chi va d’inverno in quell’arcipelago di isole, anticamente dette Fortunate, per fuggire dall’umido freddo padano (e meno male che da un po’ non appaiono i nebiùn). Ed esistono poi cittadini del Belpaese che vanno alle Canarie per godersi una pensione un po’ più grassottella: meno tasse, ma devono risiederevi almeno 6 mesi all’anno e vabbè, molto meglio lì che a Sesto San Giovanni o Quarto Oggiaro.
Una delle Sette Canarie è Lanzarote. Forse la più nota, non tanto perché la più vicina all’Europa (per navigatori provenienti dalle ex Colonne d’Ercole) quanto per la morfologia del suo territorio, una meraviglia quei fenomeni vulcanici, da cui le spiagge, di sabbia che più nera non si può, e quell’affascinante (non meno che cromaticamente suggestivo, la cupa lava facente risaltare le varie tonalità verdi della vite) vicenda dell’uva coltivata nelle buche (piove poco eppertanto la rugiada notturna meglio s’accomoda in uno spazio ristretto). Se poi a far bella Lanzarote non è stato sufficiente l’intervento di madre natura, l’inventivo artista Cesar Manrique ha arricchito la capitale, Arrecife, e non solo, di opere tanto belle quanto moderne.
Lanzarote e il suo scopritore
Già, Lanzarote, e ritenendo (a ragione) che il toponimo possa derivare da un nome proprio, il turista si chiederà lodevolmente (perché chi viaggia deve abbondare di curiosità) non meno che donabbondianamente “Chi era costui?”. E qui giunti, ecco queste righe arricchirsi di pessimismo in quanto quasi certe che ben pochi conoscono, appunto, Chi Era Costui, che nel XIV secolo “scoprì” Lanzarote (virgolette per uso improprio del verbo: le Canarie erano già note nell’antichità e volendo metterla sullo storico/mitico “dicunt” che da quelle parti fiorì l’Atlantide). Fortunatamente, a por fine alla suesposta, ignorante (aggettivo da molti ritenuto insultante ma in realtà non lo è: si riferisce solo a chi non sa, appunto ignora) domanda ha pensato Alfonso Licata con un libro “Lanzarotto Malocello” (Commissione Italiana Storia Militare, Comitato promotore per le celebrazioni del VII centenario della scoperta di Lanzarote e delle isole Canarie da parte del navigatore Lanzarotto Malocello, importante prefazione di Franco Cardini e Francesco Surdich). Un corposo (ma non … pesante) volume, sia per la completezza e l’accuratezza della descrizione della vicenda “malocelliana”, sia per la versione inglese a fronte di ciascuna pagina (un dettaglio importante per i … curiosi che amano migliorare la conoscenza di questa lingua procedendo a utili raffronti).
Grazie all’opera di Licata (profondo studioso di vicende storiche, avvocato romano, così dimostrando viepiù che i migliori esperti di un settore sono i dilettanti ancorché fortemente vocati e intelligentemente dedicati) le tre suesposte categorie di residenti più o meno provvisori a Lanzarote (viaggiatori, turisti e pensionati) potranno finalmente saperne di più sulle vicende storiche dell’isola canaria e ancor di più su chi le diede nome.
Lanzarotto Malocello dall’Italia alle Canarie
Dopodiché, letto “Lazzarotto Malocello” si … scoprirà pure che quei balossi dei Genovesi (pardòn, la Serenissima Repubblica di Genova –in lingua indigena Repubrica de Zena- alias La Dominante e ancor più nota come La Superba) già allora parlavano poco (più il fisco sa, più ti frega le palanche) ma combinavano tanto. Ecco allora, dal XIII secolo, i navigatori genovesi scorrazzare nel misterioso Atlantico, per far soldi con i commerci nonché alla ricerca di una (quasi) certa via di comunicazione tra i due oceani. Un’impresa resa viepiù difficile per la concorrenza (oltre che dei Venexian, peraltro impegnati a oriente, laddove, comunque i Genovesi fecero loro grande concorrenza con ricchi fondaci financo sul mar Mero) dei navigatori portoghesi, che oltretutto, per dirla calcisticamente, giocavano in casa grazie alla gloriosa scuola di esplorazioni marittime creata a Sagres dal principe Enrico il Navigatore.
Appunto, le Canarie e Lazzarotto (o Lancellotto o Lanzarotus) Malocello (o, precisa Licata, Maroxello), una famiglia tra le più nobili di Genova ancorché si tramandi che Lanzarotto nacque a Varazze (laddove una via del centro storico –precisa Alfonso Licata in un dèpliant dedicato all’impresa marittima- porta il suo nome).
Un po’ di luce su un’epoca detta dei Secoli Bui
L’arcipelago il cui nome compare per la prima volta nel 1339 (Lanzarotto approdò nella “sua” isola nel 1312) in una carta di Angelino Dulcert laddove la terra più settentrionale è denominata “Insula de lanzarotus Marocellus”. Un gruppo di isole (originariamente abitate dai selvatici Guanci, ahiloro destinati a scomparire man mano che arrivavano genti a torto o a ragione dette ‘civili’) le cui vie marittime risultavano da tempo abbastanza trafficate, con quel viavai di navigatori alla ricerca della Via delle Indie. Tra questi, i fratelli Vadino e Ugolino Vivaldi, salpati da Genova nel 1291 e a lungo cercati senza successo (e con questa motivazione si spiega l’approdo di Lanzarotto alle Canarie).
Il libro di Alfonso Licata è estremamente valido, sia per saperne di più di un’epoca storica poco conosciuta, non a caso detta dei Secoli Bui, sia per la vasta platea dei suoi potenziali lettori comprendente gli appassionati di storia e geografia, di navigazione, non parliamo poi se liguri. Perché Colombo, fu, sì, il Navigatore per eccellenza, ma –soprattutto in terre rivierasche- qualche altro eroe del mare non guasta mai. Eppoi, sono tante le patrie attribuite allo Scopritore dell’America (e come se non bastasse Lisbona, più recentemente s’è aggiunto pure il Monferrato) mentre Lanzarotto Malocello è ligure 100% doc.